Venezia FC: Il Gazzettino - Corsa salvezza, servono punti ad ogni costo -
Nelle retrovie della Serie A le piccole corrono e ci credono, oggi tocca al Venezia non essere da meno. Dimostrare di esserci facendo punti ad ogni costo è l'obiettivo degli arancioneroverdi a Verona fischio d'inizio alle 15.05 dopo l'1-1 del Penzo contro il Genoa, deludente ma parzialmente rivalutato dal pareggio in bianco (il 14. in 27 gare) che i liguri hanno imposto ai campioni d'Italia dell'Inter. Tutte le compagini invischiare in zona retrocessione stanno facendo risultato contro le candidate allo scudetto, Udinese e Salernitana (altro pari ieri col Bologna) rallentando il Milan, nonché il Cagliari andato a centimetri dal piegare il Napoli. Proprio sul team sardo è inevitabile fare la corsa essendo a braccetto a 22 punti, anche se i ragazzi di Paolo Zanetti hanno giocato una gara in meno, gli ormai famosi 90' della discordia di Salerno al centro di una pesante e lunga battaglia (oggi scade il termine per depositare il reclamo alla Corte Sportiva d'Appello chiedendo il 3-0 a tavolino senza giocare).
INCROCI
All'ora di pranzo il Cagliari fa visita al Torino, battuto sotto la Mole dal Venezia due settimane fa ma capace subito dopo di rimontare la Juve, quindi Ceccaroni e compagni giocheranno al Bentegodi conoscendo già il risultato degli isolani. Quello in riva all'Adige si preannuncia come un match dall'alto coefficiente di difficoltà, sulla carta però non meno elevate delle motivazioni che dovrebbero animare un Venezia protagonista all'andata di un clamoroso harakiri (dal 3-0 al 3-4 in 45') dopo aver sfiorato il cielo con un dito.
Un dramma calcistico mai del tutto superato, da provare a vendicare affrontando con intelligenza un Hellas che è probabilmente la vera rivelazione di un campionato iniziato malissimo: zero punti con Di Francesco nelle prime tre giornate, 37 nelle successive 24 con Tudor che ha saputo far emergere tanti e nuovi valori, dopo la cessione alla Lazio nell'ultimo giorno del mercato estivo del gioiello ex veneziano Zaccagni. Una rivincita da inseguire in un ambiente che come sempre sarà caldo e ostile, con circa 800 supporters arancioneroverdi (765 nel settore ospiti) pronti a far sentire meno soli i ragazzi di Zanetti al cospetto degli oltre 14 mila pro-Hellas (9.376 gli abbonati, mentre la campagna abbonamenti lagunare è arrivata a 1.460 per le restanti sei gare casalinghe).
DEFINITIVO
L'accantonamento della difesa a quattro a favore di quella a tre, scelta obbligata per Zanetti a causa della cessione subita di Mazzocchi. Con Mateju in ritardo e troppo difensivo per i gusti del tecnico di Valdagno, ecco la conferma davanti a Romero di Svoboda al centro tra Caldara e Ceccaroni. In regìa sempre Ampadu ma Cuisance rischia il sorpasso da Busio (al rientro dalla squalifica) con Crnigoj esterno destro e Haps a sinistra, corsia che per questa stagione non vedrà più un Molinaro che solo ieri si è scoperto esser stato escluso dalla lista dei senior. Davanti con Henry, reduce dall'illusorio vantaggio sul Genoa, pare certa la presenza dal 1' di Okereke dopo il turno di stop, con Nani forse favorito su Aramu per l'ultima maglia. Indisponibile Sigurdsson (assieme a Kiyine e Lezzerini), partirà in panchina il norvegese Dennis Johnsen, ancora poco incisivo ma raggiunto ieri dal fratello Mikael: centrocampista offensivo classe 2000 e quindi di due anni più giovane, ha firmato da svincolato (30 giugno 2024 la scadenza col Venezia) una volta concluso il suo contratto con il Rosenborg che l'aveva girato agli olandesi Feyenoord. Baby-Johnsen fino al prossimo 31 dicembre giocherà in prestito nella serie B statunitense all'Oakland Roots assieme all'islandese Karlsson.
Marco De Lazzari
«DIMENTICHIAMOCI L'ANDATA VOGLIO UN VENEZIA SUPER»
Paolo Zanetti ama la canzone d'autore italiana. E così, quando si tratta di affrontare il tema di Verona-Venezia, con l'inevitabile riferimento al suicidio della partita d'andata (da 3-0 del primo tempo al 3-4 al 90') usa le parole di Pierangelo Bertoli, indimenticato cantore della tradizione popolare prematuramente scomparso nel 2002: Dobbiamo guardare a quella partita - dice il tecnico del Venezia direttamente dal pullman che sta portando la squadra verso il capoluogo scaligero - con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro - Ne abbiano parlato anche troppo, è stato uno spartiacque in negativo per noi e per quanto è successo dopo. Ci ha tolto un po' di serenità e autostima, abbiamo lottato tanto per uscire da quella situazione: ora sono due partite che sono arrivati punti, siamo una squadra diversa, in un momento diverso, sarà tutta un'altra storia e non pensiamo più al passato.
Anche perchè adesso, sempre per restare in tema bertoliano, adesso soffia un vento diverso. Quattro punti in due partite sono pur sempre un buon punto di ri-partenza, anche se il pareggio col Genoa (in realtà da rivalutare, visto che anche l'Inter venerdì non è andata oltre il pari coi rossoblù) ha fatto storcere più di qualche naso.
