Gas, mitragliatrici, sommergibili, filo spinato e piccioni: le nuove armi

Nei quattro anni di guerra la tecnologia avanza come non mai. Il soldato del 1918, con la sua mascherina antigas, la mitragliatrice leggera, i bombardamenti aerei e i carri armati, è un altro uomo rispetto a quello che aveva iniziato la guerra e ancora combatteva in modo ottocentesco. Nella Seconda guerra mondiale il cambiamento non sarà così radicale, ma si assisterà a un perfezionamento delle armi sviluppate durante la Grande Guerra. 
La velocità del progresso tecnologico sarà enorme perchè i due schieramenti sono entrambi alla spasmodica ricerca dell'arma decisiva, capace di far superare lo stallo. Ma più novità verranno introdotte e più tutto rimarrà statico, perchè le due parti dimostreranno la stessa capacità di sviluppo tecnologico. Quindi, per capire che cosa è stata la Grande Guerra, occorre capire anche quali sono le armi usate.
L'implacabile mitragliatrice
Il conflitto è una guerra di stallo – almeno sul fronte occidentale – perchè la conquista delle terre è bloccata da un'innovazione a fuoco continuo: la mitragliatrice. Come la tedesca MG 08, la francese Hotchkiss o l'inglese Vickers, in grado di eliminare centinaia di soldati durante gli assalti in campo aperto. E' grazie a quest'arma a ripetizione che la difesa si trova enormemente avvantaggiata: i primi modelli infatti pesano fino a 60 chili ed è impossibile utilizzarli in attacco.
Inventata in Gran Bretagna, la mitragliatrice era stata rifiutata dai britannici, che la ritenevano un'arma poco elegante e inadeguata per combattere in modo “cavalleresco”. Invece l'Impero tedesco era stato lungimirante e ne aveva iniziato la produzione in larga scala, tanto che allo scoppio della guerra l'esercito tedesco possedeva già ben 12.000 mitragliatrici, che in poco tempo diventeranno 100.000.
La guerra chimica: i gas
E' la Francia il primo paese a utilizzare la chimica a scopi bellici: nel 1914 i soldati lanciano gas lacrimogeni per frenare l'avanzata tedesca verso Parigi. Ma è la Germania a sviluppare strumenti non convenzionali sempre più pericolosi. Come spiega il comandante delle forze tedesche Falkenhayn, l'industria e la scienza devono essere al servizio del conflitto per superare lo stallo del fronte. E nel 1915 i tedeschi iniziano a utilizzare il gas venefico nella guerra in trincea. “Chi si leva la maschera muore” si legge sull'astuccio di latta che contiene la protezione antigas consegnata a ogni soldato, affinchè tenga bene a mente la pericolosità degli attacchi chimici.
Nel 1916 i francesi usano il fosgene, che risulta sei volte più letale del venefico cloro. I tedeschi rispondono con l'iprite (il famigerato “gas mostarda”, chiamato così perchè adoperato per la prima volta nel territorio belga di Ypres, nel luglio del 1917. La novità e che non si tratta di un gas, ma di un liquido, utilizzabile in qualsiasi condizione di vento (mentre con il gas occorre aspettare il vento favorevole, che non è mai molto prevedibile). Negli ultimi due anni di guerra l'uso di gas o liquidi tossici è sempre più diffuso (e che si tratti di un arma immorale è evidente per il fatto che nei rapporti non viene mai nominato, ma citato con vari eufemismi, come per esempio “liquido speciale”).
Con l'avvento del gas cambia anche il combattimento corpo a corpo, che non ha più lo scopo di uccidere il nemico con la baionetta, ma di strappare al nemico la maschera antigas per lasciarlo nella nube tossica, in preda a dolori lancinanti. L'orrore che ispira il gas è ben descritto da Erich Maria Remarque in Niente di nuovo sul fronte occidentale: dell'ospedale i soldati asfissiati che, soffocando giorno per giorno vomitano pezzo per pezzo i polmoni bruciati. Ho la testa che ronza e rimbomba sotto la maschera, pare che debba scoppiare. I polmoni sono affaticati, hanno solo e sempre la medesima aria calda e viziata; le arterie delle tempie si gonfiano, crediamo di soffocare.
