Avevo di fronte un uomo
Il
nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!... Ecco il nemico ed
ecco gli austriaci. Uomini e soldati come noi, fatti come noi, in
uniforme come noi, che ora si muovevano, parlavano e prendevano il
caffè, proprio come stavano facendo, dietro di noi, in quell'ora
stessa, i nostri stessi compagni. Strana cosa. Un'idea simile non mi
era mai venuta alla mente. Ora prendevano il caffè. Curioso! E
perché non avrebbero dovuto prendere il caffè? Perché mai mi
appariva straordinario che pren-dessero il caffè? E, verso le 10 o
le 11, avrebbero anche consumato il rancio, esattamente come noi.
Forse che il nemico può vivere senza bere e senza mangiare?
Certamente no. E allora, quale la ragione del mio stupore? Avevo di
fronte un ufficiale, giovane, inconscio del pericolo che gli
sovrastava. Non lo potevo sbagliare.
Avrei potuto sparare mille colpi a quella distanza, senza sbagliarne
uno. Bastava che premessi il grilletto: egli sarebbe stramazzato al
suolo. Questa certezza che la sua vita dipendesse dalla mia volontà,
mi rese esitante. Avevo di fronte un uomo. Un uomo!
Emilio
Lussu
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