Un insegnamento centrato sugli esseri umani

Una premessa importante: cosa si intende per umanesimo buddista?
La caratteristica principale del Buddismo è quella di essere una religione per gli esseri umani, che pone al centro la persona e la fiducia nella sua capacità di trasformazione. Il principio del conseguimento della Buddità nella forma presente, rivelato nel Sutra del Loto, insegna che ogni essere umano, manifestando la propria natura di Budda, è in grado di rivoluzionare la sua condizione vitale nel momento presente e nella realtà in cui vive. La soluzione ai problemi sociali non può prescindere da questa trasformazione positiva dell’individuo.
Nichiren Daishonin aveva una visione lucida della natura dell’Ultimo giorno della Legge, un’epoca di tumulti e confusione nella società e nel mondo religioso, e per tale ragione mise in luce l’aspetto umanistico del Buddismo. Questo rispecchia anche ciò che è alla base del movimento della Soka Gakkai: prendersi cura di ogni persona con cui si è in contatto. Da questa prospettiva l’umanesimo buddista consiste semplicemente nel credere fino in fondo negli esseri umani. Il presidente Ikeda spiega che l’umanesimo non è un modo speciale di vivere, ma il puro atto di immedesimarsi nei pensieri degli altri, di incoraggiare chi si sta impegnando duramente o sta soffrendo e di condividere le gioie con chi è felice. L’umanesimo si trova dentro il cuore degli esseri umani e si evidenzia nel loro comportamento.
Per spiegare concretamente come si esprime l’umanesimo buddista e cosa occorre perché possa manifestarsi, possiamo mettere in luce tre elementi.
Il primo è la compassione, che si può riassumere nell’azione di condividere dolori e sofferenze in modo reciproco. Aiutare noi e gli altri a diventare felici è la massima espressione del rispetto e ci permette di tirare fuori la parte migliore di noi. L’incoraggiamento è lo strumento attraverso il quale è possibile illuminarsi a vicenda.
Il secondo riguarda l’importanza di una pratica quotidiana costante e come questa sia fondamentale per far sì che l’oscurità innata, causa fondamentale della sofferenza, resti in uno stato di latenza e prevalga la natura dell’Illuminazione. Ne La raccolta degli insegnamenti orali si legge: «La sola parola “fede” è la spada affilata con cui si affronta e si vince l’oscurità fondamentale o ignoranza fondamentale» (BS, 116, 61). Attraverso la recitazione di Gongyo e Daimoku noi lucidiamo la nostra vita e risvegliamo la natura di Budda.
Il terzo è la capacità di unirsi e collaborare per creare una solidarietà del bene tra gli esseri umani che sostiene il principio della sacralità della vita e si oppone fermamente a tutto ciò che nega la dignità dell’essere umano.
Il presidente Ikeda definisce il XXI come il secolo della vita. A oggi, anche se nessuno nega apertamente la dignità della vita, non siamo ancora giunti a considerarla come il principio fondante della società. Ed è qui che diventa davvero importante la nostra missione di realizzare il secolo della vita in quanto praticanti del Buddismo e membri della Soka Gakkai.
Scrive il presidente Ikeda:
«Lo spirito compassionevole nei confronti di coloro che soffrono è lo spirito del Daishonin e lo spirito della Soka Gakkai. Questo è il significato di umanesimo buddista» (NRU, 25, 92).
E ancora:
«Le religioni, gli Stati, i movimenti non devono mai ridurre le persone a un mezzo per raggiungere un fine. Il loro scopo deve sempre essere quello di proteggere le persone. Questo è il vero umanesimo» (NRU, 26, 222).
Cosa lega la Soka Gakkai, nata in epoca moderna, alla tradizione del Buddismo?
L’origine degli insegnamenti praticati dalla Soka Gakkai va ricercata in India, nella predicazione del Budda Shakyamuni. Successivamente i princìpi propagati da Shakyamuni sono stati sviluppati da vari studiosi come Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai, Miao-lo, Dengyo e, successivamente, da Nichiren Daishonin.
Ma nel corso dei secoli il cuore dell’umanesimo buddista è andato perduto, fino al punto di venerare il Budda come divinità in grado di salvare le persone dalla sofferenza.
Nei primi decenni del Novecento Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda attinsero agli scritti del Daishonin il quale, basandosi sul Sutra del Loto, aveva ripristinato l’insegnamento fondamentale di Shakyamuni ricavandone l’essenza, la Legge di Nam-myoho-renge-kyo, e manifestandola nella forma del Gohonzon, l’oggetto di culto.
