Guerra sull'Adamello
Dopo
il fallito colpo di mano del 5 maggio gli austriaci ritentano la
conquista di questa importante posizione.
Questa
volta si tratta di un attacco "in forze". Vengono
equipaggiate cinque pattuglie della "Bergführer- Sturmkompanie"
(Compagnia d'assalto d'alta montagna, formata da elementi molto
preparati alpinisticamente: guide alpine, gestori di rifugio,
portatori, ecc.) composte le prime due da 20 uomini ciascuna e le
altre tre da 40 uomini complessivamente.
Vengono
formati tre gruppi, con tre diversi itinerari d'attacco: il gruppo di
sinistra deve svolgere un ruolo di "copertura"; le
pattuglie n° 3-4-5 agli ordini del Sottotenente Wybranietz con 40
uomini e due mitragliatrici deve impegnare gli italiani in direzione
dei "Molari dell'Orco".
La
pattuglia n°1, comandata dall'Alfiere Josef Anton Mayer, posizionata
sulla destra (20 uomini e due mitragliatrici) ha il compito di
aggirare le posizioni dell'Ago Mingo percorrendo la cresta nord che
sale dallo Stablel.
La
pattuglia n°2 (20 uomini con due mitragliatrici), comandata dallo
Zugsführer Toni Ruedl, deve attaccare direttamente, per la cresta
est, le posizioni dell'Ago Mingo.
Pesantemente
equipaggiati (attrezzature alpinistiche, armi, bombe a mano e
munizioni) alle ore 22.00 del 17 maggio gli uomini delle 5 pattuglie
d'assalto iniziano la marcia d'avvicinamento. Hanno a disposizione 8
ore per raggiungere le posizioni per l'attacco. Quest'ultimo è
fissato per le ore 6.00 del 18 maggio. La marcia (un vero e proprio
percorso alpinistico per cresta) procede lenta e difficile. Siamo in
maggio, la montagna è ancora ricoperta da un buon strato di neve e
ghiaccio.
Le
posizioni dei "Molari dell'Orco" e dell'Ago Mingo sono
tenute da reparti del Battaglione Alpini "Val Baltea",
supportati da 4 mitragliatrici e un lanciafiamme.
Alle
prime luci dell'alba inizia l'attacco austriaco. Le due azioni
fiancheggianti (Molari dell'Orco e cresta nord dell'Ago Mingo)
incontrano subito grandi difficoltà, dovute alla pronta reazione di
fuoco degli alpini e al difficilissimo terreno roccioso d'alta
montagna, ancora fortemente innevato.
Anche
la pattuglia centrale, quella che deve attaccare direttamente la
vetta dell'Ago Mingo, trova delle gravissime difficoltà. Gli Alpini
vigilano attenti e il fuoco di mitragliatrici e bombe a mano provoca
diverse perdite agli attaccanti.
Per
i reparti austriaci la situazione inizia a farsi tragica. La
resistenza degli alpini, solidamente trincerati nella roccia, non
accenna a diminuire. Gli assaltatori hanno già subito forti perdite
in morti e feriti. Anche "sganciarsi", ora, diventa
un'impresa. Si tratta di ripercorrere in discesa creste e canali con
il carico doloroso dei morti e dei feriti.
Viene
fatto un ultimo tentativo contro le munitissime posizioni italiane ma
non c'è niente da fare, non si passa!
Resta
un'unica soluzione, anche se maledettamente rischiosa: ripercorrere
in discesa l'itinerario di salita e sperare che il tutto si realizzi
senza troppe perdite. Gli Alpini vigilano attenti e un'eventuale
ritirata risulterebbe assai difficoltosa.
I
reparti d'assalto austriaci iniziano a sganciarsi, superando
difficoltà alpinistiche enormi, cui si aggiunge la demoralizzazione
per il fallito attacco e per la perdita di tanti compagni.
Dopo
un calvario durato diverse ore, gli austriaci riguadagnano le basi di
partenza, situate in Val Stablel, sulle posizioni dello Stablelin e
del Passo del Materott.
Dopo
questo cruento combattimento le posizioni dell'Ago Mingo rimarranno
"tranquille" fino al termine della guerra. Con l'estate gli
austriaci occuperanno stabilmente le posizioni del "Corno
Stablel" (2868m), situate a poche centinaia di metri da quelle
italiane dell'Ago Mingo (2972m).
La
battaglia si riaccenderà tre mesi più tardi, il 13 Agosto 1918, con
l'offensiva italiana per la conquista del tratto di cresta "Corno
Stablel"- "Corno Stablelin"- "Passo del
Materott"- "Corno del Menecigolo". L'azione poi
fallirà con grave sacrificio di uomini per gli italiani. Questa sarà
l'ultima azione svolta in questo fantastico modo alpestre, il più
selvaggio e solitario dell'Adamello.
Bibliografia:
Luciano Viazzi "I Diavoli dell'Adamello" Vittorio
Martinelli: "Guerra alpina sull'Adamello" vol.2
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