(Il “Giornale” d’una maestra della provincia di Udine) ESTRATTO: dal “CORRIERE DELLE MAESTRE”, anno XXII (1919), n. 9 - 10 – 11 – 12 – 13 – 14. [V]

23 gennaio 1918
Ho parlato con un Triestino e con ufficiali rumeni d’Ungheria. Il triestino mi ha detto che gli italiani, a Caporetto, hanno dovuto lasciare il fronte perché il nemico aveva gettato gas asfissianti. Era quindi impossibile poter resistere. Da quello che ho sentito, ho potuto capire che la nostra liberazione avverrà soltanto a pace conchiusa. Ora – dicono - sono in trattative. La Russia e la Romania non combattono più. Quest’accozzaglia di truppa si fermerà, salvo ordini in contrario, un mese circa. E’ un diastro per tutti, senza tener conto di tante sudicerie ed infezioni che lasceranno. La mia umiliante condizione, piena di patimenti e di sacrifizi, mi fa soffrire assai. E pensare che durerà chissà quanto tempo ancora!
27 gennaio 1918
In questi giorni truppa che parte truppa che arriva. In casa c’è sempre la cucina e la mensa degli ufficiali, con quanto disturbo non occorre dire, tanto più che la sala mensa è proprio al di sopra della mia camera. Alle volte pare che il soffitto debba schiantarsi. Stavolta è giunto un battaglione di Ungheresi della Bucovina. Parlano quindi tutti il rumeno. Quanti disastri! Bruciano tutto ciò che possono trovare. Hanno messo stufe dappertutto. Ormai tutti i ritrovati per salvare la roba, tutte le astuzie riescono quasi inutili. Frugano in tutti i buchi, smurano, diroccano. I soldati che succedono a quelli già partiti, non trovando più da far preda, fanno sperpero di quanto capita loro sottomano. Del locale scolastico hanno fatto caserma; delle case abbandonate hanno bruciato ogni cosa. Sono essi i padroni, dicono! Non si sente che il loro parlare barbaro. Nessuna speranza di bene. Poveri noi, poveri noi! In tutti i punti del paese, crocchi di donne raccontano casi particolari veduti. E’ una babilonia di notizie dolorose. Per potere avere qualche soldo a mia disposizione, tanto da poter pagare la lavandaia, ho venduto tutto il poco superfluo della roba rimastami. E fortuna che ho trovato gente che l’ha comprata e pagata subito! Qui i contadini sono tutti provvisti di denaro. Quanta roba possedevano prima dell’invasione! Questo si poteva davvero chiamare il paese dell’abbondanza. Sono quasi sempre chiusa in camera. Faccio qualche lavoro di commissione, quando posso averne. Non si trova più sapone. Quelli che ne hanno se lo tengono caro. Sono talmente indebolita che da qualche tempo quasi non posso camminare. Mi manca ogni conforto materiale e morale in questi momenti. Da qualche giorno abbiamo un tempo primaverile: un sole splendido che contrasta col buio dell’anima. Quante notti insonni! Rapide successioni di pensieri tristi, torbide vicende, ore di spavento popolano questi giorni d’angoscia.
3 Febbraio 1918
I mesi si succedono ai mesi, le settimane alle settimane e nessuna notizia sicura mi giunge! Corrono tante voci e se ne dicono tante, da non credere a nessuno. Questo battaglione di soldati – un’accozzaglia di austriaci, ungheresi, serbi, romeni – non accenna a partire. Gli ufficiali sono allegri, cantano, ballano; quando leggono il giornale fanno risate fragorose. L’altra notte fui costretta ad alzarmi dal letto perché temevo buttassero giù il soffitto. Il comando germanico, che continua a risiedere a Polcenigo, ha requisito tutto il rame e le campane delle chiese per fare proiettili. ...Il battaglione che è qui viene dal fronte russo e non sa dove deve recarsi. La risposta di questi soldati, a qualunque domanda, è: “Non so”. Sono tutti decorati; hanno una filza di chincaglierie d’ogni forma e dimensione sul petto. Qui sono venuti a sfamarsi e a pulirsi. Arroganti, ineducati, voglio o quello che vogliono. Ora tagliano, per far fuoco, tutti gli alberi delle colline circostanti! Portano via il fieno dai depositi e rubano quello che trovano. Sono riusciti a dissotterrare molte casse di biancheria e a scovare da nascondigli molto vino. Hanno trovato qui la “conca d’oro”! Hanno anche trovato la bandiera nostra, che avevamo nascosta, e non so cosa ne abbiano fatto. Hanno tolto dalla scuola il ritratto del nostro Re per sostituirlo col loro; io ho chiesto varie volte che me lo restituissero, ma non mi hanno dato risposta. Sono capitati all’improvviso e non abbiamo avuto tempo di nasconderlo, tanto più che non avremmo mai creduto che volessero occupare anche quest’aula scolastica per ridurla a mensa e per adornarla coi ritratti dei loro sovrani. Ho salvato i quadri murali delle battaglie del Risorgimento, ma il ritratto del Re lo avevano già portata via. Celebrano la loro messa, alla festa, in questa chiesa, e gli ufficiali vi assistono con i soldati. Venerdì fu d passaggio l’imperatore Carlo, che si recava al fronte. Da più giorni il cannone tace. Vi è invece la lotta degli aeroplani, che non cessa né di notte né di giorno. Ah, chissà se il popolo italiano rimane indifferente a tanto disastro o se comprende l’irreparabile nostro disonore! I miei pensieri sono molti, sono troppi, sono un turbine, un mare, un caos; essi si affollano con tanto tumulto che ho appena il tempo di segnarne qualcuno, lasciando perdere tutti gli altri. E’ sempre il guaio dello scrivere quando si ha troppo da dire: si finisce per dire poco, e quel poco male e male accozzato. Sono sofferente di fisico e di morale. Unico mio conforto la preghiera. Un balsamo per il mio cuore afflitto è di parlare con Dio. Signore, ti avevo dimenticato, e tu mi colpisci con mano ferma, terribilmente; mi fai piangere, mi avvilisci, per riavvicinarmi a te. In tanta incertezza, in tanto dolore, non mi resta che ricorrere a Te, credere in Te, sperare in Te, fidarmi di Te.
4 Febbraio 1918
Non vi è altra luce che quella di una ostinata speranza. Spio ogni indizio, ogni raggio che indichi una promessa per l’Italia infelice. Oh, eroi! Risorgete dalle vostre tombe, rifasciate le vostre carni lacerate, riarmatevi dell’arme onde periste, ricingetevi della forza che vince, e con le vostre bende rifaremo il bianco delle nostre bandiere. E il folle sogno egemonico di un popolo educato al culto della forza, al disprezzo dei diritti altrui, che ha scatenato in Europa un conflitto senza precedenti nella storia, la cui barbarie si ripercuote da per tutto ove passa, svanirà come nebbia al sole!

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