Il testamento dell’imperatore Maurizio (597). La nuova divisione dell’imperium

Quando si parla di tarda antichità e di divisione dell’imperium
che, salvo alcuni casi, è cosa ben diversa dall’impero, inteso come Stato -, tendiamo a fare parecchia confusione su molte cose.
Uno degli aspetti che usualmente comprendiamo meno è che l’impero aveva spesso più imperatori (più tipicamente, due), ma che continuava a rimanere un’unica entità statale.
A venire diviso tra più persone era proprio l’imperium, ovvero il potere imperiale, che veniva esercitato su aree di competenza più o meno specifiche – e spesso non fisse nel tempo.
Ora, noi spesso attribuiamo, in modo fin troppo netto, questa spartizione dell’imperium, parlando impropriamente di “impero romano d’Occidente” e “impero romano d’Oriente”, solo al V secolo, da dopo la morte di Teodosio fino alla fine dell’autorità imperiale in Occidente.
Ora, non solo questa è una visione e imprecisa, e la divisione dell’imperium non è infatti nulla di nuovo, ma troviamo il concetto e la volontà di divisione ancora successivamente, dopo la fine dell’imperium in Occidente e del fatidico – e poco compreso – 476.
Per un motivo o per un altro, tuttavia, non si arriverà mai all’attuazione pratica di questi progetti.
Un probabile caso “in potenza” è costituito da Germano, cugino di Giustiniano. Forse destinato addirittura a succedergli, viene fatto sposare nel 550 con Matasunta, sorella di Atalarico e vedova di Vitige, ex re dei Goti.
Questo matrimonio avrebbe dovuto facilitare l’annessione dei territori dei Goti in Italia e i Goti stessi, allora in guerra con i Romani, e non è improbabile che a ciò si sarebbe associata anche la carica di imperatore in Occidente per Germano.
Il cugino di Giustiniano tuttavia morì di un malore improvviso nel 551.
Ancora più eclatante ed esemplificativo è però rappresentato dalle ultime volontà dell’imperatore Maurizio Tibero (582-602).
L’imperatore nel 597 è colto da un grave malore, che gli fa temere per la sua vita.
Maurizio scrive così un testamento, del quale abbiamo una testimonianza importantissima nello storico del VI-VII secolo Teofilatto Simocatta, e che testimonia che la volontà di suddividere l’imperium tra più persone fosse ancora viva.
Colpito infatti da una grave malattia, Maurizio, nel quindicesimo anno di dominio imperiale, ripartiva per iscritto il potere.
A Teodosio, il figlio più anziano, postolo a capo di Costantinopoli, affida le questioni orientali.
Tiberio invece lo sistemò come sovrano della vecchia Roma e gli assegnò l’Italia e le isole del mar Tirreno.
Il resto dell’Impero dei Romani lo suddivise tra gli altri figli, affidandone la tutela, data l’età minore, a Domiziano, legato a Maurizio da legami di parentela.”
Possiamo fare un paio di osservazioni interessanti.
Da una parte, non stupisce che l’imperium, che di certo non è un bene personale, venga suddiviso tra i membri della stessa famiglia. Del resto, salvo casi in realtà piuttosto rari della Storia romana, si cerca di mantenere il potere imperiale nelle mani della stessa dinastia già dai tempi di Augusto.
Dall’altro, è peculiare e impossibile non notare che l’imperium non venga diviso tra sole due persone (anche in questo caso, superando la “classica” dicotomia Oriente-Occidente), ma tra quattro, se non addirittura sei, persone – oltre a Teodosio e Tiberio, l’imperatore Maurizio ha infatti altri quattro figli.
Si suppone che due delle aree che sarebbero state destinate ad almeno due dei fratelli minori di Tiberio potessero essere l’Africa (all’epoca retta da un esarco, come l’Italia) e l’Illirico.
Anche questo progetto, le cui ripercussioni possiamo oggi solo immaginare, non si ebbe mai a realizzare.
Nel 602, il centurione Foca fu proclamato imperatore dai soldati esausti e scontenti di Maurizio, e guidò i soldati in rivolta fino a Costantinopoli.
Maurizio, catturato a Calcedonia, fu giustiziato, dopo aver dovuto assistere alla sommaria esecuzione di cinque dei suoi figli – Teodosio, inviato in Persia a chiedere aiuto al Re dei Re, è catturato e ucciso poco dopo.
Il progetto di una divisione dell’imperium della portata immaginata da Maurizio non sarà mai più ripreso.
E noi oggi possiamo solo immaginare come sarebbe potuta evolvere la situazione in Occidente se, al posto dei vicari dell’imperatore, dalla metà del VII secolo più di una volta in rivolta o protagonisti di tentativi di usurpazione, vi fosse stato almeno un imperatore collega, di pari grado a quello di Costantinopoli, con maggiori poteri e autonomia.

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