Cosa significa bisogna affidarsi al Gohonzon?

All'inizio della pratica buddista non è facile comprendere verso chi o cosa dirigere la nostra preghiera. 
Per noi occidentali può essere naturale rivolgersi a un essere trascendente o a un qualcosa al di fuori di noi, ma la forza del Budda che vogliamo manifestare quando recitiamo Daimoku è dentro noi stessi e la recitazione è il mezzo per farla emergere. 
"Credi in questo Mandala con tutto il tuo cuore. Nam myoho renge kyo è come il ruggito di un leone", si legge in  Risposta a Kyo'o. Affidarsi al Gohonzon significa attivare con la forza della fede la nona coscienza, la condizione pura dell'illuminazione che sta nella profondità della vita e che influenza sia la settima, cioè la capacità di pensare e valutare, che l'ottava coscienza, il deposito del Karma. "Non è una questione di forma - diceva Toda. - Dobbiamo riversare la nostra vita nella preghiera al Gohonzon, dobbiamo incidere il Gohonzon nella nostra vita. 
Le nostre preghiere hanno una risposta giusta, completa e vincente quando ci affidiamo alla parte più pura della nostra vita e quando i nostri obbiettivi individuali sono dedicati a un obbiettivo più grande: quello della realizzazione di Kosen - Rufu.
Affidarsi al Gohonzon significa anche desiderare che la nostra vita possa dare un contributo significativo allo scopo più generale del benessere collettivo." 
da Il Nuovo Rinascimento num. 241 pg. 22.

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