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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

Gosho quotidiano 1 febbraio 2025

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"Per tutti coloro che credevano nel Sutra del Loto ma non riuscivano a credere del tutto, il quinto volume espose il cuore dell’intero sutra, la dottrina del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. Era come se un oggetto nero fosse diventato bianco, come se la lacca nera fosse diventata simile a neve, come se una cosa sporca fosse diventata pulita e pura o il gioiello che esaudisce i desideri fosse stato gettato nell’acqua torbida [per renderla limpida]. Vi si narra di come la fanciulla drago divenne Budda nella sua forma di serpente. E a quel punto nessuno poteva più dubitare che tutti gli uomini potessero conseguire la Buddità. Per questo affermo che l’illuminazione delle donne viene esposta come modello." Dal Gosho "Il sutra della vera riconoscenza" (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, volume I, pag. 827)

Il vino nella Roma antica

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Nei primi tempi, il vino proveniva dai vigneti situati presso le zone paludose e dai colli del Lazio. Le vigne erano basse fin quasi a terra, non avevano sostegni e producevano un vino scadente. A testimoniare il ruolo ancora non centrale del vino nella vita dei Romani, era il fatto che le prime libagioni di Romolo, in forma di offerte sacrificali di sostanze liquide, furono compiute con il latte e non con il vino. Solo in seguito il vino fu usato nei riti con sacrifici: in tal caso, esso non doveva essere stato prodotto da acini pigiati da piedi recanti ferite, né da viti non potate, colpite da fulmini o nei cui pressi fosse avvenuta un’impiccagione. Tutto questo era sacrilego. In origine, alle donne era vietato bere il vino e accedere alla cantina. Per questo, il marito poteva esercitare lo ius osculi, cioè il diritto di bacio, pratica in uso nelle famiglie più illustri, per controllare che l’alito della moglie non odorasse di vino. Roma, nella coltivazione delle viti, subì l’influen...

Venezia FC: Rassegna stampa del 1 febbraio 2025

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La ricchezza che ci forniscono i libri

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"Più vuota è la mente di una persona, di più denaro ha bisogno per riempire i suoi fine settimana. Non creando o producendo nulla da sola, deve comprare tutto per divertirsi. Invece qualcuno con un certo livello di cultura trova piacere in una buona conversazione, nella lettura di un libro o nel godersi la musica, arricchendo il suo tempo in modo più profondo e significativo. La ricchezza che ci forniscono i libri è una vera fortuna, più duratura e pura di qualsiasi ricchezza materiale possa essere posseduta." Fernando Savater

Il vino nella Roma antica

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Nei primi tempi, il vino proveniva dai vigneti situati presso le zone paludose e dai colli del Lazio. Le vigne erano basse fin quasi a terra, non avevano sostegni e producevano un vino scadente. A testimoniare il ruolo ancora non centrale del vino nella vita dei Romani, era il fatto che le prime libagioni di Romolo, in forma di offerte sacrificali di sostanze liquide, furono compiute con il latte e non con il vino. Solo in seguito il vino fu usato nei riti con sacrifici: in tal caso, esso non doveva essere stato prodotto da acini pigiati da piedi recanti ferite, né da viti non potate, colpite da fulmini o nei cui pressi fosse avvenuta un’impiccagione. Tutto questo era sacrilego. In origine, alle donne era vietato bere il vino e accedere alla cantina. Per questo, il marito poteva esercitare lo ius osculi, cioè il diritto di bacio, pratica in uso nelle famiglie più illustri, per controllare che l’alito della moglie non odorasse di vino. Roma, nella coltivazione delle viti, subì l’influen...

Dolomiti di Cortina

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