Primo: alzare lo stato vitale
I problemi che ciascuno affronta sono del tutto personali, diversi nelle sfaccettature, diversi nella manifestazione, diversi per il modo in cui fanno male. Nonostante ciò, secondo il Buddismo, hanno la stessa radice: l'oscurità fondamentale, ovvero l'ignorare il potenziale di cambiamento insito nell'esistenza di ciascuno. Quando questo prende il sopravvento, si ha la sensazione di essere ingabbiati nelle situazioni, che ciò che stiamo vivendo sia unico e immutabile e, soprattutto, che non possiamo fare niente per cambiarlo. Sia che si parli di relazioni, sia che si parli di salute, sia che si parli di lavoro o denaro, si può sempre fare qualcosa per cambiare le cose partendo da noi: questo è ciò che insegna il Buddismo. Quando parliamo del principio teorico dei dieci mondi capita che nell'immaginario collettivo questi siano ordinatamente incasellati e il passaggio da uno all'altro sia graduale e sistematico. Invece, i dieci mondi non sono organizzati secondo un criterio da qualche parte chissà dove, poiché, come spiega Ikeda, il mondo di Inferno non è affatto lontano dal mondo di Buddità: «Di conseguenza, il mondo di Bodhisattva non è più vicino al mondo di Buddità di quanto lo sia il mondo di Inferno. Tutti gli esseri viventi possono manifestare lo stato di Buddità nella loro vita così come sono» (D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, esperia 2013, vol. 1, pag. 170). Il fatto che ogni mondo (Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Tranquillità, Estasi, Studio, Illuminazione parziale, Bodhisattva, Buddità) contenga contemporaneamente gli altri nove, non vuol dire che si sperimentano in modo progressivo, bensì che anche quando si soffre e ci si sente persi, in un istante le cose possono cambiare e si può sperimentare gioia di vivere a prescindere dalle circostanze. In che modo? Recitando Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon e facendo sì che le nostre azioni si traducano in cause di felicità sia per noi che per gli altri. Credere che le circostanze non cambieranno mai, che vivremo sempre la stessa situazione è oscurità: lo spiega perfino la scienza che nemmeno noi siamo gli stessi da un giorno all'altro (per esempio attraverso il ricambio cellulare continuo). Per lo stesso principio, le situazioni che viviamo quotidianamente si modificano da un istante all'altro. Eppure come abbiamo detto, l'oscurità fondamentale ha la funzione di far dimenticare il potenziale della propria esistenza. Il Buddismo spiega tale potenziale attraverso la teoria dei "tremila regni in un singolo istante di vita" (ichinen sanzen), frutto della moltiplicazione dei dieci mondi, per i dieci mondi in essi contenuti, per i dieci fattori (aspetto, natura, entità, potere, azione, causa interna, relazione, effetto latente, retribuzione, coerenza dall'inizio alla fine) per i tre regni dell'esistenza, ovvero gli ambienti in cui ogni essere vivente si manifesta (regno dei cinque aggregati, regno degli esseri senzienti, regno dell'ambiente). Risultato: tremila condizioni che possiamo attivare in ogni istante e indirizzare verso la gioia anche adesso, in questo preciso momento. Però se ci si lascia ingannare dalla mente, si attinge solo a poche decine di questi regni, restringendo la vita, le sue soluzioni, le possibili trasformazioni e opportunità di provare gioia, come spiegò a un corso del 2011 la responsabile generale europea delle donne e giovani donne Sakae Takahashi: «Secondo il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita la nostra determinazione (ichinen) abbraccia l'intero universo. La nostra preghiera al Gohonzon deve essere animata da questa convinzione assoluta, capace di includere e trasformare qualsiasi aspetto o situazione della nostra esistenza. Con un ichinen di questo tipo non c'è nulla che non si possa trasformare! Eppure a volte pur pregando con tutto il cuore, siamo noi stesse a mettere dei limiti al potere del Daimoku, pensando: "Quella situazione è troppo difficile da poter cambiare" oppure: "Quella persona non ce la farà mai". In questo modo i tremila mondi del principio di ichinen sanzen rischiano di ridursi a trecento, o addirittura... a trenta! La nostra determinazione, la nostra condizione vitale in ogni attimo permea l'intero mondo dei fenomeni, racchiude tutte le persone e qualsiasi situazione»
NR 465 14 NR 535
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