La drammatica vita in montagna e nelle trincee
Lagazuoi - linea austriaca
La
notte discende presto con neve, tormenta che ci fruga sotto la giubba
fradicia, ci frusta in grandine fina sul viso. Siamo turgidi d'umido,
la fame affloscia il ventre vuoto dove danza la mezza scatoletta
insipida. Sotto le tende vuote, senza saccopelo, senza coperte, ci Si
avviticchia l'uno all'altro per suscitare dai nostri corpi un poco di
calore. Ma ad ogni istante un allarme, un ranocchiare di
mitragliatrici obbliga a balzar fuori, a distenderci sulla neve e
frugare con occhi pesanti il buio. Fuori l'uragano è ostile ed
atroce come un nemico tangibile, il freddo smaglia il cuore più che
il rischio, pare che la montagna si sollevi per scacciarci da se. E
se l'allarmi cessa, sotto i teli che schioccano non c'è riposo :la
congelazione è in agguato e formicola sotto le scarpe, il sonno
martella le tempie e iì cranio con pugni pesanti. E se chiudo gli
occhi sogno che un saccopelo umido m'avvolga nel fondo d'un meire
freddo. E la mitragliatrice richiama fuori, ancora. Ancora la notte
m' assorbe con il suo succhio selvaggio, spreme dalie vene irrigidite
quel poco di sangue che ci sia rimasto. No, ecco, così non si vive
più. La tormenta s'avventa con tentacoli aguzzi e mi squassa, ed io
tremo desolatamente, e se la fucileria s'è taciuta è solo perchè
più sonora urli la tempesta alla mia dedizione. Così sia. Venga
dunque una buona volta il nemico e mi prenda e mi trascini dove vuole
e m'uccida. Amen. Già può /venire ll'allarme, chi ci riesce a
tirare fuod ancora una volta i soldati dalla tenda?
Patria,
famiglia, dovere... parole, parole senz'eco nel mio spasimo. C'è una
tempesta di neve che tutto travolge, c'è qui unostraccio nella notte
che batte i denti e non pensa e non vuole, s'abbandona all'uragano
che se lo meni e se lo batta come si fa d'uno straccio.
E
questo è ancora un allarmi ? Un soldato ansante urla alle mie
orecchie qualchecosa -di serio. Guardol'uomo, non penso alle sue
parole, penso come è possibile che non avvinca anche lui questa rete
di gelo umido che mi paralizza. Nemico, sotto il ciglio, vedetta
sorpresa... Ombre sfilano dalle tende verso la trincea di neve : non
so se li ho chiamati io, ma vengonoancora una volta, i bravi ragazzi.
Viene anche Zanella, con una bottiglia di vino. Non domando per quale
miracolo abbia trovato una bottiglia di vino sulla montagna sconvolta
— ma mi ci attacco al collo, ed ecco, il sole rosso si riaccende
nel corpo, torno buon soldato, un calcio proietta un riluttante nella
buca e insuperbisce la mia vigliaccheria. I soldati, propagginati
nella fossa di neve, ululano nello stroscio delle fucilate il loro
tormento di dannati.
Tratto
da Le scarpe al sole di Paolo Monelli
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