E sono ferito

Emilio Cioli racconta bombardamenti, feriti, ospedali a Bonetti (GO) il 21 maggio 1917
Il diario del caporalmaggiore Emilio Cioli è stato in parte scritto al fronte su un’agendina con la copertina rossa. Il figlio Donato lo ha trovato in un cassetto, dopo la morte del padre. Sono racconti asciutti, appunti estremamente sintetici di quello che avviene in quei giorni di guerra. Così sintetici che il figlio, nel consegnare il diario all’archivio di Pieve Santo Stefano, sente il bisogno di integrare le righe scritte dal padre nel 1917 con i racconti di una vita. Ecco dunque le pagine in cui Emilio Cioli racconta il suo ferimento e le note inserire dal figlio nel diario.
21. Mattino: gli anziani, cioè i fondatori del Battaglione passano in riga 36 soldati e 8 graduati compreso il Sergente Failla. Siamo chiamati e si deve partire per tornare al 118°. Si consuma il rancio, siamo soddisfatti a tutto il giorno e ci si riunisce insieme agli altri 44 della 15 Comp. al comando di Battaglione: qui il Cap. Nappi ci saluta dicendoci che andiamo a formar reparti speciali indietro e cioè a Vico Cavescuoli. Siamo accompagnati dal C.no del Regg.to il quale ci fa portare in un camminamento in Sei Busi. Qui si consuma il II° rancio ed alle 18 si parte per Boneti dietro al I° Batt. del 118°. Ci sperdiamo e solo al mattino dopo un po' di riposo fatto nel Trincerone ci si riunisce a Boneti.
22. Per l'affollato camminamento Padova siamo condotti in linea per due volte e dopo sempre dietro front. Alle 16 si consuma un po' di rancio e dopo il Tenente Lampaglioni ci porta nella dolina Carretto per far la corvè al 32° Bombarde; qui si dorme.
23. Violento bombardamento; una granata arriva nelle nostre tende: tutti si scompigliano. Io, bevuto il solo caffè, mi metto nel camminamento finché alle 16 il Cap. Ravelli mi porta all'assalto e sono ferito. 1
Scendo a Boneti con camion 2; arrivo a Doberdò, sono fasciato a Vermegliano, ho l'iniezione e sono trasportato a 0.55 Scodavacca in tenda; durante la notte il nemico tira a Villa Vicentina.
24. Dolorosa ed inutile operazione 3; sono inviato alla sera al 236 di Crauglio 4.
25. Medicazione; sono molto gonfio e la febbre mi fa vacillare 5.
26. Il Cap. Baracchini pazientemente mi estrae la scheggia e mi fa contento 6.
27. Medicazione; la febbre scende i 40 gradi 7.
28. Solite medicazioni; alle 14 con camion in barella siamo portati a Palmanuova; alle ore 18 si parte col treno-ospedale.
29. Alle ore 14 siamo alla Stazione di Milano; con Tom siamo portati all'Ospedale Territoriale N° 1, Via Monterosa 12; sono medicato.
30. Medicazione.
31. Medicazione; la febbre mi lascia del tutto.  8
Lo spazio vuoto a fine mese è occupato da questo appunto a matita:
Ospedale 236 Crauglio
Clorato di Potassio 3% per gargarismi; timolo.
GIUGNO
1. Medicazione.
2. Solito. Viene a trovarmi mio padre.  9
3. D. Solita medicazione. Viene a salutare i feriti S.E .il Cardinal Ferrari e ci offre un gelato.
4. Medicazione. Salicilato per colluttorio.
5. Medicazione. La sera alle ore 16 si parte per Firenze. Treno ospedale N° 6. trasferito per sfollamento. Mi vien pagato N. 6 giornate a L 0,40 = L. 2,40.
6. Alle ore17 giunti a Firenze; Sono inviato nell'ospedale di riserva sezione Odescalchi presso Ponte Rosso, Villa Cristina. Medicazione. Dirigente l'Ospedale Cap. Gabardi dott. Giovanni. Medico curante: Cap. Carletti Prof. Carlo.
7. Non sono medicato.
8. Viene a trovarmi lo zio Cesare ed il Sig. Villa, la Signora Elvira Gini e Figlia. Alla sera sono medicato ed il Cap. Carletti dott. Ezio mi promette al giorno appresso di mandarmi a S. Giovanni V.no.  10
9. Medicato a Firenze.
10. Medicato a Firenze al mattino. Col treno delle 18,16 parto per S. Giovanni accompagnato da un po' di acquazzone nello scendere da Villa Cristina per raggiungere il tranvaj. Giunto a S,. Giovanni, proseguo per M. Varchi, vado dalla sorella 11 e mi trattengo fino al mattino.
11. Alle ore 8 entro nella sezione dell'Ospedale Alberti; mi prescrive solo il colluttorio il russo Dott. Maggiaboschi.
12. Visita del Prof. Bastianelli il quale dice che occorrerà una piccola operazione per la quale dovrò avere un po' di pazienza.
13. Non medicato
14. Medicazione con applicazione tubo drenaggio.
15. Medicazione
16. Medicazione
17. D. Non medicato.
18. Medicazione.
19. Non medicato.
20. Medicazione.
21. Medicazione.
22.  Medicazione.
23. Mattino: medicazione. Sera: alle ore 6 mi vien rilasciato il permesso e vado a Levane.
24. Mi trattengo a Levane 12 fino al Tram delle 19,13.
25. Non medicato.
26. Medicazione.
27. Non medicato.
28. G. Medicazione. Viene mio padre.
29. Non medicato.
30. S. Medicazione. Alle 16 avuto permesso fino alle 21 di domani; vado a Rapale.  13
Nello spazio libero alla fine del mese si legge:
XXIX   MCMXVII
Al Magg.re Medico della CRI
Cav. Prof. Pietro Bastianelli
