Battaglia del Monte Novegno – Monte Giove– Monte Pria Forà , Maggio - Giugno 1916
Dopo
due settimane di violenti combattimenti fra la Vallagarina e Val
Sugana, la spinta delle truppe austroungariche impegnate nella
offensiva di primavera non accennava a scemare; particolarmente
delicata si fece la situazione nel settore Val Posina - Val d’Astico,
porta d’entrata nella pianura veneta per le armate nemiche. Il
Comando Supremo italiano il 22 maggio aveva ordinato alla 9°
Divisione di assumere posizione difensiva nella regione del Monte
Novegno tratto M. Aralta – pendici ovest di Cima Arde, dove la Val
d’Assa confluisce nella Val d’Astico. Il 29 maggio la 9°
Divisione aveva un battaglione del 209° rgt- fanteria (Brigata
Bisagno 209°-210° ft.) fra M. Aralta e M. Brazome; occupava il
fondo valle col 210° rgt-fanteria fino a Velo d’Astico, tenendo il
153° rgt-fanteria Brigata Novara presso la località Seghe. L’ala
destra era schierata fra il paese di Schiri e le pendici del Monte
Gengio coi battaglioni alpini Matajur, Natisone e reparti del
Mercantur; l’artiglieria era composta da 53 pezzi di piccolo
calibro e 48 di medio calibro.
Il
29 maggio reparti del 1° e 4° rgt- della 8° Divisione
austroungarica verso le 9 attaccarono gli italiani arroccati sul M.
Aralta, costringendoli a ritirarsi verso il Pria Forà; per parare la
minaccia nel pomeriggio il comandante del 209° ft. Brigata Bisagno
mosse le riserve con l’intento di occuparne la cima con reparti
freschi in attesa del nemico. Causa la scarsa visibilità per la
fitta nebbia, i reparti italiani sbagliarono obiettivo andando a
presidiare la quota 1549, gli austriaci presero la cima del Pria Forà
senza sparare un colpo di fucile; il mattino del 30, svelatosi
l’errore, fu mandato all’attacco un forte nucleo di soldati del
btg. Apino Clapier e del 209° ft, l’azione italiana non ebbe però
successo. Nel frattempo una nuova minaccia si stava delineando contro
lo sbarramento italiano Colle Xomo – Monte Novegno, il comando del
V° Corpo d’armata ritenne necessario ampliare l’occupazione di
detta linea con altre truppe; dalle riserve mosse in prima linea la
35° Divisione che si schierò sulla fronte Monte Brazome – Monte
Spin, inserendosi fra la 27° e 9° Divisione. Il mattino del 1
giugno, la 35° Divisione aveva in linea la Brigata Cagliari col 63°
ft. nel tratto Monte Spin – M. Vaccaresse; dal M. Vaccaresse a
passo Campedello il btg. Alpino Cividale; dal M. Giove al M. Brazome
il btg. Alpino Clapier e reparti del 209° ft. Brigata Bisagno.
Nei
primi giorni di giugno l’azione delle due armate austriache
operanti sull’altipiano d’Asiago accennò a perdere forza, ciò
indusse l’Arciduca Eugenio a concentrare lo sforzo sulle due ali
dello schieramento: l’11° Armata contro il Novegno e la 3° Armata
contro il settore M. Zovetto-Lemerle. L ‘attacco al Novegno,
sostenuto da 264 pezzi d’artiglieria, doveva essere portato dal XX°
Corpo, mentre l’VIII° Corpo avrebbe dovuto tenersi pronto ad
attaccare il M. Alba non appena caduto il Novegno. Nodo cruciale
dello schieramento italiano era il Monte Giove che doveva essere
tenuto ad ogni costo:la sua caduta avrebbe compromesso la difesa del
Novegno e permesso all’avversario di scendere su Schio senza
eccessive difficoltà. All’alba del 12 giugno era in corso la
sostituzione dei reparti della Brigata Cagliari con quelli della
Brigata Ancona, alle 6,30 l’artiglieria austriaca aprì un
violentissimo fuoco sul M. Giove, alle 10 truppe del 1° e 4°
reggimento K. J. attaccarono le sconvolte trincee italiane; i
superstiti del 69° rgt. fanteria della Brigata Ancona, assieme agli
alpini del Clapier seppero resistere alle ondate nemiche, a sera
ricevettero rinforzi dal 70° rgt della Ancona, mentre gli alpini del
Natisone sostituirono in linea quelli del Clapier.
Il
mattino del 13 giugno il nemico, dopo la preparazione di artiglieria,
rinnovò l’attacco al M. Giove che ripeté senza tregua sino a metà
del pomeriggio; gli alpini del btg. Natisone e reparti misti del 69°
e 70° fanteria seppero resistere subendo e infliggendo perdite gravi
al nemico. In questi due giorni la 35° Divisione (gen. Petitti di
Roreto) ebbe un ruolo essenziale nell’impedire lo sbocco nella
pianura veneta agli austriaci, le perdite furono proporzionate al
valore dimostrato: ufficiali fuori combattimento 58, soldati fuori
combattimento 1417.
Il
16 giugno il Comando Supremo Austriaco ordinò di cessare l’attacco
sugli Altipiani e di assumere schieramento difensivo; la notte
sul 25 le truppe eseguirono un ripiegamento strategico su di una
nuova linea che tagliava a metà il Pasubio, si appoggiava al Monte
Cimone di Tonezza e saliva sull’altipiano d’Asiago tenendo la
destra della forra del torrente Assa.
Bibliografia:
Italia, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, L'esercito
italiano nella grande guerra (1915-1918), Vol. 3, Le operazioni del
1916, Tomo 2, Offensiva austriaca e controffensiva italiana nel
Trentino... maggio-luglio 1916. Narrazione, Roma, Istituto
Poligrafico dello Stato, 1936
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