CAPORETTO III giorno - 26 ottobre 1917 Per parte avversa Il crollo italiano
Operazioni del gruppo Krauss da Stolvizza a Breginj
Obiettivi per il giorno 26: presa di Resiutta in Val Fella, occupazione dell'allineamento montano punta di Montemaggiore - monte Cavallo - monte Jauer - monte Canizza.
Un sole tiepido accompagna il sorgere del giorno, visibilità
eccellente; il nemico resiste saldamente sul fianco sinistro
dell'armata; la brigata di testa della divisione Edelweiss
lotta duramente fra monte Cergnala e monte Canin, il nemico cede solo all'arrivo di rinforzi, rimangono prigionieri
40 ufFiciali e 800 militari.
Per alimentare la spinta verso Resiutta della divisione
Edelweiss. le viene assegnata una divisione Jàger germanica; la sua marcia di avvicinamento è molto ostacolata
dai carriaggi, dalle artiglierie abbandonate e dalle colonne
di prigionieri che ingombrano la strada.
I reparti in avanguardia attaccano e occupano i monti
circostanti, Guarda, Caal e infine Niaruch; scendendo da
monte Guarda, dopo una lunga e faticosa discesa, un battaglione occupa Stolvizza, di testa alla Val Resia.
Il nemico per contro resiste accanitamente al passo di Tanamea e si dimostra molto attivo sulle posizioni fortificate
che dominano la sovrastante Punta di Montemaggiore; altrettanta resistenza a monte Chila, il nemico tenta ancora
di impedire lo sbocco in pianura.
Per meglio risolvere la situazione, il gruppo viene suddiviso in tre colonne, ciascuna con diversa direttrice, una
punta direttamente su Resiutta, una verso Chiusaforte,
l'ultima a Venzone.
Due battaglioni in discesa dallo Stol, calano nell'alta Valle
del Natisone; un battaglione, per superare senza rischi il
pendio eccessivamente ripido, scende a Breginj scivolando
sul fondo dei pantaloni, foderato in cuoio.
Alcune pattuglie entrano nel villaggio sparando e perquisendo case e fienili, dai quali escono in gran numero
soldati italiani semi addormentati e in preda a una gran
paura; così vengono catturati un comandante di brigata e
5000 militari.
Il grosso della divisione entra a Breginj a mezzogiorno, salutato dalla popolazione slovena; l'obiettivo per il la giornata è stato raggiunto, ma il comandante fa proseguire
per l'ultimo ostacolo sulla via della pianura, la linea monte
Prendolina - monte Cavallo.
Una brigata si muove e trova notevoli ostacoli causati dalle sistematiche distruzioni operate dagli italiani in ritirata;
riesce tuttavia a raggiungere il crinale montano prima di
una formazione nemica e respingendone un aspro attacco; il nemico si installa saldamente su monte Jauer.
Azioni del gruppo Stein
Obiettivì per il giorno 26: presa dei monti Joanaz, Purgessimo, Mladesena e alture attorno a Castelmonte, possibilmente superarle.
Una compagnia inviata in avanscoperta nella plaga di
monte Joanaz. giunge sul far della sera in prossimità della
vetta e dopo un rapido combattimento ne caccia il presidio; le fortificazioni risultano non ancora completate e il
nemico non è presente in forze.
Il quartier generale del gruppo si porta a Kred; nella sede
del comando italiano vengono trovati molti documenti segreti del IV CdA, tra cui i piani di attacco del 24 ottobre,
portati dai due ufficiali cecoslovacchi disertori.
Operazioni in Val Natisone e sul Matajur
fattacco in Val Natisone è assegnato a due formazioni
(63o e I/62o) della 12a divisione ; in fondovalle i difensori nemici devono essere seriamente preoccupati per lo
scontro del giorno prima, poiché non osano intraprendere
alcun contrattacco e addirittura si ritirano senza opporre
seria resistenza.
Il gruppo attaccante sul fianco ovest raggiunge Stupizza
e Loch alle 14; inizia subito l'ascesa all'altopiano di monte Joanaz, nonostante alcune valide resistenze raggiunge
l'obiettivo al calar della sera; lungo il tragitto cattura 700
prigionieri appartenenti a reparti appena pervenuti nella
zona; sulla cima si incontra con l'avanguardia della 50a,
arrivata da sud.
Alle 4 un reggimento (23o) si avvia da Luico al Matajur incontra molte e ben attrezzate posizioni sorprendentemente abbandonate e lunghe file di prigionieri in discesa.
In alto si apre una magnifica vista sulla pianura italiana
fino all'Adriatico; nelle vallate incendi e scoppi indicano la
ritirata degli italiani che cercano di distruggere i loro magazzini. La fuga scriteriata del nemico è testimoniata dai
molti autocarri precipitati nei burroni, dalle non meno numerose autoambulanze rovesciate, dalle cariche di esplosivo allestite e non fatte brillare, materiale bellico e viveri
sparsi ogni dove.
