Le trincee nei diari III
Le
giornate sono calde, e i morti giacciono insepolti. Non possiamo
raccoglierli tutti, non sapremmo che cosa farne. Ci pensano le
granate a sotterrarli. Alcuni hanno la pancia gonfia come palloni:
gorgogliano, ruttano e si muovono: è il gas di cui sono pieni.
Il
cielo è azzurro, senza nubi. La sera è afosa, e la caldura sale su
dalla terra. Quando il vento soffia dalla nostra parte, porta l'odore
del sangue, greve, dolciastro, nauseabondo: questo miasma di morte
delle trincee che pare misto di cloroformio e di putredine e ci è
causa di malessere e di vomiti.
Le notti sono ora più calme, e
comincia la caccia agli anelli di rame delle granate ed ai serici
paracadute dei razzi francesi. Perché questi anelli siano poi tanto
ricercati nessuno sa bene.
I
raccoglitori sostengono semplicemente che sono preziosi: e vi son
certuni che ne caricano in tale quantità da camminare curvi sotto il
loro peso, quando vanno a riposo
da: Niente
di nuovo sul fronte occidentale di
Erich Maria Remarque.
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