Si è Budda nel presente e nel concreto

Una riflessione sulla modernità del trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, il manifesto civile e politico che Nichiren Daishonin inviò il 16 luglio 1260 alle autorità più influenti del Giappone.
Supremo atto di compassione e civiltà, è un compiuto esempio di aderenza al principio per cui nulla di ciò che accade nel mondo è separato da noi.
Siamo Budda o esseri umani? Le due cose. La metafora nota è quella del cachi, acerbo e maturo allo stesso tempo. Diventiamo maturi, dal punto di vista buddista esprimiamo al massimo l'innata natura illuminata presente nella nostra scarna e franca umanità, con un processo interno fondato appunto sulla potenzialità della nostra condizione di Budda e sul suo sviluppo naturale grazie alla recitazione di Nam myoho renge kyo. Ma non è un atto isolato, in laboratorio, in studio.
È un’evoluzione, piuttosto, che ha bisogno di incontrare l’esterno aria, calore, ambiente, insomma – per rivelarsi. Così come un Budda potenziale diventa reale nel momento in cui invoca quella natura e la fa manifestare nella realtà. Essere Budda vuol dire, dunque, manifestare la Legge, incarnarla. Innescare quella trasformazione continua. Non si tratta solo di approvarla e trasmetterla.
Provando a dirlo con un’equazione, se alla pratica personale deve necessariamente corrispondere una pratica per gli altri pena l’incompletezza del nostro provare a essere Budda, l’incoraggiamento personale, le lettere che Nichiren Daishonin manda ai suoi discepoli trovano un parallelo necessario nel Rissho ankoku ron, il suo manifesto politico, civile, il lato umanista.
Il trattato "Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese" questa la traduzione dal giapponese  venne sottoposto il 16 luglio del primo anno dell’era Bunno, 1260, da Nichiren Daishonin a Hojo Tokiyori, una delle figure più influenti del governo militare di Kamakura. Non più una lettera a un discepolo, ma un trattato in forma di dialogo a un “non fedele”.
Un atto di compassione e di civiltà, il sigillo di una presenza al proprio tempo, di una responsabilità verso quello che Nichiren vede attorno a sé. Ma ancora prima un esempio di fede buddista a un principio fondamentale della sua spiritualità: nulla di quel che ci accade è separato da noi o non ci riguarda.
 Scrive Daisaku Ikeda: «Il grande terremoto dell'era Shoka, che colpì la zona di Kamakura nell'agosto del 1257, fu l'evento che spinse il Daishonin a scrivere Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese.
Anche prima di tale devastazione il paese aveva subito una serie di catastrofi naturali, fra cui tornadi e inondazioni, a cui si sommavano gravi carestie ed epidemie, e non si vedeva fine alle sofferenze della popolazione» (Buddismo e Società , n. 175, p. 51).
Il Rissho ankoku ron è la risposta alla questione di prima: come si può essere Budda rimanendo esseri umani? Alla metà del ‘200 la risposta è questo trattato in forma di dialogo in cui Nichiren s’impersona in un padrone di casa e immagina di conversare con uno che non la pensa come lui. Lo scopo non è aver ragione ma trovare una sintesi alla luce del Buddismo e superare il conflitto. Anche quando entra in un punto di non ritorno. Così racconta Ikeda: «Nel corso del dialogo c'è una scena in cui l'ospite, al quale il padrone di casa ha fatto capire che le sue idee sul Buddismo sono errate, si arrabbia e minaccia di andarsene. Ma “il padrone di casa, sorridendo, trattiene l'ospite” (RSND, 1, 16) e continua a parlare: in altre parole riesce a impedire che l'ospite se ne vada sorridendogli, creando un contatto con lui e continuando a spiegare la sua posizione con calma» (Buddismo e Società , n. 175, p. 57).
Questo gesto crea la sintesi tra i due e gli fa conquistare l’accordo: l’umanità ha la stessa sostanza della Buddità. Per dirla con Ikeda: «I nostri dialoghi sono battaglie per far rivivere il potere degli esseri umani» (Buddismo e Società , n. 175, p. 58).
«I nostri dialoghi  spiega ancora cambiano la società, uniscono il mondo e determinano il futuro. I nostri dialoghi infondono speranza. Hanno il potere di rivitalizzare gli altri e risvegliarli al loro potenziale interiore, e contengono il coraggio, la convinzione e la causa per la vittoria» (Ibidem).
Quindi essere umani tra esseri umani vuol dire incarnare lo spirito profondo del Buddismo di Nichiren e della Soka Gakkai e costruire un'epoca della gente comune attraverso il potere della fede nel genere umano.
Perché essere Budda significa rivoluzionare la propria vita con una pratica personale e perché la rivoluzione di cui parla il Daishonin non è solo interna, non ruota solo intorno al proprio asse, ruota ed evolve intorno all’asse degli altri. I due movimenti trovano compimento nel dialogo, nel processo con cui una persona che sta cercando di diventare Budda non cerca di farlo da sola, in assenza di gravità, in provetta, in condizioni calcolate, ma nella vita di ogni giorno. Con tutte le sue sorprese.
Per Nichiren c’è un dato universale  la proclamazione di Nam myoho renge kyo e un dato civile: essere Budda come parte del proprio tempo, della propria storia comune. Qui coincide con l’ammonimento all’autorità del paese affinché valuti la portata e gli effetti della propria errata  perché disumana  condotta.
 Ikeda la mette giù in modo radicale: «E poiché l'essenza di "adottare l'insegnamento corretto" consiste nel costruire un solido fondamento spirituale per la pace nella società, è ovvio che dovremmo unirci alle persone e alle organizzazioni che condividono questo tipo di visione per lavorare insieme allo scopo di proteggere la dignità della vita e realizzare la pace mondiale. La causa per cui ci battiamo non è una nostra prerogativa esclusiva» (Buddismo e Società , n. 175, p. 55).
 Una battaglia di fede e civiltà, insieme. Nel presente e nel concreto, non nell’idealismo. Come è stato spiegato nel Corso studio europeo del 2018: «Il Daishonin individua le motivazioni per cui ciò accade e indica la strada per uscirne: le cose a cui le persone danno importanza, e in base alle quali agiscono, condizionano i valori che muovono la società e fanno la differenza anche di fronte a eventi dalle conseguenze apparentemente ineluttabili. In cima si trova l'efficienza economica? Il profitto? O la sacralità della vita? Adottare l'insegnamento corretto significa riordinare nel proprio cuore questa scala di valori in base alla visione del Buddismo di Nichiren Daishonin e agire di conseguenza. La pace nel paese è l'effetto a livello sociale di questo cambiamento»
Buddismo e Società n.179 p.7

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