Venezia FC: Il Gazzettino - "La città dello sport a Tessera - La Nuova Venezia - L'Udinese e il Verona si contendono Zanetti, in settimana il summit -

La macchina si è rimessa in moto. Non da ieri, ma da mesi. La promozione in serie A del Venezia ha solo dato una ripartenza, parola stra-usata in questo periodo. Perché Venezia non solo ha bisogno di un nuovo stadio, ma anche di un palasport, di impianti che sappiano sfruttarne appieno una dimensione sportiva nuova, che non può prescindere dal rilancio di immagine ed economico.
Sindaco Brugnaro, andiamo con ordine. L'altro ieri, dopo la gara col Cittadella, ha fatto un tweet in cui ha riaperto la partita per il nuovo stadio. Qual è la sua idea?
«Fare in fretta, prima possibile. Ripartire da quanto approvato dal consiglio comunale. Pensare non solo a uno stadio, ma a una Città dello sport con anche un palazzetto, un impianto di atletica, una piscina olimpionica che nel Veneziano, la terra di Federica Pellegrini, non c'è. Un'area sportiva, ma anche per concerti, manifestazioni».
Dove e come?
«L'area è quella, il Quadrante di Tessera. Il come? Ce lo faremo noi, lo farà la città, in parte con finanziamenti che già abbiamo, in parte ricorrendo a un investimento remunerativo a debito. Avevamo anche pensato a strumenti come il Recovery Fund, c'è il palasport inserito tra i progetti finanziabili, ma non resto io ad aspettare, non abbiamo mai chiesto niente a nessuno. Faremo da soli, senza schei dello Stato o dall'Europa. Altre città hanno avuto soldi per Olimpiadi, Colombiadi, impianti, fondi speciali... Noi facciamo da soli. Non possiamo più aspettare. Dobbiamo dare risposte a un'area importante, a una dimensione sportiva di assoluta rilevanza, alla nostra gente, ai giovani e alle impresa».
Addio Pili?
«Ah lì c'era un privato che aveva un progetto... C'è conflitto di interessi? Va bene, molliamo tutto, faremo altre cose. Non mi interessa stare lì a polemizzare. Abbiamo individuato l'area nel nuovo Quadrante, facciamo tutto là».
Tempi e costi?
«Entro l'anno definiremo tutto. Costi? Da parte del Comune penso a un investimento di circa 150 milioni. Abbiamo contatti con società specializzate sia nella pianificazione finanziaria che progettuale, oggi nel mondo ci sono realtà in grado di definire tutto. Selezioneremo un paio di questi interlocutori e partiremo. Coinvolgeremo anche i privati, magari faremo più stralci in modo che ognuno possa realizzare qualcosa in un quadro complessivo omogeneo».
In quel Quadrante un progetto c'era già (ne parliamo nel pezzo sotto, ndr) con zona commerciale, hotel, tutto a ruotare attorno all'aeroporto. Resta quello il piano?
«Magari toglieremo l'hotel e l'area commerciale, puntiamo diritti agli impianti sportivi degni di Venezia e della sua area metropolitana. Abbiamo fatto le nostre osservazioni al progetto della linea ferroviaria per l'aeroporto e abbiamo chiesto una stazione proprio nel Quadrante. La Regione è d'accordo. Ci sarà un cambio della viabilità, con una bretella che uscirà dalla tangenziale e si innesterà davanti alla rotonda del Marco Polo, tutto con il coinvolgimento di Save. Il piano per attrezzare l'area con le infrastrutture c'è già, ora si tratta di progettare la Cittadella dello sport dal punto di vista finanziario ed edilizio».
Che tipo di impianti ha in mente?
«Un palasport da 12mila posti, uno stadio da 16mila per quanto riguarda calcio e basket. Ma come ho detto non penso solo allo sport».
Un progetto che lei rischia di iniziare da sindaco, ma di vedere concluso magari quando non lo sarà più, visto il suo rilancio sul piano nazionale...
