Il volo su Vienna 9 Agosto 1918
Questa storica missione fu concepita nell’estate del 1918 dal servizio
propaganda del comando supremo, diretto dallo scrittore Ugo Ojetti.
Si stabilì che a effettuarla fosse la 87ª squadriglia SVA “Serenissima”
di San Pelagio, aeroporto militare vicino a Padova. D’Annunzio informato dell’impresa, che aveva già proposto inutilmente nel 1915 come
missione di bombardamento su Vienna, riuscì a farsi aggregare alla
unità aerea. Per far posto allo scrittore-soldato sui velivoli monoposto,
l’Ansaldo realizzò uno SVA biposto con un serbatoio da trecento litri,
che permetteva di raggiungere la necessaria autonomia per la trasvolata sui cieli austriaci.
Prima del fortunato volo del 9 agosto, furono compiuti ben due
tentativi, il 2 e l’8 dello stesso mese, interrotti per la copertura
nuvolosa sulle Alpi.
La mattina del 9 agosto 1918, alle ore 5,50, decollarono dal campo
di San Pelagio undici aerei: dieci monoposto ed il biposto pilotato dal
capitano Natale Palli; Gabriele D’Annunzio era posizionato nell’abitacolo anteriore. Tre velivoli dovettero atterrare dopo poco, mentre un
quarto, per dei problemi tecnici al motore, dovette guadagnare terreno, alcune ore dopo, sul campo viennese di Wiener-Neustadt dove
venne incendiato dal pilota prima della cattura.
I velivoli, passato il Piave, transitarono sopra Cervignano e risalirono
la valle dell’Isonzo. Gli aerei sorvolarono ad alta quota le Alpi Giulie,
la valle della Drava e i monti della Carinzia. La formazione venne avvistata solo da due caccia austriaci che si affrettarono ad avvertire il
comando, ma non vennero creduti. Alle ore 9,20 i sette aerei italiani
giunsero sopra Vienna e cominciarono a volteggiare nel cielo per ben
venti muniti, osservati da una folla di viennesi increduli e intimoriti. La
limpida giornata consentì ai piloti di scendere al di sotto degli 800
metri di quota per sganciare migliaia di locandine e scattare diverse
fotografie. Ogni apparecchio portava un carico di venti chilogrammi di
carta stampata; erano dei manifestini, i cosiddetti l’arme lunga della
gesta inerme, come li definì D’Annunzio.
Furono lanciati sia 50.000 volantini scritti da D’Annunzio con una
prosa piuttosto piuttosto prolissa e involuta, e impossibile da tradurre in tedesco, sia altri 350.000, anche con traduzione in tedesco,
del sintetico testo scritto da Ugo Ojetti sia tre grandi manifesti, nei
quali erano riaffermate le idealità di guerra dell’Intesa e le sue vedute per la pace, definitiva e durevole, promessa ai nemici qualora si
fossero arresi.
Il viaggio di ritorno fu fatto su un’altra rotta. Dopo avere superato le
Alpi e volato sopra Trieste, dove un idrovolante si levò in volo, ma
non riuscì a raggiungere la formazione italiana, gli aerei sorvolarono
l’Adriatico e Venezia.
Alle 12,40 il primo aereo atterrò seguito dagli altri sei velivoli. I piloti
stremati dovettero essere aiutati per uscire dai velivoli.
Prontamente il comando supremo riportò il seguente comunicato ufficiale: Zona di guerra, 9 agosto 1918.
Una pattuglia di otto apparecchi nazionali, un biposto e sette monoposto, al comando
del maggiore D’Annunzio, ha eseguito stamane un brillante raid su
Vienna, compiendo un percorso complessivo di circa 1.000 chilometri, dei quali oltre 800 su territorio nemico. I nostri aerei, partiti
alle ore 5:50, dopo aver superato non lievi difficoltà atmosferiche,
raggiungevano alle ore 9:20 la città di Vienna, su cui si abbassavano
a quota inferiore agli 800 metri, lanciando parecchie migliaia di manifesti. Sulle vie della città era chiaramente visibile l’agglomeramento
della popolazione. I nostri apparecchi, che non vennero fatti segno
ad alcuna reazione da parte del nemico, al ritorno volarono su Wiener-Neustadt, Graz, Lubiana e Trieste. La pattuglia partì compatta, si
mantenne in ordine serrato lungo tutto il percorso e rientrò al campo
di aviazione alle 12:40. Manca un solo nostro apparecchio che, per
un guasto al motore, sembra sia stato costretto ad atterrare nelle
vicinanze di Wiener-Neustadt.
L’impresa, anche se militarmente irrilevante, ebbe una notevole efficacia psicologica e morale sul nemico, come Ojetti aveva sperato.
Nella stessa Vienna, dove si cominciava a morire di fame, iniziarono
a manifestarsi palesemente reazioni negative verso il governo e la
stessa casa imperiale.
Il raid aereo ebbe anche rilevanza sulla stampa austriaca, nonostante
l’intervento della censura, e il giornale austriaco, l’Arbeiter Zeitung
pubblicò un lungo articolo riportando : D’Annunzio, che noi ritenevamo un uomo gonfio di presunzione, l’oratore pagato per la propaganda di guerra grande stile, ha dimostrato
d’essere un uomo all’altezza del compito e un bravissimo ufficiale
aviatore. Il difficile e faticoso volo da lui eseguito, nella sua non più
giovane età, dimostra a sufficienza il valore del Poeta italiano che a noi
certo non piace dipingere come un commediante.
E i nostri D’Annunzio, dove sono? Anche tra noi si contano in gran
numero quelli che allo scoppiar della guerra declamarono enfatiche
poesie. Però nessuno di loro ha il coraggio di fare l’aviatore!.
Dal Piave all'Isonzo - fiume della Memoria - Progetto Comune di Gorizia - Da teatro di guerra a laboratorio di pace -
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