Tito Statilio Critone. Medico ed erudito alla corte di Traiano

Tito Statilio Critone rappresenta il tipico erudito di corte del II secolo d.C., dotto nella medicina così come nella storiografia e nella retorica. Tra i migliori medici del suo tempo, è ricordato da Marziale nei suoi 
Epigrammata (XI 60, 6) e nel De compositione medicamentorum secundum locos (XII 880-886) di Galeno per l’abilità nell’arte medica.
Informazioni sulla sua vita derivano da fonti epigrafiche, a carattere pubblico e privato, provenienti da Eraclea Salbace (BE 1938, 399; BE 195, 202; La Carie II, 126), sua città natale, e da Efeso (SEG IV, 521). Oltre ai già citati natali, la documentazione epigrafica rende deducibile la carriera di Critone: fu membro del collegio dei medici di Efeso (Museum), procuratore (procurator/epitropōs), amico (amicus/philos) e medico personale (archìatros) di Traiano. La vicinanza con l’imperatore permise inoltre a Critone di fregiarsi del titolo onorifico di “fondatore” (ctistes) di Eraclea Salbace: nel 113 d.C., in occasione del passaggio di Traiano per la guerra contro i Parti, Critone riuscì ad ottenere per la sua città, ribattezzata Ulpia Eraclea, favori imperiali tali che l’occasione fu considerata come una seconda fondazione.
La presenza a corte di Critone venne duramente criticata da Galeno (De commed. I 2) poiché le sue funzioni di archiatra lo distraevano dalla composizione dei suoi trattati medici. Questi trattati citati da Galeno sono un’opera di farmacologia di cinque libri (De commed. XII 708; 786; 989), il cui titolo è ignoto, e i Kosmetika (De commed. XII 446-449), in quattro libri. I Kosmetika avranno lunga fortuna, considerate le citazioni tardoantiche e bizantine nell’Euporista (IV 82) di Oribasio di Pergamo, negli Iatricorum libri (VIII 1-44) di Ezio di Amida e nelle Epitomae medicae libri septem (IV 7, 1) di Paolo di Egina nonché per la traduzione in arabo nel IX secolo con il titolo di Kitāb Al-Zīna.
Dal De magistratibus reipublicae romanae (II 28) di Giovanni Lido si sa che Critone accompagnò Traiano nelle campagne daciche, durante le quali scrisse i Getika(Storia dei Geti). Di tale opera, scritta in greco e stilisticamente inserita nella tradizione delle annotazioni da viaggio (hypomnemata), sopravvivono otto brevi frammenti (FGrHist 200 F 1-8) in opere lessicografiche, storiche e scoliastiche. Dai frammenti superstiti possono arguirsi lo scopo celebrativo dell’imperatore e della eccezionale conquista, gli aspetti etnografici, la propensione alla narrazione tecnica e le tonalità moralistiche dell’opera di Critone, il cui lessico altamente specialistico, di lettura per pochi privilegiati, ne decretò probabilmente il precoce oblio interrompendo tuttavia la consolidata abitudine degli storici greci del I secolo d.C. a disinteressati alla narrazione della storia contemporanea.
Critone costituisce dunque quel modello di uomo colto (sophos) ed educato (pepaideumenos) tipico dell’ambiente culturale specialistico della Seconda Sofistica, capace sia di curare il corpo che di discorrere della vita e della morte, abile nel riportare fatti storici e interessato alla descrizione di altri popoli.

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