La Guerra sulle Alpi. Pal Piccolo. Un anno di guerra, 1915-1916
Il
24 maggio 1915 a difesa del passo di M. Croce Carnico si sistemò il
II° battaglione del 3° reggimento fanteria, mentre a sinistra -
Creta di Collinetta - e destra - Pal Piccolo e Pal Grande - erano
schierati il battaglione alpini Tolmezzo e due compagnie del Val
Tagliamento. Lo sbarramento stradale austriaco sul passo risultò da
subito inattaccabile, pertanto fu sulle ali che si concentrò lo
sforzo italiano. La notte del 25 maggio, la 12° compagnia del
Tolmezzo piomba di sorpresa nelle ridotte austriache della linea di
quota 1859 - 1866 del Pal Piccolo, riuscendo a cacciarne i difensori;
i rumori della battaglia allertano però gli austriaci sul Pal
Grande, così che la 6° compagnia viene intercettata allo scoperto e
praticamente distrutta. Il giorno 27, un battaglione delle Regie
Guardie di Finanza sostituisce al passo i fanti del 3° reggimento,
che vengono inviati a rinforzo degli alpini della 6° compagnia
ancora bloccata sotto i reticolati austriaci del Pal Grande:
solamente all'alba del 28 e grazie all'intervento della 52° batteria
da montagna riesce l'occupazione delle difese avversarie. Dopo
l'attacco italiano la linea passo di M. Croce-Pal Piccolo-Pal Grande
è quasi per intero in nostro possesso, restano però austriache la
Creta di Collinetta e il Cuelat, vera spina sul fianco per il dominio
che esercitava sul sistema di rifornimento che da Timau saliva alle
casere. In risposta dell'attacco italiano, le artiglierie austriache
tenevano sotto costante tiro tutta la zona del passo e le retrovie,
la stessa Timau era battuta e incendiata, la difficoltà dei
rifornimenti rendeva precaria la nostra occupazione. Il Cuelat,
ancora austriaco, formando una sella a quota 1629 incuneata tra il
Pal Piccolo ed il Pal Grande, non permetteva neppure il collegamento
tra i reparti italiani, così che più che una linea si avevano due
isole di occupazione. All'alba del 5 giugno riprende il nostro
attacco, una azione dimostrativa verso il vicino passo del Cavallo e
la Creta di Collinetta distoglie l'attenzione austriaca dal vero
obiettivo: la sella del Cuelat. L'esito ci è favorevole e 2 plotoni
del Val Tagliamento occupano di sorpresa le difese di quota 1629,
facendo prigionieri e discreto bottino di armi e munizioni. La
reazione avversaria non si fa attendere, sostenuta da violento
concentramento di fuoco d'artiglieria, la fanteria austriaca
contrattacca su tutta la linea della nostra occupazione; da parte
italiana si risponde con tiratori scelti disposti a macchia di
leopardo e nascosti nelle asperità naturali del terreno, mentre la
restante truppa provvede a migliorare le difese. Il 14 giugno, gli
austriaci sferrano un potente attacco di fanterie sorrette da squadre
di mitragliatrici, in breve il Cuelat e le quote 1866 e 1859 del Pal
Piccolo sono riconquistate, la nostra retrovia si trova in grave
pericolo. Muovono da Timau e Paluzza le compagnie alpine di riserva,
dal vicino monte Tierz la nostra artiglieria prende d'infilata gli
austriaci che scendono i fianchi del Pal Piccolo, a sera la
situazione è ristabilita e la nostra occupazione torna ad essere la
stessa precedente l'attacco avversario, rimangono in loro possesso
solo le trincee di quota 1866 sul Pal Piccolo. Lo scampato pericolo
fece raddoppiare, nei mesi successivi, gli sforzi per il
potenziamento delle difese in roccia e si costruirono altri ordini di
trincee alle spalle della prima linea, inoltre fu notevolmente
aumentata la forza delle truppe nel settore del passo M. Croce
Carnico. Alla fine d'agosto, ritenendo sufficienti i preparativi
fatti, il comando italiano ordina la riconquista di quota 1866. Anche
l'avversario aveva provveduto a rafforzarsi a difesa, le compagnie
italiane d'assalto furono fatte avvicinare sino ai reticolati intatti
e poi prese d'infilata dal tiro di fucileria e mitragliatrici; dopo
poche ore il nostro Comando diede l'ordine di sospendere l'attacco e