L'esposizione al gas prova accecamento e problemi polmonari. Gli effetti sono talmente devastanti che nel 1925 tutti gli Stati s'impegneranno, con la convenzione di Ginevra, a non ricorrere più alla guerra chimica. L'utilizzo del gas verrà ripreso poi a partire dagli ottanta dall'Iraq, che li utilizzerà ampiamente nella guerra contro l'Iran, e anche contro la popolazione curda.
Il filo spinato, un terribile strumento di guerra
Il filo spinato era stato inventato per l'agricoltura , nel selvaggio West, per permettere ai coloni di difendere i propri campi dai bisonti e dalle mandrie bovine di allevamento (la cittadina di La Crosse, nel Kansas, ne vanta la paternità e festeggia ogni anno un festival in cui i partecipanti si sfidano a riparare segmenti di filo spinato). Era stato utile nel West, ma diventerà un terribile strumento di guerra. Stavolta, però, non occorre difendere i campi dalle mandrie, bensì dagli uomini. In guerra statica il filo spinato assume un ruolo centrale. Viene utilizzato in vari modi, spesso come un “rovo artificiale”, per i reticolati, o avvolto attorno ai cavalletti di legno, formando quelli che vengono chiamati cavalli di Frisia, utili per sbarrare le strade e i passaggi sulla terra di nessuno (di cui parlerò nel successivo post).
Il filo spinato è ideale: è leggero, costa poco, resiste alle esplosioni, e anche se è danneggiato continua a rappresentare un ostacolo considerevole. E soprattutto è molto pericoloso: le sue punte taglienti incastrano e lacerano i soldati. Viene piazzato di notte, e quando il nemico cerca di aprirvi dei varchi, fa capire dove avverrà l'attacco. Alla fine del conflitto e poi nella Seconda guerra mondiale la diffusione dei carri armati ridimensionerà l'utilità del filo spinato (ma sarà usato in abbondanza nei campi di sterminio nazisti).
I primi carri armati
Se i tedeschi si concentrano sulla guerra chimica, nell'altro schieramento invece si inizia già dal 1915 a lavorare al progetto di un veicolo corazzato in grado di superare le trincee e di vanificare il fuoco delle mitragliatrici: il carro armato. Il primo modello operativo è il Mark, uno scatolone romboidale con i cingoli che gli girano tutto attorno e che viaggia a una velocità massima di 6 chilometri all'ora. Ma i primi carri armati sono ancora troppo lenti e fragili per risolvere lo stallo della guerra in trincea. Sarà solo nella Seconda guerra mondiale che diventeranno davvero risolutivi.
Il terrore arriva dall'alto: Zeppelin e Gotha
Il bombardamento aereo con obiettivi non militari era stato vietato dalle Convenzioni dell'Aia del 1899 e del 1907. Peccato che la Germania non le avesse sottoscritte. I tedeschi avevano iniziato con i dirigibili Zeppelin, relativamente poco pericolosi, perchè facili da colpire, a causa della lentezza con cui prendevano quota e volavano. Con i bombardieri Gotha le cose diventano più difficili, sembrano imprendibili. In Inghilterra nel 1914 c'erano soltanto 33 cannoni contraerei e quasi tutti erano stati mandati in Francia; rapidamente crescerà la sua dotazione aerea. La Gran Bretagna subirà in tutto 51 raid di Zeppelin e 57 raid di bombardieri Gotha, che provocarono rispettivamente 557 e 856 morti: in realtà un numero esiguo, se confrontato con le cifre dei morti in campo e in trincea e non paragonabile al numero di morti per bombardamento aereo nella Seconda guerra mondiale.