«Oggi restiamo su Venezia, la politica nazionale avrà altri momenti».
E intanto il Venezia resterà al Penzo...
«Assolutamente sì. Si sono fatti avanti i sindaci di Padova, Trieste, Ferrara per ospitarci. Ma la casa del Venezia è il Penzo, lì si giocherà la prossima stagione. Abbiamo sentito la società e la Federazione: la Figc è disposta a concedere la deroga di un anno. Dopo sinceramente però, parere mio, faccio fatica a immaginare una struttura come il Penzo attrezzata in modo stabile per la serie A, con tutti i servizi che un impianto del genere richiede.
Da sindaco e imprenditore, come vede l'avventura del Venezia in A? Servirà tutta un'altra dimensione».
«Conosco bene Duncan Niederauer: persona seria. La società è fatta da persone serie. E Poggi e Collauto sono due dirigenti nostri. Un gran bel mix, c'è voglia di fare bene. Queste sono le premesse che ci hanno convinto a investire nello stadio, nella Cittadella dello sport. Sarà un progetto di tutta la città, non di Brugnaro. Poi ci sarà chi comunque troverà modo di fare polemica. Ma non mi interessa. Vogliamo fare presto».
Davide Scalzotto
IL PENZO DA RIAMMODERNARE PER POTER GIOCARE A SANT'ELENA
Il massimo riserbo e le bocche attualmente cucite, non potranno rimanere tali ancora a lungo. Perché il Venezia Football Club è col fiato sul collo, avendo a disposizione poco più di due mesi e mezzo per rattoppare il vecchio stadio Penzo in vista del campionato di Serie A al via nel weekend del 22 agosto. L'obiettivo dichiarato in tempi non sospetti, un mese fa quando la squadra non era ancora sicura di disputare i playoff per rincorrere quella promozione centrata giovedì scorso, è quello di ottenere dalla Lega A una deroga per portare nell'ultracentenario impianto di Sant'Elena le stelle Ronaldo, Lukaku e Ibrahimovic. «Non vogliamo accettare l'idea di giocare nemmeno una partita fuori dal nostro stadio le parole di Andrea Cardinaletti, consigliere del club lagunare delegato alle infrastrutture Sul Penzo abbiamo un progetto per la Serie A, anche per restarci definitivamente. Aver tolto l'effetto gabbia agli spettatori (via le recinzioni tra campo e spalti, ndr) è il primo passo del restyling verso un impianto a norma. Il nostro staff guarda oltre il presente per non essere impreparato, se il Venezia salirà in Champions League vogliamo giochi al Penzo».
A queste uniche dichiarazioni, rilasciate a fine aprile, Cardinaletti aveva aggiunto: «In A punteremo all'aumento della capienza in deroga come tutte le altre società, per poi adeguarci in caso di salvezza. Bisognerà migliorare l'area hospitality e rivisitare tutta l'area media».
Oggi il Penzo conta 7.389 posti, dovrà immediatamente salire sopra quota 10 mila (10.336 lo Spezia che ha appena concluso in deroga la sua prima Serie A allo stadio Picco) ma, a partire dall'eventuale stagione 2022/23 ancora nella massima categoria, la deroga scadrà e non potrà essere rilasciata nuovamente. Quindi bisogna progettare fin d'ora come salire alla quota minima di 16 mila posti, come prescritto dai Criteri Infrastrutturali della Serie A.
SCADENZE
I tempi come detto sono strettissimi. Entro il 21 giugno il Venezia deve avviare la procedura d'iscrizione per ottenere la sua Licenza Nazionale, quindi dovrà indicare un altro stadio come campo casalingo. La mano dovrebbe tenderla la Spal di Ferrara (più che l'Udinese o la Triestina, entrambe peraltro più lontane), scialuppa da sfruttare nel caso in cui i lavori per la deroga tardassero a terminare rispetto allo start del 22 agosto. Sul fronte degli interventi la società del presidente Duncan Niederauer ne sta discutendo con il Comune (proprietario del Penzo, un mesetto fa rinnovato in gestione al Venezia fino al 2030) ed è lecito attendersi che vengano illustrati pubblicamente a stretto giro di posta. Peraltro quest'estate saranno trascorsi 30 anni esatti dal tabula rasa che cambiò per sempre il volto del Pier Luigi Penzo.
