Roma conquista l'Oriente: le guerre macedoniche

Dopo aver battuto Cartagine ed essersi impossessata del Mediterraneo occidentale, Roma volle espandersi verso il Mediterraneo orientale, ma lì dovette scontrarsi con le ricche e litigiose monarchie ellenistiche, nate dallo smembramento dell’impero di Alessandro Magno: il regno di Macedonia (che controllava anche le città greche), il regno di Siria e il regno di Pergamo. Roma cominciò con il regno di Macedonia e utilizzò sempre la stessa tattica: si alleò con le città greche (ricche di storia ma ormai deboli) promettendo di liberarle dal dominio macedone.
Prima guerra macedonica (214 – 205 a. C)
Durante le guerre puniche, Filippo V re di Macedonia si era alleato con Annibale e quindi Roma, dopo aver sconfitto Cartagine, si volle vendicare. Per farlo, come già detto, si presentò alle città greche (riunite nella lega Etolica) come un liberatore: in questo modo iniziò la Prima guerra macedone che si concluse nel 205 a. C. con una vittoria romana non decisiva però.
Seconda guerra macedonica (200 – 196 a. C.)
Ad un certo punto Filippo V si alleò con il Regno di Siria e con altri nemici dei Romani per tentare di cacciarli Romani dal Mediterraneo orientale. Per prima cosa Filippo V decise di attaccare il regno di Pergamo, alleato dei Romani. Dopo la grande paura di Annibale era cambiato tutto: ogni volta che i Romani dicevano al Senato e al popolo che la città era in pericolo, loro accettavano qualunque soluzione. Nonostante queste coalizione, però, Filippo V fu battuto nel 196 a. C. e fu costretto ad abbandonare la Grecia. Roma restituì la libertà alle città greche, almeno in apparenza, e per questo fu accolta con tanti onori.
Terza guerra macedonica (171 a. C. - 168 a. C)
Nel 179 a. C. sul trono di Macedonia salì Perseo, figlio di Filippo V e ferocemente antiromano. Quando Perseo cercò di portare dalla sua parte alcune città greche, cominciò la terza guerra macedone che si concluse nel 168 a. C. con una battaglia molto famosa, la battaglia di Pidna. Fu la vittoria di una nuova tecnica militare: il manipolo romano contro la falange macedone. Dopo questa battaglia Roma mise definitivamente le mani sull'Oriente. Le condizioni di pace furono molto dure: la Macedonia fu divisa in quattro repubbliche, alleate dei Romani, l'esercito fu sciolto e le miniere d'oro furono incamerate da Roma.
Quarta guerra macedonica (148 a. C. - 146 a. C.) Vent'anni più tardi un avventuriero, chiamato Andrisco, si spacciò per il figlio di Perseo e riuscì ad organizzare un'insurrezione di alcune città greche, riunite in una Lega chiamata Achea. Due anni dopo le città ribelli furono sconfitte e la Macedonia e la Grecia divennero province romane.
Conseguenze
Conseguenze politiche In un secolo, dal 250 al 150 a. C., Roma passò da una potenza regionale che controllava parte della penisola italiana a una grande potenza mediterranea, con territori in Asia e in Africa. Questa nuova potenza però non poteva più essere governata come se fosse ancora una piccola repubblica, ma il Senato, geloso dei suoi privilegi, ostacolò qualunque cambiamento. In questo periodo aumentarono gli scontri tra i cavalieri e i patrizi, appoggiati dal Senato. I patrizi investivano i loro soldi nelle terre, invece la nuova classe politica dei cavalieri gestiva le attività commerciali delle province, anche perché la legge vietava ai senatori di investire i loro soldi in attività commerciali. I cavalieri, chiamati anche ordine equestre, erano un gruppo di persone di origine plebea, ma erano talmente ricchi (si erano arricchiti con le forniture delle guerre, con gli appalti e con i lavori pubblici) da essere inseriti nelle liste di persone che aveano il diritto e il privilegio di prestare il servizio militare in cavalleria, come se fossero patrizi. Per somigliare ai patrizi si misero anche l'anello d'oro e la tunica ma i patrizi li guardavano con disprezzo, anche se più ricchi di loro. Questa ristretta cerchia di ricchissimi, chiamati optimates, si allearono contro i populares, cioè i plebei poveri, i clienti, i liberti e i peregrini (stranieri domiciliati nel territorio romano). Dopo la conquista dell'Oriente, il Mediterraneo fu gestito completamente dai Romani che dovettero inventare un sistema di controllo diverso da quello utilizzato con i popoli italici. Adesso Roma non proponeva più un Foedus (cioè un Patto), ma controllava i territori conquistati molto più duramente e li sfruttava dal punto di vista economico: ad esempio la Sicilia serviva per produrre grano e per dare respiro alle casse di Roma, dissanguate dalle guerre. Questi nuovi territori conquistati furono chiamati Province, governate da un magistrato e costrette a pagare tributi molto alti. I magistrati di solito erano Pretori o Consoli che avevano finito il loro mandato e per questo furono chiamati Proconsoli o Propretori. Avevano poteri molto ampi: ad esempio potevano decidere la vita o la morte dei provinciali e confiscarne le loro proprietà. Chiaramente in molti casi erano corrotti e governavano le province solo per arricchirsi. Quando il Senato lo capì, istituì un tribunale per giudicare il lavoro dei governatori ma con scarsi risultati. Le prime province furono la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, formate nel 227 a. C. Nelle Province la riscossione delle tasse era molto complicata e di solito il Senato la appaltava a cittadini privati, chiamati pubblicani, che però alzavano le tasse per aumentare i loro guadagni. Nelle Province Roma, anche grazie agli schiavi, costruiva molte opere pubbliche, come strade e ponti.
Conseguenze culturali Le Guerre macedoniche fecero conoscere ai Romani la grande cultura greca che si diffuse rapidamente soprattutto tra le classi alte della popolazione, di fatto “conquistando Roma”, come disse il poeta Orazio. Ciò avvenne soprattutto grazie all'arrivo di molti schiavi dall'Oriente, tra i quali vi erano molti scienziati e artisti greci; il più famoso di questi fu il grande storico greco Polibio, ma ce ne erano molti altri, come Terenzio, schiavo cartaginese. Con l'arrivo della cultura greca, si diffuse una vera e propria moda e molti nobili si misero a parlare con l’accento greco e a vestire come i greci. Contro la diffusione di mode e religioni elleniche, si diffuse una tendenza culturale conservatrice, capeggiata da Catone, detto il Censore, eletto censore nel 184 a. C. Catone era convinto che le mode greche avrebbero distrutto Roma e per questo fece allontanare tutti i filosofi greci dalla città. Queste leggi però non riuscirono a bloccare la diffusione della cultura greca. Di contro c’erano molti romani che furono influenzati positivamente dalle nuove tendenze greche e si opposero a Catone. Questi intellettuali si raccolsero attorno al Circolo degli Scipioni, capeggiato a Scipione l’Africano e a Scipione l’Emiliano. A questo circolo parteciparono anche molti intellettuali greci, come Polibio. Gli intellettuali greci ebbero il grande merito di svecchiare la rozza cultura romana nella poesia, nella letteratura, nel teatro, nella filosofia, nelle scienze e in molti altri settori.
Lezioni di Storia Romana. Università Cà Foscari di Venezia. Riassunto della lezione docente prof.ssa Rohr Francesca. Partecipante in qualità di uditore.


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