La presa di Gorizia

Achille Salvatore Fontana racconta combattimenti, bombardamenti, cattura di prigionieri, nemici
a Gorizia il 9 agosto 1916
Achille Salvatore Fontana partecipa alla Sesta battaglia dell'Isonzo, quella che conduce alla presa di Gorizia. Un evento intorno al quale si scatenano subito sentimenti estremi e contrastanti. Da una parte l’euforia per la vittoria, dall’altra la protesta contro il massacro. In pochi giorni infatti più di cinquantamila soldati italiani sono morti, rimasti feriti o risultano dispersi. La conquista diventa pertanto mito ma anche contro-mito, la città si trasforma in un simbolo per chi si batte contro la guerra. Le parole di Achille riflettono questo contrasto.
Carissimo padre e sorella,
Ricevetti ieri sera la vostra desiderata lettera, ed eccomi subito a rispondervi, intanto che ho un momento di tregua. Mi metto a scrivervi tanto per non farvi pensare male, ma a dirvi è vero la mia testa non è ancora a posto, il mio cuore non si trova tranquillo come prima. Sento ancora nelle orecchie il rombo assordante del cannone, ed il fragoroso bombardamento che abbiamo fatto con le nostre potenti bombarde all’inizio della grande offensiva per la presa di Gorizia. Davanti a me ho ancora la visione di quei poveri soldati feriti, che gementi trasportavano sulle barelle, di quei poveri morti che si trovavano per terra sfracellati, ecc; però nel medesimo tempo sento in me (come pure nel cuore di tutti) un certo raggio di gloria, una certa consolazione, per la bella vittoria riportata dalle nostre valorose truppe, che, dopo 15 mesi di dura lotta e sofferenze, entrarono (nelle prime ore del pomeriggio) nella città di Gorizia.
Hanno disputato il terreno palmo per palmo, ma dopo due giorni e mezzo d’offensiva generale, abbiam varcato il monte Sabotino, si passò il Calvario, c’impadronimmo della cresta del Podgora, e scalati giù nella pianura arrivarono in riva all’Isonzo, che subito dopo passarono andando nell’acqua sino a metà persona raggiunsero la riva opposta entrandovi poi in Gorizia. Non so descrivere qual gioia e consolazione fu per noi tutti al sentire ed al vedere i nostri bravi fantaccini attraversare il fiume ed entrare in città sotto una vera grandine di proiettili nemici , ma affrontando impavidi la morte marciarono avanti con la baionetta in canna ed al fatidico grido di «Savoia». Di prigionieri armi e munizioni ne fecero una gran quantità, ed anche in questo momento in cui scrivo se ne vede a passare.
Sembravano frottole quello che dicevano i giornali, ma invece purtroppo è vero, hanno in trincea degli uomini che a vederli stringono il cuore. Sono scarni, sfiniti, tutti stracciati, qualcuno è senza camicia, e la maggior parte sono ragazzi di 17 18 anni e vecchi di circa 50. Ha se foste qui a vedere il modo con cui oggi si combatte, come si svolse la nostra grande azione, ma certamente apprenderete per mezzo dei giornali , come prosegue la nostra «Vittoria». Io avrei molto desiderio di descrivervi per bene come fu’ organizzata l’offensiva, e come prosegue ancora oggi la nostra grande avanzata, ma come vedete questo non è il momento di stare troppo a discutere; è già una bella cosa avere tempo di scrivere questo.
Anch’io era già 5 giorni e 5 notti che non avevo il tempo di chiudere occhio, e solo questa notte ho potuto riposare un po’. Da Bolzano siamo venuti via alla sera del giorno 2 arrivando giù alla mattina del 3 e subito abbiamo incominciato a lavorare facendo la riserva delle bombe ecc. Abbiamo lavorato giorno e notte preparando tutto l’occorrente ed alla mattina del giorno 6 alle ore 8 incominciammo il bombardamento. Sembrava un vero inferno, ma sempre si continuò a sparare acceleratamente sino alle ore 2 di pomeriggio. Abbiamo ridotto in frantumi tutti i reticolati, sconvolto trincee, distrutte gallerie ecc, e dopo con più facilità la nostra fanteria andò all’assalto. Alle ore 2 andarono all’assalto, e prima di sera avevano già passato la cresta del Podgora. Di perdite ne abbiamo avute pochissime, ed anche la nostra fanteria è stata molto contenta. Ora in Gorizia c’è anche la cavalleria ed i bersalieri. Ora tutto questo lasciamolo da parte, che se ho la fortuna di venire ancora a casa (e speriamo presto) vi racconterò tutto per bene.

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