L'inferno in terra: come si combatte in trincea

Carso ricovero in prima linea
Diversi tipi di trincea, ma a ogni paese la sua
Le trincee sono lunghi corridoi scavati nel terreno, più o meno profondi, e difesi da filo spinato e mitragliatrici. I soldati vi trascorrono interminabili giornate, nell'estenuante attesa dell'ordine d'attacco, che significa uscire dal proprio nascondiglio e andare allo scoperto, facile bersaglio delle artiglierie nemiche.
Nonostante alcune differenze tra i vari fronti, è possibile individuare tre tipi di trincee, molto differenti per posizione rispetto al nemico e per spazio disponibile: di massima resistenza, di prima linea e avanzate.
Le trincee di massima resistenza sono le più profonde e lontane dalla linea nemica. Sono sicure, perchè non sono raggiungibili dal fuoco avversario e rappresentano il luogo in cui scappare in caso di ritirata o sfondamento nemico. Le trincee di prima linea sono collocate a decine o centinaia di metri dai nemici, sono difese con reticolati di filo spinato e cavalli di Frisia. E' da qui che i soldati partono per gli assalti. Soldati e ufficiali restano in prima linea per settimane, senza ricevere il cambio. Vivono in condizioni igieniche precarie, senza potersi avare né cambiare, esposti al caldo, al freddo e alle intemperie. Vicino al nemico ci sono infine le trincee avanzate, semplici buche occupate durante l'assalto, poco profonde, facilmente raggiungibili dal fuoco nemico e molto pericolose.
La caratteristica di ogni tipo di trincea è la sua “variabilità”: bombardamenti e precipitazioni atmosferiche ne rendono necessario il continuo rifacimento. Le trincee non sono rettilinee, ogni tratto è lungo al massimo dieci metri, vengono scavate seguendo una linea a zig-zag, che divide ogni trincea in settori, a loro volta uniti da trincee traversali di collegamento. In questo modo, se il nemico conquista una parte della trincea, questa rimane separata dalle altre zone di trincea. Così, inoltre, esplosioni e incendi non hanno la possibilità di propagarsi al resto della trincea. I fianchi della trincea sono rinforzati con sacchi di sabbia e tavole di legno. Il fondo di camminamento inizialmente è di terra nuda, in seguito è coperto con assi di legno sopraelevate, per salvare gli scarponi dal fango (ed evitare il terribile morbo del piede da trincea, che causerà amputazioni a migliaia di soldati, che saranno costretti per prevenirlo ad asciugarsi i piedi più volte al giorno, cosa non sempre possibile).
Le trincee si differenziano comunque molto, da paese a paese. Per esempio quelle inglesi e italiane sono le più improvvisate, ottimisticamente costruite per essere abbandonate al più presto. Le trincee francesi sino temporanee ma efficienti.
Le migliori sono sicuramente quelle tedesche, ordinate, pulite, ben organizzate. Sembra che siano create per restarci a lungo, con scale di legno, pareti ricoperte da assi, luce elettrica, brandine. Sono lo specchio di un esercito altamente qualificato ed efficiente.
Spazi enormi e terra di nessuno
Le trincee occupano spazi enormi. Facendo il totale, un'unica trincea immaginaria potrebbe fare il giro della Terra, che ha una circonferenza di circa 40.000 chilometri. Tra le trincee nemiche si estende la terra di nessuno, un ampio spazio pieno di fango, crateri lasciati dalle granate, monconi ai alberi carbonizzati, rotoli di filo spinato, ostali, punteggiato da cadaveri che non sono stati recuperati. Seppellire i morti spesso è impossibile e l'aria, soprattutto in estate, viene appestata dai corpi in decomposizione, come ricorda il giornalista, e reduce Michele Campana, in Un anno sul Pasubio: “Arrivavano a volte nel meriggio delle folate così pestilenziali che ci mozzavano il respiro. Questo puzzo ammorbante c'impedì sempre di mangiare”.
All'attacco!”, verso il corpo a corpo
L'ordine di attacco arriva all'alba ed è preceduto da un intenso tiro di artiglieria dei tuoi compagni, che in teoria dovrebbe scompaginare le difese avversarie, ma in pratica elimina ogni effetto sorpresa. In mezzo a questo suono assordante, devi uscire dalla trincea simultaneamente a migliaia di soldati, cercando di attraversare la terra di nessuno per raggiungere la trincea avversaria, cacciare gli occupanti e conquistare il suolo nemico. Devi schivare i colpi nemici, procedere a zig-zag, nasconderti dietro agli ostacoli per sfuggire all'artiglieria nemica, non cadere nei crateri provocati dalle granate, superare reticolati, muretti, cavalli di Frisia. Sei sei costretto a rallentare per farti strada nel filo spinato, centinaia di soldati di fronte a te hanno il tempo di caricare il fucile, prendere la mira e centrarti in pieno. L'azione prosegue fino all'esaurimento delle forze dei reparti, sempre con nuovi soldati, e con la rimozione forzata dei comandanti non abbastanza implacabili.