Anche qui si cala in Valle Natisone, franando sul fondo di
pantaloni rivestiti in cuoio.
A tarda sera vengono inviati alcuni reparti, tra cui uno
squadrone di cavalleria, per aprire all'alpenkorps la strada
di Azzida, ancora in mano nemica.
L'alpenkorps dal Matajur al Natisone
Il distaccamento Rommel, forte di tre compagnie giunge
al Matajur prima dell'alba; assai presto incontra resistenza sempre maggiore con l'approssimarsi alla sommità;
di presidio è la brigata Salerno con reparti di bersaglieri;
la brigata si difende con coraggio; alla lunga non riesce
tuttavia a contenere lo slancio e l'abilità degli attaccanti;
le smilze compagnie di Rommel premono con duri attacchi
fino a coinvolgere l'intera brigata, che alla fine cede.
Quasi tutto il presidio si arrende, si contano 4000 soldati,
un comando di reggimento bersaglieri, 30 cannoni e una infinità di mitragliatrici.
Alle 11.40 Rommel è in vetta, dopo 56 ore di combattimenti pressoché ininterrotti.
L'azione di comando del gruppo Stein
Il comando rammenta alle truppe il criterio di non limitarsi
strettamente all'obiettivo indicato, ma di superarlo decisamente quando si ravvisa l'opportunità di appoggiare le
unità contigue.
Per la convinzione che Azzida sia già occupata dall'alpenkorps, decide di affidare a quest'ultimo l'occupazione
di Cividale, mediante fulmineo colpo di mano.
Alle 9.30 batterie da 150 aprono il fuoco su Cividale, ma
sul far della sera si fermano nel dubbio che la città sia già
in mano tedesca. Il comando si sposta a Idresca e incontra traffico intenso
su tutte le strade, frammiste alle colonne di artiglieria si
muovono le interminabili colonne di prigionieri, stanno
diventando un grosso intralcio; dall'inizio dell'offensiva il
CdA ha catturato 25.000 uomini e 200 cannoni.
La 200a divisione Jàger da monte S. Marino ad Azzida
Nelle prime ore del mattino l'avanguardia riprende l'avanzata su Trinco, si impadronisce di un grande magazzino
italiano, colmo di ogni ben di Dio; alle 4.30 raggiunge
Drenchia e si cala su Trusgne senza incontrare ostacoli,
salvo uno scontro alle 9; avanza su Clodig per l'assalto al
monte Kum.
Il grosso della divisione si muove alle 3.30 lungo l'ottima
strada militare del Podklabuc; non un colpo di cannone
da parte italiana; i pezzi appaiono abbandonati nelle loro
postazioni, spesso ingegnosamente costruite, ma ora rese
inservibili; la strada è ingombra di materiali di ogni genere,
fucili, autovetture intatte, autocarri e carcasse di cavalli.
Un reggimento lascia Ravne alle 8 e marcia verso monte
S. Martino, massima elevazione del contrafforte del Kolovrat, che si spinge fino ad Azzida; il terreno appare irto di
fortificazioni, postazione per tiratori e piazzole e infine in
vetta un ricovero in calcestruzzo; fortunatamente questo
obiettivo è presidiato da poca fanteria con alcune mitragliatrici. l'avvicinamento di una compagnia è accolto da scariche irregolari, ma all'improvvisa comparsa degli Jàger gli italiani
perdono la testa e si ritirano; l'audacia è premiata, la porta
per l'inseguimento verso la pianura è spalancata.
Dalle valli sottostanti gli scoppi dei depositi di munizioni
che saltano, come le fiamme dei magazzini incendiati indicano che gli italiani hanno abbandonato la speranza di
poter fronteggiare l'avanzata nemica.
Le truppe sono stremate, ma osservando dall'alto i nemici
in rotta, notando ovunque le testimonianze del loro crollo,
infine scorgendo la pianura e lo scintillio dell'adriatico, non
v'è più fatica che tenga. Avanzare fino all'ultimo respiro.
Dopo una faticosa marcia sotto il caldo sole ottobrino, portando tutto a spalla, alle 15 viene raggiunto monte S.
Bartolomeo e all'imbrunire ci si attesta su monte Vanizza,
ultimo rilievo dell'interminabile contrafforte, alla confluenza dei torrenti Alberane e Cosizza, presso Azzida, poco
prima della confluenza nel Natisone; l'abitato pare fortemente presidiato, viene messo sotto intenso fuoco di mitragliatrici, fucileria e qualche colpo di cannone; l'attacco
è rimandato al giorno successivo.
