La rete viaria nella Sicilia Romana

Nella Sicilia greca all’arrivo dei Romani, una efficiente rete viaria ricopriva l’intera superficie dell’Isola, di conseguenza il progetto di viabilità romana si limitò a ripristinare il preesistente con interventi sia nella strada principale che percorreva la costa ionica da Messina a Siracusa, sia con i prolungamenti della via Elorina a sud, e della via Selenuntina ad ovest. L’estrema Sicilia occidentale, poiché in mano ai cartaginesi, era rimasta estranea ad ogni progetto viario.Nel III secolo a.C., Roma si scontro' con Cartagine e la Sicilia occidentale fu per prima, dai romani, dotata di un sistema viario nato per esigenze militari.
Le fonti Per viaggiare i Romani si servivano di diversi tipi di carte stradali: gli “Itineraria scripta” e gli “Itineraria picta”, le prime erano guide scritte, le seconde disegnate. Entrambi i tipi offrivano informazioni preziose, infatti riportavano le distanze che intercorrevano tra i principali centri abitati annotando anche pubblici locali per le soste dei viaggiatori e “mutationes” per il cambio dei cavalli. Altri tipi di guide erano forniti da cilindri d’argento, a forma di colonnina stradale, sui quali erano incise le distanze tra le città.Fonti più significative sono costituite da due documenti: la Tabula Peutigeriana e l’Itinerarium Antonini.
Itinerarium Antonini presenta alcune note precedute dalla dicitura: “Mansionibus nunc institutis” che riguardano il servizio postale e sicuramente risalgono al IV secolo.
Tabula Peutigeriana è un itinerario “pictum”, contenente anche l’indicazione di varie “stationes”. Il suo apporto riguarda le vie della costa sud ove compare l’indicazione della “statio” postale Aquae Labodes, grande edificio termale.
Vie costiere Nelle notizie tramandate oltre che dal Ravennate, da Guidone si traccia un possibile itinerario da Hybla a Morgantina a Centuripe,cui segue l’elencazione di alcuni centri ignoti con l’aggiunta di quattro termini: “Artemis Divia, Apollinis Septus”. L’Uggeri precisa che Divia è la divinità legata alle antiche feste romane protettrice dei viandanti al bivio. Sulla via Valeria, in uno snodo, è il bivio che porta o al “traiectus” del Peloro a sinistra, oppure a Messina attraversando i Peloritani. Proprio nel nome odierno di questo luogo “Divieto” (frazione di Villafranca Tirrena) si conserva la testimonianza dell’antico culto di Artemia Divia.
1) Via Valeria (Messina – Lilibeo) nacque per le esigenze militari della seconda guerra punica, Nella “Geografia” di Strabone viene denominata Valeria con riferimento o al console Marco Valerio Levino, che nel 210 a.C., riorganizzò la Sicilia in modo da incrementarne la ripresa economica ed agricola. La via Valeria, sulla costa nord, dal traiectus sul Fretum Siculum a Lilibeo, diventerà la bizantina “Strata Regia”. Quest’arteria congiungeva Messina con Tindari,Agatirno, Calacte, Alesa (Tusa), Cefalù, Termine Imerese, Solunto, Palermo, Partinico, Segesta, Trapani, ed infine il porto di Lilibeo (Marsala). Presentava due varianti una interna nei pressi di Carini, evitava Trapani e, raggiungeva Lilibeo dalla parte di Salemi. Un’altra variante costiera invece, andava da Hiccara a Drepanis, attraversando Sirignano di Alcamo e le Aquae Pertiniacenses, seguendo il litorale del Golfo di Castellammare.
2) Via Pompeia (Messina – Siracusa) La Strada ionica da Messina a Siracusa, presunta via Pompeia, prenderà poi la denominazione di “dromos”, “strada principale”; congiungeva lo stretto di Messina con Taormina, Aci, Catania, Lentini, e Siracusa, quest’ultima importante scalo marittimo e nodo viario.
3) Via Selenuntina (Siracusa – Lilibeo) La strada costiera congiungeva Siracusa a Lilibeo riprendeva la vecchia via Selenuntina, attraversando prima il massiccio Ibleo per Acre (Palazzolo Acreide) e Ibla (Ragusa) e proseguendo, poi, lungo la costa per Calvisiana, Agrigento, Sciacca (Aquae Alabodes). Una variante di questa via aggirava la cuspide del Pachino ricalcando la vecchia via Elorina. La via Selenuntina, a partire dal fiume Dirillo, era in gran parte costiera e toccava Gela, Agrigento, Heraclea, Minoa e Selinunte.
Itinerario turistico attraverso la Agrigento – Siracusa
Nell’Itinerarium Antonini si trova anche tracciato un itinerario “per marittima loca” riferito alla Agrigento –Siracusa, che non tocca nessun centro urbano e che sicuramente serviva ai ricchi signori che soggiornavano ai Bagni di Sciacca e si recavano a visitare Agrigento, per poi proseguire lungo la costa meridionale della Sicilia, si snodava solo Santuari quali il Dedalion, l’Heraion l’ Apollonion e forse anche il Poseidon di Ispica non toccando nessuna delle città greche, che avevano motivato la costruzione delle strade, ma solo sontuose ville. Quest’uso non può non richiamare alla memoria l’odierno turismo religioso.
Viabilità interna
1) Catania - Termini correva alle falde meridionali dell’Etna fino a Paternò, poi proseguiva per Centuripe, Agira ed Enna.
2) Agrigento- Palermo (Via Aurelia) chiamata via Aurelia, fu la prima strada costruita dai romani nell’Isola. Congiungeva Palermo con Agrigento attraverso lo Zuccarone, in territorio di Corleone dove è stato rinvenuto il miliario.
3) Catania - Agrigento sembra essere conservata in parte dalla trazzera Canicattì-Vito Soldano-Castrofilippo–Favara, dove nel 365 d.C., sarebbe sorta la “statio” di Rocca Stefano.Questa via tocca solo latifondi, ciò induce a pensare che sia stata tracciata nel IV secolo d.C., in conseguenza della fondazione di Costantinopoli, per rispondere ad esigenze di rilancio della campagna siciliana, dato che l’Isola era diventata granaio di Roma.
4) Alesa – Enna Ricordata da Cicerone, presenta tappe intermedie ad Herbita, Malistrata, Prachara ed Agira. Tra Fiumara di Tusa e e il fiume Salso è stata ripresa dalla S.S. n° 117 per Mistretta e Nicosia.
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