La Soka Gakkai trae dunque il suo lignaggio dall’umanesimo buddista che ebbe origine da Shakyamuni: il rispetto della vita di ogni essere umano. La linea di connessione tra Shakyamuni, il Sutra del Loto, Nichiren Daishonin e la Soka Gakkai è tracciata dunque dalla centralità delle persone comuni.
Scrive a tale proposito il maestro Daisaku Ikeda:
«La Soka Gakkai è stata fondata nel 1930, in un periodo a cavallo fra le due guerre mondiali. All’epoca, in Giappone, le religioni tendevano a essere sottomesse allo Stato, diventandone in tal modo quasi parte integrante. A causa di tale connubio non ebbero in seguito il coraggio di arginare la tendenza militarista della società nipponica. In questo quadro politico-religioso, la Soka Gakkai riscoprì la potenzialità del Buddismo di Nichiren Daishonin, che si fonda sul Sutra del Loto, in quanto “religione per la felicità dell’essere umano”. Iniziò così a diffonderne la pratica con lo scopo di realizzare il benessere di ogni persona. Il risultato fu che la Gakkai subì pesanti persecuzioni da parte del governo militarista e il primo presidente, Tsunesaburo Makiguchi, affrontò il martirio in carcere.
Nel Sutra del Loto, che può essere considerato il nucleo centrale del Buddismo mahayana, il desiderio del bodhisattva di realizzare la propria e l’altrui felicità rappresenta in realtà un desiderio che nell’intimo possiedono tutti gli esseri umani e gli esseri viventi in genere. Risvegliare in ogni persona questo desiderio e stimolare la natura umana positiva è la missione originaria non solo del Buddismo, ma di tutte le religioni. Nel Sutra del Loto viene rivelato che un numero infinito di bodhisattva, i Bodhisattva della Terra, appariranno nel mondo reale con il compito di realizzare la missione originale della religione. Tale apparizione riveste un significato di estrema importanza: chiunque si risvegli al desiderio originale della vita può diventare un Bodhisattva della Terra»
(Prefazione agli scritti di Nichiren Daishonin, RSND, 1, xii).
I Bodhisattva della Terra sono proprio i membri della Soka Gakkai che oggi ereditano questo insegnamento e si fanno promotori di una religione che esiste per tutti gli esseri umani. Il Gohonzon è il vessillo della propagazione di questo umanesimo, il cui obiettivo è affermare il rispetto della dignità della vita come spirito fondamentale del nostro tempo.
Il Gohonzon di Nichiren Daishonin

Che cosa rappresenta?
Nichiren Daishonin istituì il Gohonzon, che reca iscritto al centro Nam-myoho-renge-kyo, la Legge dell’universo, come oggetto di culto per far sì che tutti potessero creare un legame diretto con la Legge e sperimentarla nella propria vita. Concretizzando la Legge nel Gohonzon, il Daishonin creò un mezzo tramite il quale tutte le persone potessero entrare direttamente in relazione con essa.
Il Gohonzon, che consente a tutti di ottenere l’Illuminazione, è la manifestazione essenziale del voto del Daishonin per la salvezza di ogni essere umano. Il termine honzon significa “oggetto di culto”, mentre go è un prefisso onorifico. In esso il Daishonin ha rappresentato l’aspetto più nobile e fondamentale della vita, propria e di ogni altra persona, facendone l’oggetto di massimo rispetto e venerazione. Quando si prega davanti al Gohonzon il punto essenziale è essere consapevoli che si tratta di un’espressione grafica di Nam-myoho-renge-kyo, la vita stessa del Daishonin. Come egli afferma: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365).
Il Gohonzon esprime quindi l’unità della persona e della Legge, in quanto Nichiren vi appone la sua firma e il suo sigillo e la sua stessa vita illuminata, identificata con l’eterna Legge mistica. Il Daishonin espresse il supremo stato vitale al quale si era risvegliato nella forma concreta di questo oggetto di culto per aiutare le persone a rivelare il Gohonzon che anch’esse posseggono intrinsecamente, lasciandolo in eredità come “uno specchio limpido” da usare per conseguire la Buddità.
Scrive il presidente Ikeda:
«Se ricerchiamo un oggetto di culto nel Sutra del Loto è più appropriato scegliere Myoho-renge-kyo piuttosto che Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato. Nichiren fu il primo a spiegarlo chiaramente. Senza il suo insegnamento le persone non avrebbero compreso il significato del Sutra del Loto come rivelazione dell’oggetto di culto» (MDG, 313).
