Salvato dalla morte
L’arrivo
al fronte fu tristissimo. Arrivammo subito dopo il disastro di
Caporetto. Sul Grappa (m.1750 s.m.) c’era pur la neve ed il freddo
era intenso. Noi del ‘99 di cui molti studenti universitari,
eravamo gli interventisti per gli anziani che ci accolsero con
sarcasmi e “fotto’” a non finire.
Anche
il Comandante della Batteria (un Avvocato Toscano) ci mostrò tutta
la sua antipatia ordinandoci i servizi più gravosi e più
pericolosi.
Alla
vigilia dell’offensiva austriaca (15.6.918) mi spedì di
collegamento (all’“Osteria del Lepre” a sinistra del M.
Grappa) con altri colleghi ai piccoli posti di vedetta assieme ai
Fanti.
Potevamo
davvero considerarci “Aspiranti Cadaveri” perché si sapeva…
che durante la notte del 15.6 sarebbe scoppiato l’inferno.
Forse
mia madre, che tanto pregava per me, mi salvò dalla morte; avanti
sera arrivò una pattuglia di uomini a sostituirci (pensare che
eravamo arrivati solo da 2-3 giorni e la permanenza doveva essere
almeno di 10-15!) e noi increduli dopo le rapide consegne quasi
fuggimmo… verso le nostre lontane batterie (cannoni da 149). Alle
tre della notte il bombardamento delle artiglierie Austriache era
così intenso che l’orizzonte verso il lontano altipiano di Asiago
era rosso; il corso del Piave era punteggiato da mille fiammelle.
Erano i pezzi d’artiglieria che vomitavano il fuoco da ambo le
rive.
Le
nostre posizioni, per la prima volta, ricevettero l’onore di essere
visitate… (che scossoni provocavano sui cannoni quelle granate
austriache da 305 millimetri di diametro).
Quelle
ore d’inferno sono ancora vive nella mia mente perché forse ogni
cosa che ci terrorizza non si dimentica mai. Sapemmo, dopo qualche
giorno, della fine atroce di quei giovani che ci avevano dato il
cambio: tutti carbonizzati dall’azione spaventosa dei lancia
fiamme.
La
resistenza delle nostre truppe ebbe del miracoloso e ci permise
di riorganizzarci per la vittoria finale che giunse dopo qualche
mese.
Una
delle gioie veramente indescrivibile era nei volti di tutti i
combattenti.
Eravamo
quasi impazziti e quasi increduli nell’ascoltare l’ultimo
bollettino di guerra. Mille e mille falò illuminavano tutto l’arco
Alpino ed il corso dei fiumi della pianura Veneta. Sono gioie
collettive che serrano il cuore e fanno piangere di felicità.
Finirono
in bellezza gli ultimi giorni del 1918 accanto alla mia cara mamma
felice di riavermi in quel Natale sereno e vittorioso.
Dal
diario di Sandro Andreassi, militare,
3° reggimento artiglieria da fortezza, soldato
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