Venezia FC: Corriere del Veneto - Il Venezia resta a casa. Ripartire? Ora è più difficile
«Viviamo in un momento di grande incertezza, purtroppo nessuno è ancora in grado di fare previsioni sull’evoluzione di questa malattia. C’è paura di perdere i nostri cari, c’è paura per le situazioni lavorative ed economiche, serve grande senso di responsabilità perché più ci atteniamo alle regole prima usciremmo da questo flagello e meno saranno le perdite. Noi abbiamo sospeso gli allenamenti prima ancora che uscissero gli ultimi decreti per dare un segnale di esempio a tutti. Il Venezia sta a casa».
Parola di Dante Scibilia, direttore generale del Venezia, che snocciola il suo punto di vista in una situazione davvero difficilissima: «Finché non ci saranno le condizioni – prosegue - per garantire la salute dei giocatori, dei fisioterapisti dei magazzinieri e dei loro familiari al pari di tutti gli altri lavoratori, non riprenderemo gli allenamenti collettivi. Le vite delle persone non possono avere un prezzo, oggi gli interessi economici vengono dopo. Continueremo con gli allenamenti da casa attraverso strumenti di verifica e supporti telematici. Dobbiamo tutti capire che non rispettare le regole non mette a rischio solo la nostra salute ma anche quella degli altri e che prolungherà ancora di più questa situazione». La tenuta psicofisica resta la sfida più grande in questo periodo: «Dobbiamo essere lungimiranti, prendere atto che sarà lunga e purtroppo i dati lo stanno confermando. È giusto provare a fare previsioni ma dobbiamo essere consapevoli che sono poco attendibili e che non si può piegare il virus ai propri desiderata, va combattuto con comportanti virtuosi e va rispettato, non sfidato. Il calcio non so se lo abbia capito nonostante gli errori già commessi: si deve scegliere da che parte stare, da quella del virus o da quella della salute... non ci sono altre posizioni. Oggi sono le istituzioni sanitarie e i medici che ci devono guidare, a loro ci si deve affidare, non dobbiamo essere presuntuosi. E quindi oggi si possono solo prendere decisioni conservative e prudenti. Litigare non serve ad accorciare i tempi della pandemia. Non vedo come le coppe europee possano arrivare ad una conclusione con paesi che sono indietro di un mese rispetto a noi con previsioni ottimistiche di tre quattro mesi, con confini chiusi già adesso e molti che si chiuderanno per evitare il virus di rientro come sta avvenendo in Cina».
Niente in questo momento è semplice o scontato e le soluzioni non sono a portata di mano: «C’è una sola cosa da fare: stare a casa ed essere responsabili, così come devono essere responsabili stando a casa tutti quelli che possono dare l’esempio, chi deve andare a lavorare va ringraziato e protetto ma poi anche queste persone devono eliminare il superfluo. Siamo inevitabilmente collegati con le altre federazioni ed è impossibile pensare che ogni stato vada per conto suo, immaginate i riflessi su mercato e coppe europee, se dovessimo decidere ora ci sarebbe sola una decisione da prendere... Se siamo virtuosi si possono creare le condizioni per prendere decisioni diverse, Europa permettendo».
Dimitri Canello
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