Le trincee nei diari II

L'alba si levava su forme stanche, coperte di argilla che si gettavano bocconi, pallide in volto, sulla paglia dei ricoveri, fradici d'umidità.
Ah, quei ricoveri! Erano nient'altro che buche scavate nel calcare, con un'apertura nella parete della trincea, coperte con assi e qualche palata di terra. Dopo la pioggia l'acqua vi gocciolava dentro per giorni e giorni; con umorismo di dubbio gusto qualcuno vi aveva apposto delle scritte di questo tenore: «Caverna delle stalattiti», «Docce per uomini» e simili. Per riposare contemporaneamente in più persone si era costretti ad allungare le gambe nella trincea creando così una trappola inevitabile per coloro che vi passavano
da: Tempeste d'acciaio di Ernst Jünger

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