Alle prime ore dell’11 luglio 1916, la mina italiana esplode, dopo sette mesi di duro lavoro di scavo da parte dei genieri del 7° reggimento alpino

Si sta facendo giorno e il ritaglio di cielo nel riquadro della finestra sta diventando grigio. In un attimo scompare. Una mano gigante mi afferra e mi scaraventa da qualche parte nel buio. Resto a terra, intorno a me un tuono fragoroso, incessante. La testa mi rintrona come se il cervello dovesse schizzar fuori. La parte anteriore del rifugio crolla, e dentro ritornano la notte e l’oscurità. Pensieri concitati: l’esplosione .. già adesso .. così presto .. Lo scoppio e la fine. Il petto si stringe, mi stringe, riesco appena a respirare. L’aria è impastata di polvere e puzza di zolfo. Mi alzo, barcollo, esco fuori. Il cielo è sparito. Una nuvola copre ogni cosa: le rocce e le baracche, il cielo e le stelle.
Hans Schneeberger (1897-1971),

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