nella ricorrenza del giorno Onomastico per l'alto valore scientifico
Volto a sanare le sofferenze fisiche
Frutto dell'implacabile odio austriaco
I soldati
Ricoverati nella Sezione M.re dello Spedale Alberti
in S. Giovanni V.no
Esprimono i sensi della più viva riconoscenza
Per le proficue amorevoli cure loro prestate
Indimenticabili  14
Note del figlio
1 - La descrizione dell'evento culminante di tutta la guerra viene fatta col massimo dell'asciuttezza: “il Cap. Ravelli mi porta all'assalto e sono ferito”. Non si dice né dove né come, ma si sa che una scheggia si Shrapnel entrò dalla guancia destra, distrusse un bel po' di tenti e si fermò da qualche parte nella bocca. La cicatrice d'ingresso rimase vistosa per tutta la vita.
2 - “Scendo a Boneti con Camion”: anche qui è condensato in pochissime parole un dramma ascoltato qualche volta dalla voce del protagonista: in realtà (un commilitone, un paesano?) gettò letteralmente il ferito semisvenuto sul camion già pieno, mentre qualcuno da sopra gridava: “basta, basta! vai, vai!”
Nei racconti del Babbo c'è anche la memoria del dolore sofferto durante quel viaggio, ma sopratutto c'era il ricordo quasi ossessivo di un gesto rimasto impresso per sempre: nel tentativo di arrestare l'emorragia abbondantissima, il ferito cercava di tapparsi la guancia e la bocca con una mano,  ma così facendo la manica della divisa si riempiva di sangue che si coagulava costringendo il babbo al gesto, non privo di un certo ribrezzo, di tirar fuori periodicamente il coagulo e gettarlo via fuori dalla sponda del camion.
3 - Che l'inutile operazione fatta in tenda fosse anche dolorosa si può immaginare facilmente: in quelle condizioni tutto sarà stato fatto senza anestesia.
4 - Craùglio è un paese circa a metà strada tra Ruda e Palmanova.
5 - L'infezione causata da una ferita di questo tipo, con la scheggia ancora dentro, sarà stata massiccia: non sorprende che la febbre fosse così forte da farlo “vacillare”.
6 - La semplicità di questo “Mi fa contento” ben si accorda con l'ammirata gratitudine per la pazienza dell'operatore (senza un ceno alla “pazienza” che avrà dovuto avere l'operato!)
7 - Se la febbre sotto i 40° è considerata con sollievo, c'è da immaginarsi cosa saranno stati i giorni precedenti.
8 – Nel giro di 8 giorni l'infezione è superata. Naturalmente senza antibiotici, con soli gargarismi di clorato di potassio!
9 -Questa visita del padre (Fortunato) ha una sua storia. Uno dei privilegi accordati ai soldati erano le cartoline postali “in franchigia”, che si potevano cioè spedire senza affrancare. Il babbo ne scrisse una durante i suoi primi spostamenti da un ospedale di campo a un altro, quando la ferita sanguinava ancora. La cartolina con la notizia del ferimento arrivò così a Rapale un po' macchiata di sangue, aggiungendo drammaticità a una notizia di per sé già preoccupante. Allora il nonno Fortunato fa immediatamente attaccare il calesse, afferra un fiasco di vinsanto stagionato e una lepre che aveva appena preso e scende immediatamente a Bucine per prendere il treno per Milano. Arrivato a Milano, prende una vettura a cavalli e si fa portare all'Ospedale. Ma proprio quando lui arriva, il figlio ormai sfebbrato si trova alla finestra e alla vista del padre grida contento: “Babbo, babbo!”. L'anziano genitore sta giusto scendendo il gradino della carrozza e, distratto da qual richiamo, inciampa e cade rovinosamente a terra, rompendo il prezioso fiasco che sparge per tutta la strada il suo contenuto. Si salva comunque la lepre che, con l'aiuto delle suore compiacenti,viene cucinata per un memorabile festino di tutta la camerata.
10 – I personaggi di queste visite restano in gran parte da identificare. Lo zio Cesare dovrebbe essere il Becheroni secondo marito della zia Maria. Pare poi che ci siano due Cap. Carletti (prof. Carlo e dott. Ezio). Questo rapido trasferimento a S. Giovanni Valdarno sarà stato probabilmente ottenuto dietro qualche raccomandazione.
11 – La sorella di Montevarchi è la Anna sposata Bazzanti.
12 - Il motivo di questa e altre visite a Levane non poteva essere la zia Maria (morta nel 1934) che in prime nozze aveva sposato u n Massini di Levane. Infatti la stessa  zia aveva già riposato un Becheroni di Bucine e quindi sicuramente non abitava più a Levane.
13 – Questo doveva essere il primo ritorno a Rapale dopo la partenza per il servizio militare avvenuta il 15 maggio 1916, cioè 13 mesi e mezzo prima.

14 – La solenne dedica al  Prof. Bastianelli accompagnava apparentemente qualche simbolico dono al Primario. Anche in seguito il babbo ricordava con un certo affettuoso rispetto il Prof. Bastianelli e, quando le circostanze culinarie lo richiedevano, ricordava la sua frequente esortazione: “date carne di coniglio ai soldati d'Italia!”. Ma chi avrà suggerito quell'”implacabile odio austriaco”?

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