E ancora:
«Questo è “l’oggetto di culto per osservare la mente”. Non v’è altro modo per condurre tutte le persone all’Illuminazione che aiutarle a manifestare l’oggetto di culto nella propria vita. Ed è ciò che fa il Gohonzon, offrendo questa possibilità a chiunque, in pari misura. L’oggetto di culto per l’osservazione della mente rappresenta un cambiamento radicale nell’idea di oggetto di culto. In ciò risiede l’essenza di una religione per l’umanità che rispetta al massimo grado il potenziale umano e rende possibile un vero cambiamento» (MDG, 330).
Da dove proviene questo oggetto di culto?
Nel Gosho Il reale aspetto del Gohonzon il Daishonin tratta esaustivamente proprio tale questione, ribadendo che questo oggetto di culto «non è in alcun modo una mia invenzione» (RSND, 1, 737), ma raffigura fedelmente la Cerimonia nell’aria come viene descritta nel sutra al momento dell’esposizione del capitolo Durata della vita. La Cerimonia nell’aria rivela simbolicamente che il Budda, gli esseri viventi e la terra sono tutte entità della Legge mistica eterna, che il Daishonin manifestò come Nam-myoho-renge-kyo. La Torre preziosa, che si erge ingioiellata al centro della Cerimonia nell’aria, raffigura la Legge mistica come un pilastro che sostiene il mondo. Poiché la Cerimonia nell’aria trascende il tempo e lo spazio, siamo in grado, pregando davanti al Gohonzon, di partecipare a essa in ogni momento e in ogni luogo. Con la pratica giornaliera di Gongyo e Daimoku possiamo unirci all’eterna Cerimonia nell’aria qui e ora. Possiamo far risplendere la Torre preziosa dentro di noi in modo che illumini la nostra vita e le nostre attività quotidiane. Questa è la meraviglia del Gohonzon (cfr. MDG, 376).
Pur essendo un oggetto non di sua invenzione, come specificato da Nichiren stesso, è bene sottolineare che egli, nello stabilire Nam-myoho-renge-kyo come insegnamento per conseguire la Buddità, abbia rivoluzionato il concetto stesso di oggetto di culto come mai nessuno prima di lui aveva fatto.
Nel Gosho il Daishonin scrive:
«Tanto per cominciare, questo Gohonzon fu rivelato negli ultimi otto dei cinquant’anni in cui il Budda predicò in questo mondo e, in questi otto anni, negli otto capitoli [del Sutra del Loto] che vanno dal capitolo Emergere dalla Terra al capitolo Affidamento. Ora, durante i tre periodi successivi alla morte del Budda, nei duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge, non esisteva nemmeno il termine “oggetto di culto dell’insegnamento originale”. Come avrebbe potuto dunque essere rivelato l’oggetto di culto? Inoltre non vi era nessuno che fosse in grado di esprimerlo. T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo lo percepirono nei loro cuori, ma per qualche ragione non lo resero mai in parole [...]. Tuttavia il sutra stesso, così come i commentari di T’ien-t’ai e di Miao-lo, affermano esplicitamente che il Gohonzon apparirà nei primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno della Legge, duemila anni dopo la morte del Budda» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 737).
Un altro passo del Gosho afferma:
«Qualcuno potrebbe dubitare e dire: “Esso non si trova descritto nei sutra e nei trattati e, proprio perché non c’è, i vari saggi non lo hanno mai dipinto o scolpito in legno”. Io dico che i sutra sono davanti ai loro occhi e quindi quelli che hanno dubbi dovrebbero esaminare se esso sia o non sia rivelato nei sutra. È uno sbaglio condannare questo oggetto di culto semplicemente perché non fu mai dipinto o scolpito in epoche passate. [...] La Legge del Budda, anche se è davanti agli occhi, non apparirà se manca la capacità [delle persone], e non si propagherà se non è il tempo giusto. Questo è in accordo con le leggi della natura [...]. Il Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti, custodì questo Gohonzon nella sua mente per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi e, anche dopo essere apparso in questo mondo, non lo espose per oltre quarant’anni dalla sua prima predicazione. Anche nel Sutra del Loto non lo menzionò nei primi capitoli dell’insegnamento transitorio; nel capitolo Torre preziosa, l’undicesimo, egli cominciò a farlo trapelare, lo rivelò nel capitolo Durata della vita e concluse la spiegazione nei capitoli Poteri sovrannaturali e Affidamento» (Risposta a Niiama, RSND, 1, 413).