ADEGUAMENTO
Promosso in Serie B nel giugno 1991 dopo 23 anni, il Venezia dovette abbandonare l'inadeguato stadio Baracca di Mestre e un mese dopo il Comune sottoscrisse con la Fiat Engineering una convezione per il rifacimento totale dello stadio. In soli 53 giorni, tra il 29 luglio e il 20 settembre, 204 operai demolirono i vecchi spalti popolari modernizzando il sotto tribuna centrale; colate di cemento coprirono per sempre la pista di atletica per poter posare le tribune prefabbricate in metallo tuttora in uso, mentre il terreno di gioco fu allargato e dotato d'impianto d'irrigazione. Con una spesa superiore agli 8 miliardi di lire il nuovo Penzo salì a 16.500 posti tutti seduti, limati a 15 mila nell'estate 98 per il ritorno in Serie A e via via smontato fino ai 7.389 attuali.
Marco De Lazzari
Palsport, torna l'area dei Pili con l'incognita delle bonifiche
La promozione del Venezia in serie A e le conseguenti problematiche riguardo al Penzo e alla necessità di un nuovo stadio, ha ravvivato un argomento che negli ultimi tempi si era un po' sopito, quello del nuovo palazzetto. Un paio di anni fa la decisione della FIP di portare la capienza minima a 5000 posti aveva reso l'argomento di drammatica attualità, poi il mantenimento degli attuali 3500 posti minimi ha permesso alla società di basket di ottenere una deroga, anche se bisogna dire che solo grazie agli interventi diretti della proprietà per sistemare alcune problematiche come l'adeguamento dell'impianto di climatizzazione, ha permesso alla Reyer di continuare a giocare al Taliercio.
La nuova location di cui si parla da tempo è quella dei Pili, punto ideale di contatto tra centro storico e terraferma, ma sono note tutte le questioni legate a quest'area, di proprietà di una delle società del sindaco Brugnaro, che proprio per il ruolo pubblico che svolge ha affidato nel 2017 l'amministrazione di queste società ad un blind trust.
Ma, al di là delle polemiche politiche, il vero nodo che ad un certo punto ha congelato il progetto è quello della bonifica dell'area, inquinata dai fosfogessi della Montedison negli anni Settanta. Almeno fino al pronunciamento del Tar di fine 2018 che indicava che non era l'attuale proprietà, ma chi aveva inquinato, a doversi occupare della bonifica. L'arrivo della pandemia ha poi ovviamente messo in secondo piano la questione, ma proprio da qui potrebbe ripartire il progetto del nuovo palasport, saltando a piè pari tutta la querelle sui Pili.
Il sindaco della Città Metropolitana di Venezia ad inizio anno ha infatti inviato al governo un documento dettagliato con i progetti da finanziare con il Recovery Fund e tra questi c'è anche una Nuova cittadella dello sport Metropolitana che costerebbe in totale 280 milioni di euro e prevede, oltre al nuovo stadio da 16 mila posti, anche un palasport da 15 mila posti (costo 120 milioni di euro). Che sia arrivato finalmente il momento che Venezia possa dotarsi di impianti adeguati alla qualità che riesce ad esprimere, ora come non mai, in ambito sportivo?
