Arrivano gli austroungarici
Alle
dieci il treno si mise in cammino, e verso mezzanotte arrivammo a
Pinzano, la c’era molti treni fermi, trovai una mia paesana che mi
disse: “Vieni con me andiamo a vedere se troviamo mia madre e mio
fratello che son perduta”. Girammo dappertutto, ma non trovammo
nessuno. Il giorno 30 arrivammo a Spilimbergo, anche là sgombravano,
la pioggia veniva giù a secchi. Il 31 arrivammo a Pordenone, là
siamo fermati fino a sera perché i treni non potevano andare avanti.
Là si aveva mangiato tutto quel po di viveri che si aveva. Mi inviai
per vedere se si trovava del pane. Domandai ad uno quanto si stà ad
andare alla stazione e se ce n’era del pane. “Si che ce n’è, è
pieno un treno”, rispose. Arrivai là, ma chi si avvicinava con
tanti militari e borghesi che c’era, mi diedi coraggiio
e andai quasi vicino alla folla, quando mi sentii soffocato di tanto
stretto che ero, chi si rubava la pagnotta, chi si slanciava per
prenderla, insomma in un altro treno ma anche lì non potevo
avvicinarmi, allora montai in cima a un vagone e lì finalmente ne
pigliai una, aspettavo per prenderne ancora, ma la folla si aumentava
ancora di più e tentavano di montare sul vagone, allora i
Carabinieri che lo distribuivano annestarono (“innestarono”,
n.d.r.) la baionetta e chiusero il carro e io me ne ritornai
indietro, poi andai a prendere del vino, mio padre andò a prendere
un po’ di minestra in un contadino, io e un mio compagno siamo
andati in paese a vedere se si trovava qualche cosa, ma anche lì era
tutto chiuso, tornammo indietro, appena montati sul vagone si sentì
uno scoppio, che cosa c’era, si sentì tutto uno sconvoglio, era un
ardito che aveva gettato nella campagna una bomba a mano. Finalmente
il treno partì, alle undici di sera siamo passati a Sacile e alla
mattina siamo arrivati a Conegliano e lì siamo scesi per rimanere,
ma anche lì sgombravano
Anselmo
di Marco di Pontebba 16 anni in fuga dal suo paese di fronte agli
invasori austro-tedeschi
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