Lo sparo di un cannone da 149 G.

Rapido un turbinio di bombarde ci avvolse in una cortina di fumo pestifero, mentre la montagna e i medi calibri radevano il Trincerone Scotoni colpito da schegge di bombarda agli occhi, cadde lamentandosi, io mi buttai nel Trincerone ché le sentinelle avevano dato l’allarme. Ed incominciò la fucileria intensa, rapida, falciatrice. Avanti noi, nella anfrattuosità del terreno, c’erano diversi gruppi di austriaci che avanzavano in ordine sparso. Ma qualcuno già urlava per le ferite, altri tentavano avanzando di proteggersi dietro i sassi, altri erano protetti da scudetti. Non si poteva guardare ché più intense e precise erano le granate radenti e le bombarde e gli shrapnells. Una granata cadde in pieno sull’angolo di destra. Sbricciolarsi di membra e di sangue. Mi precipitai verso quella parte che restava sguarnita, strattonai un alpino che sembrava impalato e cadde riverso già morto: Albarello. Saltai due altri morti. Fischiò paurosamente una bombarda e si interrò senza scoppiare in un sacchetto a terra a pochi centimetri dalla mia testa. Mi vidi perduto, balzai oltre.
Giorgio Bini Cima, La mia guerra, Corbaccio, Milano 1932

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