La battaglia di Rusokastro (1332). L’ultima battaglia campale tra Romani e Bulgari

Salito al potere nel 1328 dopo una guerra civile lunga sette anni, e ora unico imperatore dopo che il nonno Andronico II si è ritirato in un monastero, Andronico III si ritrova tra le mani una situazione complicatissima. 
La guerra e la disgregazione dell’impero avanzano su tutti i fronti: a est i Turchi, nell’Egeo e in Grecia le forze latine, e a ovest Bulgari e Serbi.
Nel 1328, proprio per rendere maggiormente più sicuro questo ultimo fronte, Andronico III stipula un trattato segreto con lo tsar bulgaro Michele III Asen in funzione antiserba.
Tuttavia, Andronico III nel giro di pochi anni è ben poco soddisfatto di questa alleanza, che non gli porta alcun vantaggio territoriale e che vede i Bulgari sconfitti dai Serbi a Velbazhd nel 1330.
Questo porta Andronico III a rompere i patti e a invadere i possedimenti bulgari in Tracia.
Non ha tuttavia fatto i conti con colui che viene proclamato, in risposta alla crisi interna bulgara, nuovo tsar: Ivan Alessandro.
Come prima cosa, Ivan Alessandro sigla una pace con i Serbi e la consolida tramite un’alleanza matrimoniale.
Nello stesso anno, Andronico III lancia una nuova campagna in Bulgaria, al comando di una modesta forza di sedici allagia (“reggimenti”), per un totale tra i 3000 e gli 8000 uomini, e senza nemmeno una dichiarazione di guerra.
Probabilmente, l’imperatore non conta nella risposta di Ivan.
Il nuovo tsar, impegnato a sedare l’opposizione interna (in particolare lo zio Belaur, asserragliato a Vidin), tenta una riconciliazione con Andronico III, ma senza alcun successo.
A questo punto, Ivan Alessandro decide che è ora di agire.
Con circa 8000 uomini, si precipita verso Aytos e il 16 luglio raggiunge l’esercito romano invasore, cogliendolo totalmente impreparato, presso la località di Rusokastro – oggi in Bulgaria sud-orientale.
Andronico, che è accompagnato tra gli altri dal suo megas domestikus (e futuro imperatore) Giovanni Cantacuzeno, non è preparato a uno scontro in campo aperto, e tenta di negoziare.
Ivan Alessandro manda volutamente per le lunghe le trattative perché sta aspettando 3000 cavalieri di rinforzo – forse segno che le forze romane sono fino ad adesso circa pari alle sue -, che arrivano nel corso della notte.
Il 17 luglio, lo tsar inizia a disporre le sue forze per chiudere la partita con Andronico III e dargli una lezione. L’imperatore non ha altra scelta che accettare lo scontro.
Vista l’inferiorità numerica e la necessità di bilanciare l’estrema mobilità delle truppe montate bulgare, le forze romane si schierano in due lunghe linee di battaglia (schieramento tipico di quando si vuole evitare l’accerchiamento) e a forma di mezzaluna, con le ali arretrate.
La battaglia si scatena alle sei del mattino e dura per tre ore.
I Romani tentano di evitare l’accerchiamento bulgaro, ma i cavalieri di Ivan lasciano la prima linea imperiale alla loro fanteria e riescono alla fine ad aggirare proprio i fianchi dello schieramento imperiale.
Lo scontro è feroce ma i Romani, presi sui fianchi e ora rischiando l’accerchiamento, per di più in inferiorità numerica, sono costretti a ritirarsi e a cercare rifugio tra le mura di Rusokastro.
Avendo umiliato a sufficienza Andronico III, Ivan Alessandro offre di proseguire le trattative, però questa volta sul serio.
Nonostante la vittoria, si accontenta di far tornare la situazione allo status quo precedente alle incursioni e invasioni di Andronico.
Per cementare la pace e l’alleanza, Ivan propone inoltre di concludere un’alleanza matrimoniale, organizzando il futuro matrimonio tra suo figlio Michele Asen e la figlia di Andronico, Maria – entrambi i promessi sono ancora due bambini.
Oltre a essere una grande vittoria bulgara e un trionfo per Ivan Alessandro, la battaglia di Rusokastro sarà anche l’ultimo scontro campale tra i Bulgari e un esercito di spedizione imperiale.
Con l’ingresso in Europa proprio degli Ottomani, la secolare lotta tra l’impero e i Bulgari giunge al termine, fagocitata dalla nuova emergente potenza turca.

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