rientrare alle posizioni di partenza. L'inverno 1915 - 1916 portò
abbondanti nevicate, valanghe quasi giornaliere bloccarono sui due
fronti ogni tentativo di nuove occupazioni, solo piccole pattuglie
mantenevano l'occupazione delle creste. Il 26 marzo 1916, scavando
numerose gallerie nella neve alta una decina di metri, gli austriaci
irrompono di sorpresa nelle posizioni di quota 1859 del Pal Piccolo,
conquistandole; il nostro immediato contrattacco è frustrato dalla
nebbia e dalla neve che riducono a zero la visibilità. All'alba del
giorno 27 riprende la lotta che, durissima, si protrae sino a sera,
quando le posizioni di quota 1859 sono di nuovo in nostre mani;
centinaia di soldati italiani e austriaci, morti o feriti, giacciono
nella neve, il rastrellamento del campo di battaglia dura per 3
giorni interi. Dopo questo attacco, il fronte Creta di
Collinetta-passo M.Croce Carnico-Pal Piccolo-Pal Grande, fu sistemato
a difesa con opere tali che sconsigliarono entrambi gli schieramenti
a tentare ulteriori conquiste. La densità delle truppe era di circa
un uomo ogni 1,5 metri di fronte. Tutti questi soldati per vivere e
combattere, dovevano essere vettovagliati ogni giorno e riforniti di
munizioni, medicinali, materiali di rafforzamento delle postazioni,
attrezzi vari e così via. Dal fondo valle, dove erano dislocati
magazzini e depositi militari, sino alla linea del fronte, non
esistevano rotabili o carrarecce che consentissero il transito di
automezzi e di carri a traino animale. Si potevano seguire a piedi
sentieri e qualche mulattiera. Ogni rifornimento dei reparti
schierati a difesa del confine doveva perciò avvenire con il
trasporto a spalla, per effettuarlo non si potevano però sottrarre
militari alla prima linea senza recare pregiudizio alla efficienza
operativa delle varie unità. Le salmerie dei battaglioni non
bastavano e d’inverno non erano impiegabili, il Comando Logistico
della zona e quello del Genio, furono costretti a chiedere il
concorso della popolazione, ma gli uomini validi erano tutti alle
armi e nelle case erano rimasti solo gli anziani, i bambini e le
donne. E le donne di Paluzza e Timau, avvertendo la gravità di
quella situazione, non esitarono ad aderire al pressante invito che
con toni drammatici veniva loro rivolto e si misero subito a
disposizione dei Comandi Militari per trasportare a spalla quanto
occorreva agli uomini della prima linea. Alcune di loro erano
quindicenni. L’opera e il sacrificio di queste donne, sono stati
così descritti dal Gen. Costantino De Franceschi di Paluzza: “Aduse
da secoli ad una atavica pesante fatica a causa della estrema povertà
della loro terra, quelle donne indossarono la gerla di casa – che
potrebbe rappresentare il simbolo della loro vita – per portarla
questa volta al servizio del Paese in guerra”. Solo che invece di
riempirla di granturco, patate, fieno e di altri generi necessari
alla casa e alla stalla, esse si apprestarono con generoso slancio a
caricarla di granate, cartucce, viveri e altro materiale, col peso di
30, 40 chili e oltre. In breve tempo si costituì un vero e proprio
Corpo di Ausiliarie formato da donne giovani e meno giovani, dai 15
ai 60 anni di età, dalla forza pari ad un battaglione di 1000
soldati. Fatto il carico nella gerla, partivano a gruppi di 15 – 20
senza apposite guide, imponendosi esse stesse una disciplina di
marcia. Giunte a destinazione con il cuore in gola, curve sotto il
peso della gerla in una così disumana fatica, specie d’inverno
quando per avanzare affondavano nella neve fino alle ginocchia,
scaricavano il materiale, sostavano qualche minuto per riposare, per
far sapere agli alpini di reclutamento locale le novità del paese e
magari per riconsegnare loro la biancheria fresca di bucato ritirata,
da lavare, nei viaggi precedenti. L’indomani all’alba si
ricominciava daccapo con nuova lena. Era il Corpo delle famose
Portatrici Carniche.
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