Le navi di Caligola, scomparse per due millenni

Nel cuore dei Colli Albani, dove il lago di Nemi si stende come uno specchio oscuro e sacro, l'imperatore Caligola, signore della Roma imperiale, ordinò la costruzione di due navi immense e magnifche in legno. Questi palazzi galleggianti, lunghi oltre settanta metri e larghi quasi trenta, erano ornati di templi, appartamenti imperiali e terme, un trionfo di ingegneria e sfarzo che rifletteva la divinità che Caligola si proclamava di possedere.
Su quelle acque placide, le navi solcavano il lago come regine invincibili, luoghi di fasti e simulazioni di battaglie, dimora mobile dell'imperatore e simbolo del suo potere assoluto. Ma con la morte di Caligola, nel 41 d.C., il Senato romano, desideroso di cancellare ogni traccia del tiranno, decretò la fine di quelle meraviglie: le navi furono affondate nelle profondità del lago, inghiottite dalle acque come un segreto proibito.
Per quasi due millenni, le leggende narrarono di quelle imbarcazioni sommerse, custodite dal silenzio del lago e dalla memoria degli abitanti. Solo nel XV secolo, il cardinale Prospero Colonna tentò di sfidare l'oblio, cercando di riportare alla luce quei giganti sommersi, ma la loro grandezza e il peso immenso resero ogni tentativo vano.
Fu solo nel XX secolo, con un'impresa titanica, che il lago fu prosciugato e le navi furono finalmente estratte dalle acque dopo secoli di attesa. Lì, davanti agli occhi del mondo, riemersero i relitti maestosi, testimoni di un'epoca di splendore e follia, conservati in un museo creato appositamente per onorarli.
Tuttavia, il loro destino fu segnato da un'ombra oscura: nel 1944, in un turbine di guerra e distruzione, le navi furono distrutte, vittime di un mistero tra bombardamenti e ritirate, lasciando solo il ricordo di una gloria perduta e di un imperatore che volle sfidare gli dei stessi costruendo palazzi sull'acqua, ora dissolti nelle acque del tempo.
Scripta Manent

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