In certi libri
In
certi libri ci sono passi in grado di penetrarci così a fondo che
non possiamo più scordarli, non tanto per la bravura dell'autore
quanto perché "la vicenda pare scorrere per conto suo",
quasi "si fosse scritta da sé". Simili passi ci rimangono
nella mente, o nel cuore - o comunque tu voglia chiamarlo - non tanto
come portentose creazioni di un mastro artigiano quanto come momenti
teneri, strazianti e dolorosi, che ricorderemo per anni e addirittura
oltre alla stregua dei periodi d'inferno (o paradiso) che viviamo
realmente. Quindi, vedi, se fossi un eccellente maestro della parola
invece che l'ultimo arrivato tra i rubricisti, sarei sicuro che
questa è una delle pagine della mia opera intitolata Rüya e Galip
che potrebbero rimanere in mente per anni ai miei sensibili e
intelligenti lettori. Ma è un tipo di certezza di cui non dispongo.
È per questo che su questa pagina, caro lettore, vorrei lasciarti
solo con i tuoi ricordi. E il modo migliore per farlo sarebbe
suggerire al tipografo di coprire del tutto le pagine successive con
un inchiostro nero. In modo che potessi essere tu a usare la tua
fantasia allo scopo di creare ciò a cui io non so rendere giustizia
con la mia prosa. E, per descrivere il nero del sogno in cui mi sono
trovato sprofondato nel punto in cui ho interrotto la mia storia,
ricordati il silenzio da cui è stata inondata la mia mente nel corso
delle successive vicende, che ho vissuto come fossi sonnambulo.
Considera dunque le pagine che seguono, le pagine nere, alla stregua
dei ricordi di un sonnambulo.
Orhan
Pamuk
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