Come recitare Daimoku?
Recitare
Daimoku non significa implorare qualcuno di concederci qualcosa né
significa lamentarsi o piangerci addosso per le nostre presenti
circostanze. Il Daishonin rivolge a Shijo Kingo queste parole:
«[Marishiten] ti ha reso abile nel maneggiare la spada, mentre
Nichiren ti ha donato i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo» (SND,
4, 194). E in un’altra lettera: «La potente spada del Sutra del
Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede» (SND, 4,
150). Analogie che non lasciano spazio a interpretazioni: più che a
una noiosa litania, il nostro Daimoku dovrebbe ricordare una spada
leggera, robusta e affilata con la quale affrontare coraggiosamente
la vita. E non è neanche necessario porsi davanti al Gohonzon in una
posizione subordinata: d’accordo, siamo comuni mortali con le
nostre debolezze e i nostri difetti, ma il Daishonin ammonisce: «…se
reciti e credi in Myoho-renge-kyo, ma pensi che la Legge sia al di
fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un
insegnamento imperfetto […] quando invochi la Legge e reciti il
Sutra del Loto, devi essere profondamente convinto che
Myoho-renge-kyo è la tua stessa vita» (SND, 4, 4). E ancora: «Non
cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te» (SND, 4, 203).
Daisaku Ikeda suggerisce di recitare con il ritmo di un cavallo al
galoppo, un’immagine ricca di potenza, leggerezza e armonia, e dice
che il nostro Daimoku dovrebbe generare gioia in chi ascolta. E cosa
dire dei pensieri? Non è sempre facile avere ben chiari i nostri
obiettivi durante la recitazione: spesso andiamo davanti al Gohonzon
non per chiedere qualcosa, ma semplicemente per capire cosa vogliamo.
E anche quando siamo certi di quello che desideriamo, chi ci
garantisce che il nostro desiderio sia dettato dalla natura di Budda
e non dal nostro stesso karma? Non importa, recitando Daimoku –
sinceramente, non per pura formalità – attiviamo il Budda dentro
di noi e lui conosce la risposta e spesso questa è migliore di
quella che avremmo immaginato, anche se magari un po’ diversa. Non
dobbiamo neanche preoccuparci troppo se, mentre tentiamo di
concentrarci, molti pensieri affollano la nostra mente distogliendoci
dallo scopo della nostra recitazione: quando ce ne rendiamo conto
tentiamo di ritrovare la concentrazione. Josei Toda insegnava che un
“esercizio” di questo genere ci porterà naturalmente a imparare
a concentrarci sul Gohonzon.
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