L'entrata in campo delle 26. divisione
Di buon mattino due battaglioni si muovono per concorrere alla presa di monte Kum; a mezzogiorno arriva la notizia della avvenuta conquista del monte, allora continuano
l'avanzata lungo il contrafforte che delimita la val Cosizza,
raggiungendo S. Maria Maddalena e occupando Cravero; il
generale von Berrer, subito arrivato, fissa il nuovo obiettivo per la divisione: la linea Cividale - Rualis. l'itinerario percorso dalla divisione è caratterizzato da una
infinità di materiali abbandonati, la impressione suscitata
è che la ritirata sia una vera e propria rotta.
Alcuni grandi depositi di vettovaglie procurano buone cose
ormai dimenticate, pane bianco, galletta, cioccolata, scatole di carne e di sardine, liquori, sigari e vino, tutto in
grandissima quantità.
Ciò dimostra una volta di più come una buona alimentazione contribuisca a sollevare il morale di un esercito!
Le operazioni del gruppo scotti da monte Kum a monte s.
Giovanni e Kambresco
Obiettivi per il giorno 26: conquista di monte Kum, allargamento della breccia verso il Globocak.
All'alba un reggimento granatieri è pronto all'assalto;
poco dopo le 5 procede sulle posizioni avanzate di Colle
Glava, alle 5.15 è sulla seconda linea, cattura l'artiglieria
schierata alle sue spalle; gli artiglieri resistono e devono essere eliminati con le bombe a mano; il presidio colto di
sorpresa, oppone scarsa resistenza. Occupato l'abitato di
Rucchin, il reggimento si deve fermare per fuoco di artiglieria amico; rastrella il villaggio di Obranchi, dove il nemico resiste ostinatamente, vengono catturati 80 militari;
alle 11 si accinge a proseguire per monte Kum, ma arriva
l'informazione della sua caduta, allora torna Clodig.
Intanto l'attacco di un altro battaglione porta oltre Malinsche, sommergendo prog ressivamente le posizioni nemiche verso il monte Kum; il superamento di 500 m di dislivello sotto fuoco nemico, provoca forti perdite; una compagnia rimane fuori tiro, passa attraverso gli avamposti e
semina una tremenda confusione sparando contro un accampamento defilato; lo raggiunge e viene a trovarsi fuori
vista e alle spalle del nemico, si imbatte in una batteria di
grossi calibri in piena attività, gli artiglieri fanno saltare i
pezzi, poi alzano le mani e si arrendono al solo apparire
dei granatieri; la compagnia irrompe infine in vetta, assai
ben munita; i molti prigionieri si rendono conto di quanto
debole sia l'avversario che li ha catturati.
Sotto il tiro di preparazione amico, la compagnia si rifugia
in una caverna e cattura un comando di brigata; cessato il
fuoco affluiscono altri reparti che ripuliscono la montagna
dalle poche postazioni che resistono.
Il monte Kum è stato difeso dalle brigate Elba e Puglie; i
loro comandanti vengono catturati con 80 ufficiali e 3500
militari, 51 mitragliatricì e 61 cannoni. i prigionieri hanno
in grande considerazione il valore della brigata Elba, sono
meravigliati della sua sconfitta e della cattura del suo comandante.
Il reggimento si riunisce e si concede un po'di riposo al
sole, fin verso le 13, godendosi il panorama; un battaglione procede fino a Tribil di Sopra senza colpo ferire, dove
trova estese fortificazioni appena abbandonate.
La 1a divisione sin dal mattino si è nuovamente lanciata
all'attacco e alle 11 è a Kambresco; le sue avanguardie al
calar della sera sono in prossimità del monte Korada, si
scontrano con un forte presidio nemico con protezione di
artiglieria.
La 57a divisione marcia su Castagnevizza attraverso Ronzina e Kambresco.
L'azione di comando della 14a armata
Il comando sollecita nuovamente i CdA perché le truppe
avanzino finché le gambe possono sostenerle, onde conquistare le alture ai margini della pianura, prima che il
nemico possa rimettersi dai duri colpi inflittigli.
L'osservazione aerea riferisce di grandi e disordinati concentramenti nemici a Cividale, prevalentemente profughi;
per contro non rileva grandi masse di truppe né intenso traffico ferroviario, se ne deduce che il nemico non è
riuscito a raccogliere grandi riserve per fronteggiare l'ala
destra dell'armata.
A tutto il 26 l'aviazione ha abbattuto 15 aerei nemici contro 4 perduti.
A sera perviene la notizia che sul fronte occidentale, nei
pressi del "chemin des dames" le truppe francesi hanno
proceduto ad una notevole penetrazione nel fronte avverso, le perdite tedesche risultano non trascurabili, in termini di uomini e artiglieria.
Questo fatto avrà certamente ripercussioni sul proseguimento dell'offensiva in Italia.
Università degli studi Cà Foscari Venezia - Prima guerra mondiale Caporetto - docente Coglitore Mario - partecipante come uditore
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