Andrea Manzo

Sarà Paolo Zanetti a decidere il suo futuro: il Venezia, forte anche dell'accordo che si è automaticamente prolungato di un anno fino al 2023 dopo la promozione in Serie A, vuole continuare il rapporto con il tecnico di Valdagno che nei prossimi giorni si siederà a tavolino con Collauto e Poggi. Udinese sempre in attesa, avendo Giampaolo come alternativa al tecnico arancioneroverde: Luca Gotti è in uscita con destinazione Genoa sponda Sampdoria, dove è balzato in pole position rispetto a Giampaolo e lo stesso Zanetti. Anche il Verona è a caccia di un tecnico dopo la separazione con Juric, ha nel mirino Zanetti, come il Benevento che ha pensato al tecnico vicentino come e sostituto di Pippo Inzaghi, insieme a D'Angelo e Caserta. Aveva pensato a Zanetti un'altra squadra retrocessa in Serie B, il Parma, che poi ha virato su Maresca. In ogni caso, qualunque società voglia Paolo Zanetti dovrà sedersi a tavolino con i dirigenti del Venezia visto che il trentottenne tecnico vicentino adesso è "blindato" fino al 2023 con il club di Duncan Niederauer. Udinese che sta seguendo anche Mattia Aramu che ha prolungato il contratto fino al 2023 nel corso della stagione. Venezia che dovrà rafforzare la rosa con la promozione in Serie A: piacciono due giocatori della Juventus, Nicolò Fagioli, ventenne centrocampista appena convocato da Alberto Bollini in under 20 (come del resto Gabriele Ferrarini e Sebastiano Esposito) e chance di rimanere in bianconero aumentate con il ritorno di Allegri, e Gianluca Frabotta, ventenne difensore dell'under 21. Rumors di mercato danno un interessamento del Venezia per Jesse Joronen, il portiere finlandese del Brescia in partenza per gli Europei che però è valutato circa un milione di euro a titolo definitivo, ma Luca Lezzerini ha rinnovato fino al 2023 e Niki Maenpaa, contratto in scadenza, si è ben disimpegnato quando ha preso il posto di Pomini. Venezia che sta seguendo con attenzione anche Marco Carnesecchi, giovane portiere di proprietà dell'Atalanta rientrato dal prestito alla Cremonese, che interessa a Salernitana e Parma. Difficile che l'Inter rinnovi il prestito per Sebastiano Esposito, il club campione d'Italia sta cercando una squadra che garantisca al giovane attaccante un minutaggio più alto, mentre il Venezia sogna che la Fiorentina lasci per un'altra stagione in prestito Youssef Maleh, convocato da Paolo Nicolato per la partita dei quarti di finale degli Europei under 21 di questa sera contro il Portogallo a Lubiana. Sembra invece scemato l'interesse del Venezia per Anthony Fontana, ventunenne trequartista del Philadelphia Union e dell'under 20 degli Stati Uniti, in possesso anche del passaporto italiano.
Michele Contessa
«Questa squadra merita la Serie A ora ci vuole un uomo per reparto»
Durante il tragitto in barca la mente è andata a 23 anni prima. Quel 7 giugno 1998 indossava la maglia del Venezia e sapeva che nel viaggio verso il "Penzo" sarebbe andato a giocarsi qualcosa di storico dopo 31 anni: la promozione in A. Giovedì 27 maggio 2021 un'altra divisa, stavolta di commentatore televisivo, ma stesse emozioni, stessi luoghi, stessa città che aspetta il ritorno in Serie A stavolta dopo 19 anni. Stefan Schwoch ha lasciato un pezzo di cuore in laguna; è vero, ha girato molto nella sua carriera da calciatore, ma quell'anno e mezzo a Venezia se l'è cucito addosso. La città gli vuole bene, il sentimento è ricambiato alla grande. «Giovedì ho pensato a quel giorno del 1998», dice l'ex attaccante ai tempi di Walter Novellino «e, fatalità, la partita con il Cittadella è finita 1-1 come quella volta con la Fidelis Andria. Ho rivisto il Rio di Sant'Elena, la fondamenta, lo spogliatoio e quello stadio. Qualcuno si è pure tuffato in acqua come allora. E poi ho pensato alla sfilata in