Medio Isonzo, la testa di ponte di Tolmino: i colli S.Maria e S.Lucia
Sulla riva destra
dell’Isonzo (Soča), nei pressi di Tolmino, si ergono i colli di S.
Maria (Mengore) e di S. Lucia. Il monte Santa Maria, alto 453 metri,
è formato da un enorme blocco di roccia, inciso e frastagliato, che
s’assottiglia a settentrione per congiungersi ai contrafforti del
monte Jessa. Il Monte Santa Lucia, alto 588 metri, sorge a
mezzogiorno dell’altro colle, elevandosi con pareti ripidissime,
interrotte da sbalzi frequenti, pressoché verticali. Insieme alle
posizioni davanti a Gorizia quelle nelle vicinanze di Tolmino sono le
uniche sulla riva destra dell’Isonzo e costituiscono la cosiddetta
testa di ponte di Tolmino, che inizia sulle alture del Mrzli –
Vodil, sulla riva sinistra.
Gli austriaci
iniziano i lavori di fortificazione già prima della guerra, mentre
gli Italiani assediano i due colli duramente soprattutto nelle prime
offensive. Più linee di trincee ben completate da posizioni di
artiglieria in caverna impediscono, nonostante i continui
bombardamenti dell’artiglieria italiana, ogni sfondamento da parte
delle truppe italiane su questa parte del fronte per tutta la durata
della guerra. Con lo sfondamento della testa di ponte di
Tolmino l’esercito italiano si troverebbe libera la via per
penetrare all’interno della Monarchia danubiana ed eliminerebbe una
delle possibili direttrici di un eventuale attacco austro-ungarico.
Ma la difesa austro-ungarica resiste nonostante le gravi perdite fino
alla fine delle battaglie dell’Isonzo: tenere queste alture
significa, per gli imperiali, avere ancora un punto del fronte
dell’Isonzo alle spalle, ciò giustifica il nome onorifico di
- Isonzo Armee - attribuito dall'Imperatore alla V Armata. Vengono
sferrati furiosi e sanguinosi assalti a queste alture che macinano
centinaia di soldati tra le fila della Brigata Bergamo del 5°
Bersaglieri e dei battaglioni alpini Susa - Valdora - Exilles e che
purtroppo non hanno altro effetto che l'attestarsi su sfavorevoli
posizioni il cui presidio risulta essere un continuo logorio di
uomini e mezzi sino al 24 ottobre 1917, giorno dello sfondamento
degli eserciti austroungarico e tedesco. I nostri soldati su questo
fronte così cantavano: A destra dell’Isonzo / ci sta Santa
Maria / se stanco sei di vivere / t’insegnerò la via…
I piacentini che
partecipano alle operazioni contro la testa di ponte di Tolmino, ed
in particolar modo contro il Colle Santa Lucia, sono principalmente
inquadrati nella Brigata Bergamo (25° e 26° Rgt. fanteria) e nel 3°
Reggimento Alpini. Già nel primo mese di guerra si contano le prime
perdite e a partire dal 3-4 luglio, durante la prima battaglia
dell'Isonzo, incominciano a diventare significative; ma è
soprattutto a partire dal mese di agosto che si verrà a conoscere
l'inferno del Santa Lucia. I nostri reparti riusciranno a portarsi a
brevissima distanza dalle trincee nemiche, ma a causa delle opere
difensive austroungariche e del terreno molto ripido, scoperto e
battuto da mitragliatrici ed artiglierie nemiche non si riuscirà mai
a conquistare la quota 588 e la cresta. Giungono il 5° Bersaglieri
ed alcuni battaglioni Alpini in soccorso alla Brigata Bergamo ormai
logorata dagli scontri, in particolar modo il 19 agosto il
battaglione Val Dora è nella zona di S. Lucia alla dipendenza del
26° Reggimento Fanteria. Il 28 agosto il battaglione deve muoversi
cercando riparo tra gli alberi e gli Alpini si spostano in fila
indiana e, arrivati in vista dei reticolati, fortunatamente
danneggiati dall'artiglieria, devono lasciarsi allo scoperto subendo
forti perdite ma le compagnie 231^ e 232^ riescono ad occupare la
trincea di prima linea e a fare numerosi prigionieri. Non
sopraggiungono i rinforzi e così, la posizione conquistata per la
prima volta, deve essere abbandonata. L'intero battaglione il 29,
ridotto a 285 uomini e riunito in una sola compagnia, partecipa
ad un'azione nel settore orientale del S. Lucia a rincalzo di un
battaglione di bersaglieri. Nelle due giornate le perdite del Val
Dora ammontano a 66 morti, 138 feriti e 13 dispersi. Nell'azione del
28 cadono gli Alpini piacentini Giusto Badia, Angelo Bruschi, Primo
Massari, Giovanni Morandi (decorato) e Pietro Negri; risultano
dispersi Ettore Carlo Bernazzani, Oreste Bollati e Alberto Sidoli.
Vista l'impossibilità di conquistare le posizioni nemiche e di
presidiare il tratto di fronte conquistato, falliti anche gli ultimi
attacchi dell'autunno, i comandi italiani decideranno di ritirarsi
spontaneamente il 1° febbraio 1916 schierandosi sulle pendici del
Grad e davanti all'abitato di Ciginj.
Alliney
Guido - La testa di ponte di Tolmino 2 - Santa Lucia
- In Aquile in guerra 23 - 2015
- Società Storica per la Grande Guerra
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