In quale periodo della vita Nichiren iscrisse il Gohonzon?
Durante la persecuzione di Tatsunokuchi, nel 1271, quando fu sul punto di essere decapitato, il Daishonin “abbandonò il transitorio e rivelò l’originale” (giapp. hosshaku kempon), ovvero abbandonò la sua condizione transitoria e rivelò la sua identità originale di “Budda di gioia illimitata illuminato dal tempo senza inizio”, il Budda originale inseparabile dalla “Legge eterna”, pur rimanendo una persona comune. Fu allora che cominciò a iscrivere i Gohonzon, perché voleva guidare tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge sul grande cammino della felicità eterna. Per inciso, il carattere cinese per “abbandonare” significa anche aprire (cfr. MDG, 300).
Scrive il presidente Ikeda:
«Dedicandosi in maniera altruistica a diffondere la Legge, il Daishonin manifestò la sua identità originale, caratterizzata dall’unità con la Legge suprema. Solo grazie a quest’esempio concreto poté manifestare il significato fondamentale della sua vita, la rivelazione dell’oggetto di culto, cioè la rivelazione della vita del «Budda eterno che è una sola cosa con la Legge eterna» (MDG, 321).
Cosa è rappresentato nel Gohonzon?
Il Gohonzon comprende in sé tutti gli esseri dei dieci mondi senza eccezioni. In diversi scritti il Daishonin evidenzia come nel Gohonzon siano presenti tutte le funzioni dell’esistenza e come alcune ne rappresentino implicitamente anche altre. Per inciso è presente anche Devadatta, che attentò alla vita del Budda, e ciò può essere considerato come un’esortazione a trionfare sulla natura demoniaca della vita.
Afferma a tale proposito il maestro Ikeda:
«Nel Gohonzon non è rappresentato soltanto il Devadatta che tradì Shakyamuni e fu tormentato da atroci sofferenze. Nel Gohonzon vediamo anche il Devadatta che, illuminato dalla Legge mistica, è diventato un devoto della Legge nel mondo d’Inferno assumendosi la missione unica di armonizzare quel regno di estrema infelicità. La Buddità di quest’unica persona malvagia apre la strada per la Buddità a infinite persone malvagie.
[…] L’oggetto di culto del Buddismo di Nichiren Daishonin contiene il potere di creare armonia, che è l’ideale di tante religioni. Perciò il Dashonin lo iscrisse in un’epoca di conflitti, in un tempo caratterizzato dall’oscurità più tetra» (MDG, 391).
È importante comprendere che ognuna delle figure presenti nell’oggetto di culto vi compare in funzione dei cinque caratteri del Daimoku sospesi al centro della Torre preziosa. La presenza dei rappresentanti dei dieci mondi illuminati dalla Legge mistica indica che, indipendentemente dalle loro sofferenze, tutti gli esseri viventi possono rivelare la propria vera natura di entità della Legge mistica, liberarsi dalla sofferenza e ottenere l’Illuminazione grazie al Gohonzon.
Nel Gosho è scritto:
«È l’oggetto di culto che raffigura il Budda Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo, seduto nella Torre preziosa del Budda Molti Tesori, e gli altri Budda che erano emanazioni di Shakyamuni, fedelmente come la stampa riproduce la matrice. I cinque caratteri del titolo del Sutra del Loto sono sospesi al centro della Torre preziosa, mentre i quattro re celesti sono seduti ai quattro angoli. Shakyamuni, Molti Tesori e le quattro guide dei Bodhisattva della Terra sono allineati in alto. Seduti sotto di loro sono i bodhisattva, fra cui Virtù Universale e Manjushri e gli ascoltatori della voce, fra cui Shariputra e Maudgalyayana. [A fianco di questi] stanno gli dèi del sole e della luna, il Re demone del sesto cielo, il Re drago e un asura. In più i re di saggezza Inamovibile e Ardente di Desideri si collocano rispettivamente a sud e a nord. Il perfido traditore Devadatta e l’ignorante figlia del Re drago formano un unico gruppo. Non solo la Madre dei Fanciulli Demoni e le dieci fanciulle demoni, che succhiano la vita delle persone in tutto il sistema maggiore di mondi, ma anche le divinità guardiane del Giappone, cioè la Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman, i sette regni di dèi celesti e i cinque regni di dèi terreni, e tutti i vari dèi maggiori e minori sono allineati in fila. Queste sono le divinità permanenti. Come avrebbero potuto essere escluse le restanti divinità che ne sono le manifestazioni temporanee? [...]
