Il Circo Massimo, la più gloriosa costruzione Romana
Dalle profondità della storia, là dove il sudore dei cavalli si mescolava al frastuono delle folle, emerge la titanica figura del Circo Massimo. Ancora oggi, esso regna incontrastato, ed è la più vasta e magnifica arena mai concepita dalla mano dell'uomo, capace di inghiottire nelle sue fauci colossali ben duecentocinquantamila anime assetate di gloria!
Lungo seicentoventuno metri di grandezza imponente, il Circo non era un semplice luogo di svago, ma un palcoscenico di destini, dove il fato si decideva nella polvere e nel tuono degli zoccoli. Qui, i carri, spesso le impetuose quadrighe, scattavano dalle dodici arcate dei carceres, le porte della partenza, come fulmini liberati da una gabbia.
Quattro erano le legioni che si affrontavano, quattro le schiere di campioni che incendiavano gli animi: gli Azzurri, simbolo del cielo e della nobiltà; i Bianchi, purezza e velocità; i Verdi, la natura selvaggia e indomita; e i Rossi, la passione ardente e la furia indomabile. Ogni squadra, un'anima, ogni carro, un'icona, ogni auriga, un eroe acclamato da mille voci.
Nel cuore pulsante della spina, l'asse centrale dell'arena, si ergeva un obelisco, un trofeo strappato alle sabbie d'Egitto, un pilastro di gloria portato qui da Augusto, preda di guerra di Ramses II da Heliopoli stessa. A questo, Costanzo II aggiunse un secondo colosso, entrambi testimoni silenti di innumerevoli vittorie e tragedie. Oggi, essi vegliano su altre piazze, a Piazza del Popolo e San Giovanni in Laterano, muti custodi di un'epopea passata.
L'ultimo ruggito di vita del Circo Massimo, l'ultimo brivido di terrore e di sangue, risuonò nell'anno 549, quando il re goto Totila, con la sua orda selvaggia, lo usò per l'ultima, indimenticabile, ma amara recita. Poi, il silenzio scese, ma il suo eco, quello del più grande spettacolo mai visto, risuona ancora oggi, tra le rovine che sfidano i secoli.
Commenti
Posta un commento