Ma ora è più difficile per tutti, anche per le grandi - dice Zanetti - storicamente nel girone di ritorno le squadre che lottano per salvarsi hanno la capacità di far soffrire chi sta molto avanti in classifica. Logico che dopo la vittoria a Torino ci sia aspettava che vincessimo, come del resto volevamo ed abbiamo provato a fare, ma è dura per tutti.
Partite facili, insomma, non ne esistono più, se mai ne sono esistite. Men che meno quella di oggi col Verona, che vanta il quarto miglior attacco del campionato (49 gol). Numeri che Zanetti conosce benissimo: Il Verona è una squadra forte, importante, attacca molto bene. E' una partita difficile, hanno numeri offensivi importantissimi. Fortunatamente prendono anche qualche gol, quindi non sono perfetti. Serve una partita giocata al nostro massimo, di grande carattere e intensità, bisognerà vincere tanti duelli, perchè il loro modo di giocare te lo impone. Dovremo essere bravi a stare dentro a quel tipo di partita. Come fatto all'andata, però solo per un tempo.
Anche per questo Zanetti ha cambiato radicalmente il sistema di gioco, passando al 3-4-3 (o 3-4-1-2), che da Torino sta iniziando a generare frutti: Sono andato avanti con questo sistema perchè ho visto la squadra esprimersi in modo migliore rispetto agli ultimi tempi, alla fine i sistemi li fa chi va in campo. Se la squadra regge ed ha fiducia vado avanti, ma sono pronto a cambiarlo in caso di esigenza. E' una questione di principi: prima difendevamo lo spazio, ora cerchiamo la palla subito e siamo più aggressivi davanti. E' più dispendioso, devo essere bravo a capire quando la birra è finita e come riequilibrarci.
Rivoluzione imposta anche dalla partenza di Mazzocchi (e dal contemporaneo infortunio a Ebuehi), che il tecnico non smette di rimpiangere: Stiamo vedendo quanto stia facendo bene, lo abbiamo preso dalla C, l'abbiamo valorizzato e ora si sta confermando in A, significa che gli abbiamo dato una mano a diventare un giocatore importante e sono contento per lui. Non voglio essere frainteso, né scarico le responsabilità: il problema non è che sia partito, ma che purtroppo abbiamo avuto difficoltà a rimpiazzarlo con un giocatore con quel tipo di caratteristiche, che ora non abbiamo più: quindi adattiamo la squadra anche a questo.
Marco Bampa
Igor Tudor: «Vincere oggi e salire a quota salvezza 40 sarebbe per noi una grandissima cosa»
Il colpaccio gialloblù il 5 dicembre scorso per 4-3 al Penzo, fece coincidere la mancata svolta stagionale del Venezia con uno step importantissimo nel percorso di fiducia del Verona. «Quella dell'andata fu una partita rara, una grande rimonta fuori casa come ad una squadra succedono una volta ogni dieci anni. Un successo che ci ha aiutato a crescere l'ha pesata il tecnico croato Igor Tudor dopo l'ultima seduta a Castelnuovo del Garda avendo guadagnato, in quel modo, tre punti in casa di un Venezia che in quel momento stava andando forte. Nel percorso di maturità servono anche vittorie di quel tipo». Il Verona un altro dispiacere non da poco l'ha regalato il 9 gennaio scorso facendo infilare per 2-1 al Bentegodi da una Salernitana che tre giorni prima aveva dribblato la sfida con gli arancioneroverdi causa-Covid. Oltre che non i campani gli scaligeri nel girone di ritorno hanno perso solo in casa della Juventus (2-0) raccogliendo nel complesso 13 punti, l'ultimo sul campo della Roma sprecando due gol di vantaggio. «Critiche? Io non le leggo, penso che abbiamo fatto una grande gara a Roma, poi i cambi uno li può sbagliare o no. Loro non avevano creato nemmeno un'occasione, questa è la cosa importante, poi hanno segnato su due calci d'angolo. Avremmo strameritato i tre punti avendo dominato, per la gente magari è normale o banale, al contrario per me è una grandissima cosa. Sta ai giornalisti non prenderla come una cosa non scontata, il tifoso invece può vivere di pancia». Il 2-2 dell'Olimpico ha lasciato in eredita le squalifiche in difesa dell'ex Casale e di Gunter, assenze che si sommano a quelle dei lungodegenti Dawidowicz e Pandur, oltre a Veloso, Praszelik e Cancellieri. «Vincere oggi e salire alla quota salvezza di 40 punti sarebbe una bella cosa. C'è già la consapevolezza di avercela fatta ammette il classe '78 di Spalato, ex difensore della Juve perché poi sarebbe difficile non fare tre punti in dodici partite. Vorrei non cambiasse niente, che andassimo sempre al massimo, senza calcoli o pensieri». Quali insidie nasconde il Venezia? «È una squadra fatta bene, ha giocatori forti e mi pare abbia anche investito soldi importanti. Un'avversaria insidiosa e tosta, mi aspetto una partita così, non facile. Dovremo essere al 100% per far uscire le nostre qualità, altrimenti potrebbe diventare una partita brutta». L'Hellas è l'unica squadra dei cinque grandi campionati europei ad avere tre giocatori con almeno nove reti segnate nella stagione in corso: a 9 c'è Caprari, a 10 Barak e a 12 un Simeone che dopo la doppietta a Sant'Elena ha segnato solo all'Atalanta. «Giovanni l'ho visto bello carico, sereno e i tiri entravano meglio negli ultimi allenamenti. È sempre meglio averlo con noi, piuttosto che contro». (M.Del.)
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