Il Montello

Pareva l’inferno. In quei giorni di giugno, il Montello, imbevuto di sangue, s’era tramutato in un cratere immenso. Tuoni, sibili, rombi, scoppi, schianti ; … Urla, grida, gemiti, rantoli, singulti : le mille voci alte o fievoli della guerra umana….La roccia si sbriciolava, la terra si apriva, raffiche di pallottole e grandinate di schegge, s’abbattevano insieme come le rovine d’un cielo frantumato, percotendo ogni ciottolo, perforando ogni zolla, sconvolgendo anche ogni sconvolgimento. Lampi, folgori, bagliori : tutte le vampe d’un rogo sterminato……..Dove, un istante prima, un plotone si slanciava all’assalto, la nuvola densa di fumo biancastro copriva un cimitero. Dove sventagliavano le mitragliatrici, in un pinnacolo gialliccio roteavano monconi informi…un’ondata di baionette potava la carneficina e il silenzio. Le colonne in marcia sorvolate dagli aeroplani incendiati, svanivano dissolte in gruppi di superstiti appostati nelle anfrattuosità…..dov’erano i reggimenti, i battaglioni, le compagnie, i plotoni? Qua, là, più innanzi, più indietro, a destra, a sinistra, di rincalzo, in linea, in ritirata, all’assalto, secondo le vicissitudini mutevolissime della battaglia improvvisata ad ogni ora, rinnovata ogni dieci minuti. Snodato, diviso, sminuzzato, l’Esercito esisteva nelle sue piccole unità, ciascuna aggrappata ai suoi trinceramenti, salda come una roccia……
autore del racconto anonimo

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