Nevskij, l'uomo che sconfisse i cavalieri teutonici

Lo scontro tra l’esercito di Novgorod e i cavalieri Teutonici presso il Lago dei Ciudi nell’aprile del 1242, meglio noto come la “Battaglia del Lago Ghiacciato” è la battaglia forse più famosa della storia russa. A metà del XIII secolo quella che per noi oggi è la Russia europea era una nazione debole e divisa, sottoposta alla feroce pressione degli invasori mongoli. Ma a ovest della città-stato di Novgorod si profilava un nemico ancor più pericoloso: vent’anni prima, nell’ambito delle interminabili Crociate del Nord, i cavalieri dell’Ordine Teutonico avevano cominciato a formare un regno militare cristiano strappando territori alle tribù ancor pagane del Baltico. Dopo essere avanzati attraverso la Prussia e la Curlandia, spinsero il vessillo cattolico fino in Livonia e in Estonia e negli ultimi mesi del 1240, contando di trarre vantaggio dalle scorrerie mongole, colpirono ancora più a est, occupando la città di Pskov e arrivando a minacciare la stessa Novgorod.
Sentendo il disperato bisogno di una guida forte, la città-stato richiamò il principe Aleksandr Nevskij, in precedenza esiliato per i suoi attriti con il resto della nobiltà locale. Il suo ritorno ebbe effetti istantanei: entro la fine del 1241 il principe aveva già riconquistato tutte le terre occupate dai Teutonici a est del fiume Neva, e pochi mesi dopo riconquistò anche Pskov. Nel tentativo di ribaltare la situazione, il principe-vescovo Ermanno di Dorpat (oggi la città di Tartu in Estonia) radunò i cavalieri e li lanciò a est, alle calcagna di Nevskij: quest’ultimo si ritirò dunque al di là del lago gelato dei Ciudi e individuò un’ottima posizione difensiva nella Roccia del Corvo, sulla sponda destra, dove dispose la sua fanteria al centro e i cavalieri ai lati, preparandosi allo scontro. Vederli avanzare tuonando sul lago congelato fu con ogni probabilità uno spettacolo impressionante, tanto che persino il cronista di Novgorod scrisse che “si precipitarono contro il nemico come un cuneo”. Ma Nevskij aveva scelto bene il terreno, e quando le ali del suo esercito si chiusero sui cavalieri fu chiaro che la carica di questi ultimi aveva ormai perso slancio. “In breve i vessilli dei Fratelli sventolarono in mezzo agli arcieri”, riporta un cronista dell’Ordine Teutonico, “e si udirono le spade che spaccavano gli elmi. Molti da entrambe le parti caddero morti, ma poi l’esercito dei Fratelli si trovò circondato, essendo i russi tanto più numerosi da contare facilmente 60 uomini per ogni cavaliere. I Fratelli lottarono con valore, ma non poterono prevalere”.
La Battaglia del Lago Ghiacciato fu un episodio cardine nella storia dell’Europa orientale: segnò il punto di massima penetrazione dei cavalieri Teutonici a est, e ancora oggi il Lago dei Ciudi, sul confine tra Russia ed Estonia, indica all’incirca la frontiera geografica tra il cristianesimo occidentale e quello orientale. Fu un momento fondamentale anche per il principe Nevskij, che lo consacrò come supremo campione dell’ortodossia. Più tardi fu incoronato Gran Principe di Vladimir e nel 1547 venne canonizzato come santo della Chiesa ortodossa russa.
Persino Stalin lo considerava un eroe, e l’uscita del film di Ėjzenštejn nel 1938 toccò una corda molto profonda: all’orizzonte si profilava una nuova guerra con la Germania, e si stima che nel giro di 6 mesi almeno 23milioni di russi videro il film. Ancora oggi la Battaglia del Lago Ghiacciato rimane un elemento potentissimo nell’immaginario russo. Nel 2011 una votazione ha indicato Aleksandr Nevskij come il maggiore eroe russo di tutti i tempi, due posizioni più avanti dello stesso Stalin.

Commenti

Post popolari in questo blog

Quota 126 del Vippacco

Perchè c'erano tanti falli nella Roma antica?

Scoperto in Germania il “filo spinato” usato da Cesare contro i Galli.