La trasformazione dei desideri
Gli
insegnamenti di Nichiren Daishonin puntano quindi alla trasformazione
del desiderio, più che alla sua eliminazione. Desideri e
attaccamenti alimentano la strada verso l’Illuminazione. Come viene
ricordato: «Ora Nichiren e i suoi discepoli che recitano
Nam-myoho-renge-kyo (…) bruciano la legna dei desideri e
contemplano il fuoco della saggezza illuminata». Con lo stesso
spirito, il Sutra del valore universale dichiara: «Anche senza
estinguere i loro desideri terreni o negare i cinque desideri, essi
possono purificare tutti i loro sensi e sradicare tutte le loro
azioni malvagie».
L’interpretazione
del Daishonin ha l’effetto di divulgare, umanizzare e rendere
“democratico” il Buddismo. In altre parole, facendo delle
aspirazioni, dei sogni e delle frustrazioni quotidiane il
“carburante” del processo di Illuminazione, Nichiren apre la
strada della pratica buddista a coloro che, per tradizione, ne erano
esclusi perché desideravano continuare ad avere un ruolo attivo nel
mondo.
Non
è quindi una coincidenza che questa interpretazione dei desideri
dovesse avere un ruolo centrale nella tradizione mahayana del
Buddismo, con la sua enfasi sul ruolo dei praticanti laici. Per
coloro che vivono nella realtà mutevole e stressante della vita
quotidiana, tali sfide diventano uno stimolo molto più efficace
verso la pratica buddista di quanto non lo sia uno scopo astratto di
“illuminazione” realizzato attraverso il distacco da tutti i
desideri e gli attaccamenti.
Superare
i problemi, realizzare obiettivi a lungo accarezzati – questa è la
sostanza della vita d’ogni giorno, da cui ricaviamo un senso di
realizzazione e felicità. Il presidente Ikeda ha sottolineato
l’importanza di non eliminare i nostri attaccamenti, ma di
comprenderli a fondo e, quindi, utilizzarli.
Le
esperienze di pratica dei membri della Soka Gakkai descrivono spesso
eventi e cambiamenti che, a prima vista, sembrano incentrati sul lato
materiale della vita. Ma questi “benefici” rappresentano solo una
parte della storia. Il Buddismo distingue i benefici della pratica in
“”visibili” ed “invisibili”. Un nuovo lavoro, la vittoria
su una malattia, un matrimonio felice e così via non devono esser
visti separati da un processo profondo, spesso doloroso, di presa di
coscienza e trasformazione interiore. Il grado di motivazione
generata dai desideri può dare una tale intensità alla nostra
pratica da produrre risultati di maturazione spirituale. Bonno soku
bodai, letteralmente: “I desideri terreni sono illuminazione”, è
un principio chiave del Buddismo di Nichiren Daishonin. Attraverso la
nostra pratica buddista, anche l’impulso più banale e illusorio
può essere trasformato in qualcosa di più ampio e nobile, e i
nostri desideri si liberano in modo molto naturale dal loro
egocentrismo fino ad ampliarsi comprendendo le nostre famiglie, gli
amici, la comunità e, in definitiva, tutto il mondo. In questo modo,
la natura del desiderio si trasforma profondamente: da materiale
diventa esigenza di vivere una vita spiritualmente più appagante.
Come
afferma Daisaku Ikeda: «Credo nell’esistenza di un altro tipo di
desiderio umano: io lo chiamo il desiderio fondamentale, e credo che
sia la forza che sospinge attivamente tutti gli altri desideri umani
nella direzione della creatività. È la fonte di tutte le energie
motrici intrinseche alla vita; essa rappresenta anche il desiderio di
unire la propria vita alla vita dell’universo e a trarre da esso
l’energia vitale».
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