Il capitolo Torre preziosa afferma: “[Il Budda Shakyamuni usò i suoi poteri sovrannaturali per] sollevare nell’aria tutti i membri della grande assemblea”. Nel Gohonzon dimorano, senza eccezione alcuna, tutti i Budda, i bodhisattva e grandi saggi, tutti i vari esseri dei due mondi e degli otto gruppi che appaiono nel capitolo Introduzione del Sutra del Loto. Illuminati dalla luce dei cinque caratteri della Legge mistica, rivelano i nobili attributi che possiedono intrinsecamente. Questo è l’oggetto di culto» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 737).
LO SAPEVATE CHE...
Il Daishonin iscrisse Gohonzon specifici per alcuni seguaci che avevano dimostrato una solida fede nei suoi insegnamenti. In alcuni casi si trattava di Omamori Gohonzon, ovvero un Gohonzon iscritto su un foglio di carta che il ricevente piegava e portava con sé. In altre occasioni invece l’oggetto di culto era inciso nel legno. Per esempio la lettera Il reale aspetto del Gohonzon, che contiene una descrizione dettagliata dell’oggetto di culto compresa la spiegazione del significato dei singoli caratteri, era destinata a una credente di nome Nichinyo, che si ritiene fosse la moglie di Ikegami Munenaka, per la quale Nichiren aveva iscritto un Gohonzon specifico. Nel corso degli anni Nichiren iscrisse e affidò ai discepoli vari Gohonzon, ognuno dei quali differisce dagli altri per un aspetto o un altro, o per via di qualche dettaglio, ma tutti, allo stesso modo, vedono rappresentate le varie funzioni dell’esistenza con Nam-myoho-renge-kyo iscritto al centro.

Se questo oggetto di culto rappresenta la vita, perché ci si dovrebbe riferire a un oggetto esterno?
La funzione del Gohonzon consiste nel farci risvegliare al fatto che la nostra stessa vita è un’entità della Legge mistica; quindi dobbiamo credere che la nostra vita è indubbiamente rappresentata in questo Gohonzon. In tutti gli scritti dove spiega il significato del Gohonzon, il Daishonin insegna che lo stesso stato vitale materializzato nell’oggetto di culto esiste dentro di noi. Nel Gosho La Torre preziosa espone con estrema semplicità questo concetto: «Perciò Abutsu-bo è la Torre preziosa stessa, e la Torre preziosa è Abutsu-bo stesso» (La Torre preziosa, RSND, 1, 413).
L’oggetto di culto istituito dal Daishonin, lascito per l’intera umanità, è il catalizzatore che permette di manifestare nella nostra vita il mondo di Buddità. Il mezzo per attingere alla natura di Budda di cui siamo intrinsecamente dotati è la fede. In tal senso, ricevere il Gohonzon dalla Soka Gakkai, l’organizzazione che porta avanti il mandato del Budda originale Nichiren Daishonin, custodirlo e farne il vessillo della propagazione costituisce un aspetto fondamentale della nostra pratica buddista.
Nel Gosho il Daishonin scrive:
«Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo. Il corpo è il palazzo della nona coscienza, l’immutabile realtà che regna su tutte le funzioni della vita. Essere “dotato dei dieci mondi” significa che tutti i dieci mondi senza eccezione esistono in un singolo mondo. È per questo motivo che il Gohonzon è chiamato mandala. Mandala è una parola sanscrita che significa “perfettamente dotato” o “cumulo di benefici”. Il Gohonzon inoltre si trova solo nei due caratteri che significano fede. Questo intende il sutra quando afferma che si può “accedervi solo grazie alla fede”» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 738-739).
Spiega a tale proposito il maestro Ikeda:
«Quando abbracciamo il Gohonzon e ci dedichiamo a kosen-rufu, il Budda eterno che è sempre qui a predicare la Legge emerge dalle nostre vite. Commentando le parole del capitolo Durata della vita: “Da allora ho sempre dimorato qui nel mondo di saha, predicando la Legge, istruendo e convertendo”, Toda spiegava: “L’universo è il Gohonzon; la vita di Nam-myoho-renge-kyo esiste sin dal lontano passato insieme all’universo”. Diceva anche: “Quando preghiamo il Gohonzon e la vita del Gohonzon entra in noi, poiché Nam-myoho-renge-kyo è la nostra vita, il potere del Gohonzon sgorga naturalmente in noi» (SSDL, 2, 240-241).
