Aprire gli occhi ciechi e cambiare tutto quello che di noi va cambiato
Assumersi la responsabilità del nostro karma è qualcosa che abbiamo deciso dal primo Nam-myoho-renge-kyo. Ma ora di più. È il tempo delle decisioni profonde, quelle che lo trasformano, il karma. Ci vuole una condizione vitale intensa e fortissima, che è a portata di mano per noi che pratichiamo, se solo lo desideriamo ardentemente. Aprire gli occhi ciechi e cambiare tutto quello che di noi va cambiato. Che occasione magnifica. C’è qualcosa che arriva, imprevisto e potente, che contiene velocità e lentezza, solitudine e relazione, orrore e bellezza. Tutto vorticoso. Stare nel presente sapendo che questo è il momento per illuminare tutto quello che di noi ancora non abbiamo illuminato. Puntare la luce della fede in ogni angolo lasciato ancora buio per abitudine. Perché “tanto c’è tempo”. E invece va fatto ora. Senza aspettare il dopo, che quando arriverà non sarà più il dopo che avevamo immaginato. Per la prima volta nella storia dell’umanità siamo davvero un’unica cosa. I drammi e gli sconvolgimenti finora avvenuti nella storia avevano sempre qualche pezzo di realtà che restava fuori. Ma nell’era della globalizzazione questo non è più possibile. Nell’era della pandemia da coronavirus questo non è più possibile. D’altronde lo dice la parola stessa. “Pandemia” viene dal greco pan (tutto), demos (popolo). La definizione originaria è “riunione di tutta la popolazione”. Nessun accenno alla “malattia” nell’etimo di questa parola. Solo il significato profondo che “pandemico” è qualcosa che riguarda tutto il mondo. È accaduto un imprevisto simbolico. Qualcosa destinato a cambiare la nostra epoca. Perché le caratteristiche simboliche del virus sono travolgentemente nuove. Il virus non è un nemico. Perché il nemico sono io che respiro e respirando posso contagiare chi mi è accanto. Dunque non servono le bombe. Non è una guerra. Il virus non si può bombardare. Non è nemmeno una catastrofe naturale, un terremoto, uno tsunami che travolge chi incontra sul suo passo, sui quali poco possiamo. È una cosa nuova e stavolta il nostro comportamento, visibile e invisibile, è più che mai determinante. Il virus si affronta con la responsabilità. Proprio come quando ci ammaliamo e usiamo la malattia per trasformare qualcosa di più profondo, non aspettando che passi, anche ora che è l’intero pianeta ad essere ammalato dovremmo fare la stessa cosa. Non vivere nell’attesa, ma rispondere: sì, io cambio. Decido di esserci con tutta me. In un incoraggiamento del 29 dicembre Sensei scrive: «Quando cambia il nostro ichinen, noi cambiamo./ Quando noi cambiamo/ cambia il nostro ambiente,/ cambia il mondo» (NR, 666, 9). Shi-mei, usare la vita. Ora più che mai.
(Gianna Mazzini) BS 201
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