barca lungo il Canal Grande, piazza San Marco stracolma di tifosi, le tante barche in bacino. Sono legato a Venezia, torno sempre volentieri; adesso faccio un altro mestiere, devo essere equilibrato ed equidistante ma sì, lo dico, sono stato contento per la promozione del Venezia». Per Dazn ha seguito l'ultimo campionato cadetto e meglio di lui può "sentenziare" sull'esito finale. «Il Venezia ha meritato di andare in A», commenta l'ex punta bolzanina, «perché è sempre stato in alto in classifica e ha disputato una grande stagione. Strada facendo ha acquisito sicurezza, Zanetti ha dato dei punti di fermi e la società è stata brava a trovare una persona in grado di portare avanti i concetti di Alessio Dionisi. Ai playoff con il Chievo ha rischiato, anche a Lecce ma i giallorossi erano davvero molto forti, mentre con il Cittadella ha fatto bene all'andata, meglio i granata nel ritorno. A proposito del Cittadella, faccio i complimenti a loro, alla società, alla famiglia Gabrielli e al direttore Stefano Marchetti, il migliore in circolazione: l'appuntamento con la A è solo rimandato». Se Empoli era una certezza in avvio stagione, con il passare delle giornate sono rimaste indietro Spal, Frosinone, mentre il favorito Monza non ha mai ammazzato il torneo e non è neppure giunto in finale. «Basta vedere il budget dei brianzoli con quello di Cittadella», continua Schwoch, «per dire che nel calcio i soldi non fanno il risultato in campo. Come ha spiegato Bocalon dopo l'1-1 di giovedì, e sono d'accordo con lui, la vittoria del Venezia è stata figlia di chi ha giocato meno. Gli arancioneroverdi avevano entusiasmo e una squadra unita come la nostra». A proposito di similitudini, Schwoch ricorda bene cosa ha fatto la differenza nel 1998, quando gli arancioneroverdi erano guidati da Novellino. «Eravamo un gruppo pazzesco» fa sapere «è stato il migliore che abbia mai trovato in carriera. Abbiamo sempre occupato le prime posizioni del campionato. E facevamo un sacco di cose assieme. Sento spesso Iachini, Dal Canto, Pavan, Luppi, Miceli. Anzi, proprio Miceli giovedì sera mi mandava i messaggi al telefonino durante la diretta della cronaca televisiva. "Dai che ce la facciamo ad andare in A" mi scriveva». Sono i giorni della festa ma da oggi s'inizierà a pensare a come affrontare il massimo torneo. «Al Venezia servirà un uomo importante per reparto», continua Schwoch «perché non sarà facile il salto. Basta vedere la fatica di quest'anno di Crotone e Benevento. I campani avevano fatto molto bene in Serie B, dominandola, e la prima parte del campionato di A. Poi hanno smesso di fare risultati e sono retrocessi. Dunque salvarsi sarà un'impresa più grande della promozione. Ma Paolo Poggi e Mattia Collauto conoscono il calcio e la categoria, sanno cosa servirà». E chissà che la salvezza fra un anno non veda ancora ai microfoni Schwoch a portare fortuna come stavolta.
Alessandro Ragazzo
Lavora per il Credito Bergamasco è anche dirigente della pallanuoto
Tra le figure cardine e più apprezzate del Venezia c'è sicuramente quella di Edoardo Rivola, attuale dirigente accompagnatore e addetto agli arbitri per il club. Bergamasco, 56 anni, da 25 è in Veneto e da 21 nei quadri del club arancioneroverde. Nella vita quotidiana lavora per il Credito Bergamasco, per il quale ha aperto numerose filiali in Triveneto. Già assessore allo Sport, e amministratore in altri ruoli, al Comune di Costa di Mezzate, ha iniziato la carriera nel settore giovanile dell'Atalanta, poi è arrivato in quello del Venezia nel 2000, quando Prandelli ha centrato la promozione in A. È stato anche team manager per alcune stagioni. È molto impegnato nel sociale con la Fondazione Carpinetum di Mestre, ed è pure dirigente della Mestrina, società di pallanuoto maschile e femminile. S. B.