Perchè si dice che il Gohonzon è il vessillo della propagazione?
Il Daishonin afferma di aver rivelato il Gohonzon come «il vessillo della propagazione del Sutra del Loto», intendendo con ciò che il suo motivo ispiratore era l’ampia propagazione della Legge, ovvero kosen-rufu. Il suo scopo era permettere a quante più persone possibile di recitare davanti al Gohonzon, affinché fossero in grado di conseguire la Buddità. In questo senso il Gohonzon è veramente il vessillo di kosen-rufu ed esiste per consentire a ogni persona di diventare felice.
Anche la nostra missione di membri della Soka Gakkai è permettere a ogni essere umano di assaporare completamente i benefici del Buddismo del sole che Nichiren ha istituito. Da questo punto di vista ognuno di noi è un nobile emissario del Budda.
Scrive il Daishonin:
«Com’è straordinario che, oltre duecento anni dopo l’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, Nichiren sia stato il primo a iscrivere questo grande mandala come il vessillo della propagazione del Sutra del Loto» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 737).
E il presidente Ikeda commenta:
«Con i nostri sforzi di far conoscere il Buddismo del Daishonin noi consegniamo nelle mani di una persona dopo l’altra il vessillo della rivoluzione umana e della trasformazione del karma. Tenere alto il vessillo della propagazione della Legge mistica in ogni zona, in ogni regione, significa far progredire kosen-rufu. Questo vessillo fiero, pieno di speranza, che abbraccia ogni cosa e ogni persona, è il Gohonzon. Quando Toda diventò secondo presidente della Soka Gakkai, nel maggio 1951, diede inizio a una grande campagna per accrescere il numero dei membri dell’organizzazione con queste parole: “Adesso è il tempo di propagare il Gohonzon”. Non c’è dubbio che la sua fede determinata aprì la strada allo sviluppo globale di kosen-rufu che abbiamo raggiunto adesso. Ciò sottolinea ulteriormente la nostra profonda missione di realizzare concretamente il mandato del Budda» (BS, 219, 34).
TRE GRANDI LEGGI SEGRETE
Le Tre grandi Leggi segrete, il cuore degli insegnamenti di Nichiren Daishonin, sono l’oggetto di culto dell’insegnamento originale (ovvero tutti i Gohonzon iscritti dal Daishonin per tutta l’umanità così come le loro trascrizioni, che incarnano la Legge fondamentale di Nam-myoho-renge-kyo), il Daimoku dell’insegnamento originale (ovvero la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon e l’impegno di insegnarlo agli altri) e il santuario dell’insegnamento originale (ovvero il luogo dove è custodito l’oggetto di culto). Sono chiamate segrete perché sono implicite nel testo del capitolo Durata della vita del Tathagata del Sutra del Loto e rimasero nascoste finché il Daishonin non le rivelò, per permettere a tutte le persone di conseguire la Buddità.

Oltre a istituire il Gohonzon, quale fu la missione di Nichiren Daishonin?
Lo scopo dell’apparizione nel mondo di Nichiren Daishonin, punto d’origine della pratica dei membri della Soka Gakkai, fu:
> istituire le Tre grandi Leggi segrete (vedi box)  per mettere in grado tutte le persone di ottenere l’Illuminazione;
> fondare il Buddismo della gente.
Realizzò la sua missione nell’arco dei ventisette anni intercorsi tra la proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo, il 28 aprile del 1253, e il 1279 quando, durante la persecuzione di Atsuhara, la comunità dei discepoli dimostrò di essere pronta a sostenere e praticare la Legge mistica a costo della vita. Era una comunità di persone comuni, semplici contadini che condividevano lo stesso voto del Budda. Il tempo per la propagazione del Buddismo della gente era maturato e il Daishonin realizzò così lo scopo del suo avvento (cfr. Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 884).
Come si può realizzare il desiderio dell’ampia propagazione in accordo con la volontà del Daishonin?
Oggi la comunità dei credenti che sta portando avanti il desiderio originale del Budda, ovvero la felicità di tutte le persone e la pace nel mondo, è costituita dai membri dalla Soka Gakkai.
È una comunità diffusa in più di 190 paesi e territori nel mondo, i cui membri onorano Nichiren Daishonin come Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Essi credono nelle Tre grandi Leggi segrete da lui istituite, che incarnano la Legge fondamentale di Nam-myoho-renge-kyo, recitano davanti al Gohonzon il Daimoku che comprende la pratica per sé e per gli altri, e si basano sugli scritti di Nichiren Daishonin.
