La conquista della Britannia...nata per la reputazione di Claudio

Nell’anno 43 dopo Cristo, l’Impero romano era scosso da tensioni politiche e incertezze, e Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, divenuto imperatore quasi per caso, sapeva che il potere non poteva fondarsi solo sulla legalità o sulla discendenza dinastica. Occorreva la gloria. Occorreva il trionfo. Occorreva, soprattutto, un’impresa militare capace di scolpire il suo nome nella pietra della Storia.
Fu così che Claudio volse lo sguardo verso occidente, oltre le acque tumultuose dell’Oceano, verso un’isola avvolta nel mito e nella nebbia: la Britannia. Da secoli evocata nei racconti dei mercanti e nei ricordi sfocati delle spedizioni cesariane, la terra dei Britanni sembrava fatta apposta per un’impresa epica. Claudio ne affidò l’inizio ad Aulo Plauzio, esperto generale, che aprì la strada con le sue legioni. Ma l’imperatore non si sarebbe accontentato di restare nell’ombra. Doveva esserci. Doveva comandare.
Lasciata Roma nelle mani di Lucio Vitellio, Claudio salpò da Ostia accompagnato da un séguito spettacolare: senatori, cavalieri, dignitari, e perfino elefanti, simboli viventi del potere imperiale. Ma il mare non si piega alla volontà degli uomini: due volte rischiò il naufragio, prima tra le scogliere liguri, poi presso le isole di Hyères. Fu costretto a proseguire via terra, attraversando la Gallia fino a Marsiglia e poi a Gesoriacum, dove infine si imbarcò per la temuta traversata.
Giunto in Britannia, vi rimase solo due settimane.
Furono giorni densi di eventi decisivi: Claudio raggiunse le legioni presso il Tamigi, che fu attraversato alla sua presenza, e la città di Camulodunum – oggi nota come Colchester – cadde. Diversi sovrani locali si arresero al potere di Roma, e l’imperatore fu acclamato imperator in numerose occasioni.
Mandò i generi Pompeo Magno e Lucio Silano a Roma a portare l’annuncio della vittoria, mentre egli stesso intraprese il viaggio di ritorno. Fece sosta a Verona, poi a Ravenna, dove celebrò un trionfo navale simbolico, e infine discese lungo il Po fino all’Adriatico, rientrando nella capitale.
Il Senato, già pronto a glorificarlo, votò in suo onore un trionfo solenne che si svolse nel 44. Per l’occasione, Claudio fece richiamare a Roma governatori e persino esiliati, e fece decorare la propria dimora sul Palatino con una corona navale, emblema della sua vittoriosa traversata oceanica. In via del tutto eccezionale, Messalina, sua moglie, prese parte al corteo, sfilando su un carpentum.
Il carro trionfale dell’imperatore era circondato dai suoi compagni di spedizione, insigniti degli ornamenta triumphalia, che marciavano a piedi, mentre Marco Licinio Crasso Frugi, suo consuocero, cavalcava in testa.
Come già aveva fatto Giulio Cesare, Claudio salì al Campidoglio sulle ginocchia, sorretto da Silano e Pompeo, in segno di umiltà e di pietas. La celebrazione proseguì con corse di carri, gare atletiche, lotte con orsi, danze pirriche. Nel Campo Marzio fu rievocata la resa di Camulodunum, e gli attori inscenarono spettacoli in suo onore. Il Senato gli concesse il titolo di Britannico, che Claudio rifiutò per sé, lasciandolo in eredità al giovane figlio avuto da Messalina, che sarebbe passato alla storia proprio con quel nome: Britannico.

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