Vivere in trincea

Vivere in trincea significò mangiare, dormire e provvedere ai propri bisogni fisiologici nello stesso luogo; scrive un soldato al fratello: “Vuoi che ti parli della guerra? Credi che la guerra sia un intreccio di schioppettate e di baionette? […] Guerra sono i disagi che preparano la battaglia; le notti insonni, le veglie sui massi ghiacciati e duri; le piogge che bagnano le ossa senza che ci si possa cambiare […]. In poche parole si faceva la guerra anche quando non si combatteva. La guerra c'era sempre, anche quando i fucili rimanevano in silenzio e il nemico sembrava non esistere. Una vita piena di miseria, monotonia e costante paura di morire; la tristezza nel sentire che gli unici rumori che si ascoltavano erano quelli degli scarponi nel fango, il vociare sommesso dei soldati o peggio il fischio delle pallottole in aria oppure l'impetuoso rumore delle raffiche di vento simili al rumore di fantasmi incolleriti erranti.
I soldati si accovacciavano il più possibile nelle profondità degli scavi attendendo un ordine o meglio il cambio. Immobilità, non un movimento
tenente Idelbrando Fiocca

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