Ciascun credente si impegna, attraverso il compimento della propria rivoluzione umana, a realizzare come suo scopo fondamentale la propagazione mondiale del Buddismo di Nichiren Daishonin, insieme a tutti gli altri credenti, nell’unità di “diversi corpi, stessa mente”.
La missione della Soka Gakkai

Perché la Soka Gakkai è l’organizzazione titolata ad affidare l’oggetto di culto istituito dal Daishonin?
Nel Gosho è scritto:
«Se la compassione di Nichiren è veramente grande e omnicomprensiva, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità, perché ha il benefico potere di aprire gli occhi ciechi di ogni essere vivente del Giappone e sbarrare la strada che conduce all’inferno di incessante sofferenza. I suoi benefici superano quelli di Dengyo e di T’ien-t’ai e anche quelli di Nagarjuna e Mahakashyapa» (Ripagare i debiti di gratitudine, RSND, 1, 658).
Questa dichiarazione di Nichiren viene letta durante la “Cerimonia del grande voto”, alle persone che decidono di diventare membri della Soka Gakkai e fare proprio il voto del Budda e del maestro di realizzare kosen-rufu. Sulla base di questo voto la Soka Gakkai affida loro il Gohonzon, l’oggetto di culto per l’ottenimento della Buddità in questa esistenza, e i nuovi membri accolgono nella loro vita il vessillo della propagazione in accordo con il desiderio di Nichiren Daishonin.
La Soka Gakkai è l’organizzazione che ha ereditato l’intento e il mandato del Budda poiché sta portando avanti il voto del Daishonin di realizzare kosen-rufu in tutto il mondo. Basandosi su questa consapevolezza e sul senso di responsabilità che ne deriva, la Soka Gakkai designa il Gohonzon da affidare ai suoi membri per la realizzazione di kosen-rufu.
Prima della nascita della Soka Gakkai nessuno, se non in modo episodico, aveva compiuto uno sforzo attivo e concreto per permettere a tutte le persone di abbracciare e sostenere il Gohonzon. Nei settecento e più anni trascorsi dalla morte del Daishonin, infatti, questi sforzi si sono concretizzati nell’impegno del primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi, del secondo presidente Josei Toda e dal terzo presidente Daisaku Ikeda, che ci hanno insegnato la fede per abbracciare e sostenere il Gohonzon e conseguire l’Illuminazione.
Quando Toda divenne il secondo presidente della Soka Gakkai nel 1951, questa contava circa 3.000 membri. Egli stabilì l’obiettivo della conversione di 750.000 famiglie che si realizzò in pochi anni, nel 1957, dando l’avvio a quella rivoluzione nella propagazione del Buddismo che dopo circa settecento anni ha portato gli insegnamenti di Nichiren Daishonin in tutto il mondo. Questo incredibile sviluppo ha prodotto un rinnovamento del concetto di religione umanistica, per il bene di tutta l’umanità: la compassione di Toda, il suo desiderio di estirpare la sofferenza dalla vita delle persone, lo portò a concretizzare lo spirito di “fede, pratica e studio” affidando a ciascun praticante il Gohonzon e la raccolta di tutti gli scritti di Nichiren Daishonin.
Questi aspetti della storia della nostra organizzazione ci permettono di chiarire ulteriormente il profondo legame tra il Gohonzon e la comunità dei credenti, il tesoro del samgha, ovvero il legame tra il nostro voto di realizzare kosen-rufu e il vessillo della propagazione, il Gohonzon.
Il Daishonin scrive:
«In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi. Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unità di “diversi corpi, stessa mente” sarà come chi distrugge il proprio castello dall’interno» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190).
E ancora:
«Quando tra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi, mentre se hanno uno “stesso corpo e diverse menti” non possono ottenere niente di notevole» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550).
Noi persone dell’Ultimo giorno della Legge, intrinsecamente dotate della Buddità, possiamo mettere al centro della nostra vita la “stessa mente”, o grande voto di kosen-rufu, attivando con la nostra fede e la nostra pratica i poteri del Budda e della Legge inerenti al Gohonzon.