Ma le bombe dall'alto avranno un forte impatto psicologico sui britannici, perchè ne ricaveranno l'impressione di non essere in grado di difendersi. Lo scrittore inglese H.G. Wells nel 1908 aveva già predetto la guerra aerea nel suo romanzo La guerra nell'aria, infatti, dopo aver visto i bombardamenti aerei della Seconda guerra mondiale, nel suo epitaffio avrebbe voluto la scritta: “I told you so. You damned fools! (Ve l'avevo detto. Dannati stupidi!”)
Il paracadute esiste ma non viene usato
I paracadute vengono inventati a inizio Novecento, ma non sono utilizzati durante la guerra perchè, sostengono i capi dei vari governi, limiterebbero lo spirito combattivo dei piloti. Gli aviatori colpiti sono così costretti a precipitare con l'aerolano o a lanciarsi nel vuoto come torce umane. Il primo utilizzo del paracadute in guerra verrà effettuato da quattro Arditi italiani (il reparto speciale delle truppe d'assalto dell'esercito regio) nel 1917, per penetrare nelle linee austriache. Occorrerà aspettare il dopoguerra per iniziare a considerare il paracadute come strumento di difesa e non di attacco.
L'infame guerra sottomarina
L'unica arma che ha impatto risolutivo è il sottomarino, impiegato non tanto per scopi militari, quanto per ridurre alla fame le popolazioni nemiche. Sono i tedeschi che iniziano a bloccare le navi di rifornimento provenienti dagli Stati Uniti. Ed è proprio la guerra sottomarina che convincerà gli Stati Uniti a entrare in guerra nel 1917. I britannici risponderanno anch'essi con la guerra sottomarina, riuscendo a loro volta ad affamare la Germania. Tra il 1914 e il 1918 gli Unterseeboote (chiamati familiarmente U-Boote) affonderanno 6394 navi, equivalenti a 11,9 milioni di tonnellate. Una decisione disastrosa, perchè la ricaduta politica – l'ingresso americano in guerra – sposterà in modo decisivo l'equilibrio a sfavore dei tedeschi.
Cavalli, muli, cani e piccioni in guerra
Ve lo dico io, l'infamia più grande è che si faccia fare la guerra anche alle bestie”, scrive Remarque. Oltre a milioni di uomini, la guerra coinvolge infatti anche un esercito di 16 milioni di animali, di cui 11 milioni di cavalli, 100.000 cani e 200.000 piccioni, oltre ad asini e muli, utilizzati per i trasporti, soprattutto in montagna (per ogni cannone servono tre muli: uno per la canna, uno per l'affusto e uno per le munizioni).
I cani, cui i cittadini stessi offrono il proprio animale hanno un ruolo molto importante. Sono abilissimi messaggeri, in pochi minuti riescono a percorrere percorsi accidentati che per gli uomini durerebbero delle ore. Inoltre il loro olfatto è fondamentale per il servizio di staffetta e per l'individuazione dei feriti. Tra i cani sopravvissuti, dopo la guerra verranno selezionati cani-guida per i ciechi di guerra.
I cavalli, adibiti al traino di cannoni e carri, non resistono a lungo, soprattutto nell'affamato fronte degli Imperi centrali: dei 22.000 cavalli da tiro dell'esercito austro-ungarico, nel 1918 ne erano sopravvissuti meno di 2000.
Anche i canarini hanno un loro piccolo ruolo nella guerra. Come in miniera, anche in trincea vengono utilizzati nei tunnel sotterranei, per individuare un eccesso di monossido di carbonio. Gli animali però non solo strumenti bellici. Nel mondo di paura e di dolore della trincea, gli animali rappresentano una fonte di sollievo. Un soldato britannico scrive in una lettera pubblicata sul “Daily Mail”: “Il nostro unico compagno è un piccolo canarino. Il fumo l'ha reso uguale a un passero. Ma quando canta in trincea sembra un usignolo.”
Appunti di ricerca BAUM Biblioteca Dipartimento di Studi Umanistici Università Ca' Foscari Venezia

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