Se riesci ad arrivare nella trincea nemica, devi affrontare il peggio: il combattimento corpo a corpo, la parte più dura. E' molto più facile sparare dalla trincea, che uccidere un uomo nel corpo a corpo. Per farlo, l'arma migliore è la baionetta, già montata sul fucile, ma sono anche molto utili le vanghe, che hanno il vantaggio di non conficcarsi nel corpo e di poter essere riutilizzate in fretta. L'esperienza del corpo a corpo è così dura che spesso i soldati preferiscono arrendersi e consegnarsi ai nemici come prigionieri. Che inferno. E non è ancora finita. Che succede? Un contrattacco. I nemici cercano di riconquistare la trincea perduta. Si ricomincia. A parti invertite. “All'attacco!”.
Come convincere i soldati ad attaccare: diserzione e repressione
Andare avanti significa morire, ma anche tornare indietro significa morire, fucilati senza processo, per vigliaccheria o per ammutinamento. Se non si individuano i responsabili, si procede con la strategia della decimazione: un soldato su dieci, innocente o colpevole, viene sorteggiato e mandato di fronte al plotone di esecuzione, senza pietà, in una sorte di agghiacciante roulette russa. Anche Hemingway in Addio alle armi dà un celebre resoconto di queste esecuzioni sommarie, che dovevano creare il terrore:
Abbandono di truppa, condannato alla fucilazione” Due carabinieri condussero il tenente colonnello verso la riva del fiume. Camminava nella pioggia, vecchio, a capo scoperto, con un carabiniere per parte. Non vidi la fucilazione ma udii gli spari. Stavano interrogando un altro. Anche questo ufficiale si era allontanato dalle sue truppe. Non gli permisero di dare una spiegazione. Quando lessero la sentenza sul notes pianse e quando lo fucilarono stavano interrogandone un altro. Facevano in modo di essere occupati a interrogare il prossimo mentre veniva fucilato quello che era stato interrogato prima. In questo modo era evidente che non potevano ripensarci.”
La repressione adeguata è il mezzo migliore di prevenzione dei reati e la pietà usata verso qualche individuo può avere come triste ripercussione il ripetersi del fenomeno criminale da parte di altri”: questa è una delle impetuose circolari sui disertori scritte dal generale Cadorna per i suoi alti ufficiali.
Un deterrente per i soldati in trincea: la fame dei prigionieri: dei circa 65 milioni di soldati coinvolti nella guerra, sono 8 milioni e mezzo quelli che finiscono prigionieri. La Croce Rossa ottiene che ogni paese mandi le risorse per sfamere i propri prigionieri. All'accordo aderiscono Germania, Austria-Ungheria, Francia e Gran Bretagna, e salvano così i loro soldati dalla fame. L'Italia invece è l'unico paese che non aderisce; la criminale decisione di Cadorna, Salandra e Sonnino è dettata dalla volontà di sfruttare la fame e il malessere dei prigionieri – prontamente resi pubblici dalla propaganda – come deterrente per i soldati che pensino di sottrarsi alla vita in trincea facendosi catturare dai nemici. La maggior parte dei prigionieri viene portata a Mautahusen e a Theresienstadt, in quelle che saranno chiamate “le città dei morenti”.
Nelle foto dei prigionieri italiani non è possibile distinguerli dai reclusi dei campi di concentramento di trent'anni dopo. Nelle lettere ai familiari chiedono ossessivamente cibo. Il governo italiano accetta, dopo le pressioni della Croce Rossa, che i familiari mandino pacchi alimentari (al massimo 5 chili), con cibo, vestiti e oggetti. Ma a causa della disorganizzazione, una grande quantità di pacchi si blocca alla frontiera, si smarrisce oppure arriva in grande ritardo, così da rendere immangiabili alimenti deperibili. Dei 600.000 prigionieri italiani, 100.000 moriranno di fame e freddo – particolarmente rigido per i prigionieri che non hanno di che vestirsi perchè hanno ormai barattato i vestiti per un po' di cibo. Di notte, nelle baracche prive di riscaldamento, la temperatura scende sotto zero.. La mattina si raccolgono i cadaveri dei militari morti assiderati.
La fratellanza
Nelle lunghe giornate in trincea i soldati creano legami forti. La trincea rende tutti uguali. I soldati vedono i compagni cadere a uno a uno e sanno che a breve, al prossimo attacco, può toccare a loro. Spesso durante gli attacchi devono calpestare i corpi dei loro compagni morti, tra le urla dei feriti.E poi ci sono i bombardamenti dell'artiglieria contro i quali non c'è possibilità di salvataggio. Il senso di vulnerabilità è uno degli aspetti psicologicamente più devastanti per i soldati. Un giornale francese racconta: “In questa guerra non c'è niente di più spaventoso che essere bombardati. E' una forma di tortura di cui il soldato non riesce a vedere la fine […]. Se ne sta immobile nella sua buca, aspettando e sperando impotente in un miracolo. Queste tremende esperienze creano un grande senso di fratellanza e di solidarietà tra i soldati, che provano paura ma anche, in alcuni casi, desiderio di dimostrare il proprio coraggio, rischiando la vita per recuperare il corpo di un compagno rimasto nella terra di nessuno.
Appunti di ricerca BAUM Biblioteca Dipartimento di Studi Umanistici Università Ca' Foscari Venezia

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