Scrive a tale proposito il maestro Ikeda:
«Lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” rappresenta in un certo senso la manifestazione fondamentale della “strategia del Sutra del Loto”, cioè recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon ricordandoci che condividiamo lo stesso impegno per kosen-rufu. […] “Stessa mente”, o impegno condiviso, si riferisce anche al grande voto di kosen-rufu, cioè al voto del Budda che guida tutte le persone all’illuminazione, e al grande voto del maestro. “Stessa mente” significa fare nostro questo grande voto e lavorare per realizzarlo. L’essenza di questo impegno condiviso si trova nella preghiera ispirata dal desiderio di kosen-rufu, una preghiera che pulsa in modo vitale nella Soka Gakkai» (Lezione sugli scritti di Nichiren Daishonin: “L’eredità della Legge fondamentale della vita”, Esperia, p. 96).
Quale Gohonzon la Soka Gakkai affida ai suoi membri?
La matrice del Gohonzon che la Soka Gakkai attualmente affida ai suoi membri è ottenuta da un Gohonzon trascritto nel 1720 dal patriarca Nichikan Shonin della scuola ortodossa Fuji (attuale Nichiren Shoshu) e donato alla Soka Gakkai nel 1992 dopo la scissione dalla Nichiren Shoshu (vedi Il Buddismo della gente, ibisg, p. 54). Alla fine del XVII secolo Nichikan Shonin (1665-1726) divenne il ventiseiesimo patriarca della Nichiren Shoshu, ed è noto come il patriarca “riformatore”: studiò e approfondì tutti gli scritti di Nichiren e si sforzò di riportare nella scuola lo spirito originale del fondatore. Si impegnò attivamente nella propagazione della Legge e fu l’unico patriarca a consegnare Gohonzon ai laici prima del XX secolo.
È opportuno ribadire che senza la comunità dei credenti che eredita la Legge, e quindi realizza kosen-rufu, il Gohonzon diventa un oggetto esterno alla vita, al quale ci si rivolge nella speranza di risolvere sofferenze o ottenere benefici. In questa prospettiva distorta si potrebbe pensare che qualunque riproduzione di un Gohonzon fatta da chiunque potrebbe funzionare. In questo modo di fatto si attribuiscono poteri magici a un oggetto materiale, facendolo diventare una sorta di talismano, niente di più lontano dal Buddismo di Nichiren e dalla pratica della rivoluzione umana insegnata dalla Soka Gakkai.
Scrive a tale proposito il presidente Ikeda:
«Il beneficio del Gohonzon è infinito e inesauribile. È così illimitato e incommensurabile che gli immensi benefici che avete ricevuto finora non sono niente in confronto. Il supremo beneficio del Gohonzon è la trasformazione del destino dell’umanità; la fede dei membri della Soka Gakkai sta permettendo al potere del Gohonzon di manifestarsi.
È giunto il momento che la nostra rete di Bodhisattva della Terra, ora diffusa in 192 paesi del mondo, dia prova del meraviglioso potere del Gohonzon, disperdendo l’oscurità che ottenebra il mondo» (MDG, 393).
Bibliografia
- Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia, capitolo “Il Gohonzon”, pp. 307-393.
- Daisaku Ikeda, La vera entità della vita, Esperia.
- Daisaku Ikeda, Lezione su Il reale aspetto del Gohonzon, BS, 219, 30-42.
- Il Sutra del Loto, Esperia.
- Il Buddismo della gente, Ibisg.
- Materiale di studio per l’esame di primo livello, primavera 2020, Ibisg.
- Speciale “Il Gohonzon”, BS, 112.
- Corso estivo europeo di studio 2009, Lezione su L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, BS, 137.
- Corso estivo europeo di studio 2012, Lezione su Il reale aspetto del Gohonzon, BS, 157.
- Corso estivo europeo di studio 2015, “Il Gohonzon per realizzare kosen-rufu”, BS, 173.
- Corso europeo di studio 2017, Speciale “L’ora dei discepoli”, BS, 183.
(I testi pubblicati su Buddismo e società sono tutti disponibili sul sito buddismoesocieta.org)
Alcuni Gosho sull’argomento (pubblicati in Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, IBISG)
L’apertura degli occhi (RSND, 1, 193).
L’oggetto di culto per l’osservazione della mente (RSND, 1, 313).
Il reale aspetto del Gohonzon (RSND, 1, 737).
Abbracciare e mantenere la fede nel Gohonzon (RSND, 1, 556).
La Torre preziosa (RSND, 1, 264).
Ripagare i debiti di gratitudine (RSND, 1, 614).
Il vero aspetto di tutti i fenomeni (RSND, 1, 339).
Risposta a Kyo’o (RSND, 1, 365).
Risposta a Nii-ama (RSND, 1, 412).
L’eredità della Legge fondamentale della vita (RSND, 1, 189).

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