«A Venezia solo passione quando sei qua non lo scordi»
Con la promozione di giovedì scorso, Edoardo Rivola ha chiuso il cerchio dopo ventuno anni di vita nel Venezia. Arrivò infatti nel 2000 dall'Atalanta, e gli arancioneroverdi andarono in Serie A. Quest'anno, dopo tante stagioni trascorse tra sofferenze e successi, può festeggiare pure lui il ritorno nella massima serie, pronto a godersi con questa squadra tante altre soddisfazioni in futuro. Edoardo Rivola è un emblema di pacatezza, educazione e rispetto. Mai una parola fuori posto, fedele consigliere di giocatori e allenatori dentro e fuori dalla panchina. Da anni uomo di collegamento con le terne arbitrali, nella delicatezza di un ruolo che può fare la differenza. Che sapore ha questa promozione? «Ce la siamo meritata per quello che si è visto quest'anno e per l'armonia respirata fin da subito. Nel gruppo non c'era alcuna prima donna, e il presidente Niederauer ha portato grande umiltà. Si è capito che si poteva fare qualcosa di importante. Cerco di stare sempre al mio posto, e l'atteggiamento di rispetto è basilare: poche parole ma tanti fatti». Zanetti? «Ci ha messo del suo con grinta, tecnica e tattica, poi il mix di esperienza e gioventù ha fatto il resto tra i giocatori. Anche gli stranieri, con educazione e tanta voglia di lavorare, hanno dato l'esempio. A distanza di vent'anni dalla prima promozione a Venezia, la soddisfazione è immensa. Al Venezia non ho mai preso un euro, lo dico con orgoglio, lo faccio per passione. Prendo le ferie dal lavoro quando si gioca in settimana. Se ho un impegno è sacro, sono un uomo vecchio stampo, mi basta la parola». Il rapporto che lo lega a figure come Mattia Collauto è saldissimo, avendo vissuto assieme tutte le ultime fasi del club. E in queste ultime ore è stato sommerso di messaggi di congratulazioni da decine di ex giocatori, allenatori o dirigenti transitati per il Penzo: da Zubin a Sassarini, da Silvestri, Grighini allo stesso ex allenatore Dionisi. «Come dicevano Cinquini e Perinetti, quando vieni a Venezia non te lo puoi scordare. Certo, penso ai momenti complessi vissuti qui, ma dai quali siamo sempre usciti». Ricordi particolari? «Beh, in casa della Liventina in Serie D, mi ritrovai a fare l'allenatore per 20'. Erano squalificati Favarin, Perinetti e Servi. Al 70' venne espulso il vice allenatore, e da team manager diressi la squadra. Fare i cambi fu molto delicato. Ricordo anche Prandelli, una persona di una umiltà incredibile, eravamo entrambi nel settore giovanile all'Atalanta prima di arrivare a Venezia». Chi le ha insegnato di più? «Mino Favini, un genio del calcio bergamasco». E poi c'è il ruolo accanto agli arbitri. «È molto delicato, specie quando in campo devi tenere d'occhio giocatori e allenatori per evitare il peggio. Chi ha un carattere forte devi contenerlo. Inzaghi l'ho marcato duro più io, talvolta, di molti difensori ai tempi in cui giocava. Favarin lo stesso: in panchina era sanguigno, una furia, ma una grande persona. C'è modo e modo per arrabbiarsi, l'adrenalina della partita si sente, ma poi gli arbitri se lo ricordano. Le cose più brutte le ho comunque viste in Serie D: quante provocazioni da parte degli avversari contro il Venezia».
Simone Bianchi

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