Le Gallerie cannoniere di Monte Fortin

Le gallerie cannoniere di Monte Fortin, presso Villanova di Farra (GO), rappresentano uno dei più interessanti esempi di cavità totalmente artificiali presenti in provincia di Gorizia: le notevoli dimensioni ed il buono stato di conservazione le hanno investite di un notevole interesse storico, archeologico, geologico e, naturalmente, speleologico. Questo sistema sotterraneo, però, realizzato dall’esercito italiano nella prima guerra mondiale, non racconta che l’ultimo capitolo di una storia che, attraverso secoli di guerre e di invasioni, ha coinvolto popoli e nazioni intere. Monte Fortin sorge in una terra di passaggio e di confine, che è stata da sempre teatro di contese spesso molto sanguinose: l’esistenza di opere fortificate su questa collina, infatti, viene fatta risalire all’epoca preromana e romana, ed è documentata sia nel Medioevo che nel corso delle guerre gradiscane (1615-1617). Il Centro Ricerche Carsiche “Carlo Seppenhofer” di Gorizia, oltre all’accurato lavoro di esplorazione, rilievo e descrizione degli ipogei artificiali del Monte Fortin di Villanova, ha voluto aggiungere anche dei cenni storici sulle strutture militari presenti sul posto in periodi precedenti la Grande Guerra.La relazione vuole così dare il suo piccolo contributo alla conoscenza delle cavità artificiali del Friuli Venezia Giulia, ed in particolare di quelle risalenti al primo conflitto mondiale esistenti nell’Isontino che, in questi ultimi anni, si stanno rivelando un terreno di ricerca tutt’altro che trascurabile.
Monte Fortin è il più alto di una serie di rilievi che si sviluppano tra Farra d’Isonzo (GO) e la sua frazione di Villanova, in direzione della città di Gorizia, che dista da qui circa otto chilometri. La particolare collocazione e l’altitudine di 116 m. sul livello del mare, hanno sempre fatto di questo monte un sito strategico di estrema importanza: dalla sua cima, infatti, la visuale spazia perfettamente libera sulla pianura per un vasto raggio, fino a Gorizia ed alle montagne circostanti, al monte Quarin di Cormòns, alla valle del Vipacco ed oltre. Esso è pure distintamente visibile dal Castello di Gorizia e dal ponte VIII Agosto, specialmente dopo i lavori di disboscamento del versante orientale che lo hanno reso particolarmente riconoscibile nel paesaggio. Il Monte Fortin, poi, è posto proprio di fronte al Monte S. Michele ed alle alture del Carso (anch’esse molto importanti strategicamente), ed ai suoi piedi passa la strada che collega Gradisca a Gorizia e che corre parallela al fiume Isonzo. Il colle, infine, domina lo sbocco della valle del Vipacco alla sua confluenza con l’Isonzo, in località Mainizza (tra Farra e Gorizia): passo obbligato per chi, nell’antichità, seguiva la strada che, proveniente dall’Europa occidentale, attraversava l’Isonzo in questo punto e proseguiva verso Lubiana ed il lontano Oriente (via Gemma). Attualmente, una strada di Villanova di Farra è nominata “via Monte Fortin”.
Già nei giorni immediatamente successivi l’entrata in guerra contro l’Austria-Ungheria, i vertici dell’Esercito Italiano si resero conto della fondamentale necessità di conquistare il Monte Fortin di Villanova, per procedere alla successiva conquista del Monte S.Michele, del Monte Calvario e di Gorizia stessa. La relazione ufficiale “L’esercito italiano nella Grande Guerra 1915- 1918” (Ministero della Guerra – Comando del Corpo di Stato Maggiore – Ufficio Storico, pubblicato a Roma nel 1919) dà una minuziosa descrizione del campo di battaglia, dalla quale emerge un quadro strategico estremamente complesso per la forza attaccante: “L’Isonzo forma il profondo rientrante di Salcano e Gorizia. Raramente in natura una testa di ponte ha presentato felici condizioni di difesa quanto questa. Le alture del Kuk 611, Monte Santo, San Gabriele e Monte San Michele si presentano come i bastioni di una fortezza naturale, di cui l’Isonzo è il fosso. La zona di alture digradanti verso sud e la pianura fra il Sabotino e Monte Fortin formano la cortina; e nella cortina, le alture del Sabotino – Podgora, un corpo avanzato che, oltre all’avere per sè stesso un alto valore difensivo, fruiva anche dell’azione concentrata di artiglieria dai bastioni del Kuk 611 e del San Michele e dalle due piazze d’Armi costituite dalle piane a sud e a nord di Gorizia: azione resa possibile, anzi facile, dalla proporzione relativamente forte nell’artiglieria avversaria di medi calibri a lunga gittata. A ciò si deve aggiungere il vantaggio della difesa preparata.” (5) L’occupazione di monte Fortin, quindi, avrebbe permesso di costituire un corpo avanzato e sicuro inserito nel sistema difensivo della città di Gorizia, dal quale si sarebbero colpiti ai fianchi i capisaldi del S.Michele e del Calvario, oltre che le retrovie Austriache della valle del Vipacco. Il 28 e 29 maggio 1915, avanguardie appartenenti al VI Corpo della III Armata italiana compirono le prime ricognizioni sul posto e, nei primi giorni di giugno, militari della Brigata Regina (XI Corpo d’Armata) occuparono il Monte Fortin, Villanova e Farra. Contemporaneamente, sul monte si insediarono reparti del 35* artiglieria, che iniziarono a colpire il paese di Sdraussina (oggi Poggio Terza Armata), situato ai piedi del Monte S.Michele. I lavori di scavo delle gallerie di Villanova cominciarono probabilmente poco dopo la conquista della collina, con il concorso di operai civili militarizzati e dei numerosi reparti di fanteria acquartierati sul posto. 
Il versante occidentale del Monte Fortin, infatti, non essendo raggiungibile dalle cannonate austriache, offriva un sicuro riparo a consistenti accampamenti e depositi che sorsero numerosi fin dall’inizio delle ostilità; qui venne realizzata addirittura una teleferica per trasportare sul monte la ghiaia necessaria alla costruzione delle strutture in calcestruzzo e, in seguito, per rifornire di munizioni i pezzi di artiglieria. Secondo quanto testimoniato da abitanti del luogo, i soldati italiani presero posizione anche in alcune case sotto il colle, costringendone gli occupanti alla fuga, e realizzarono delle opere difensive in calcestruzzo nei terreni circostanti, opere di cui oggi non rimane traccia. Qui vennero alloggiate, per la maggior parte del conflitto, le truppe di riserva ed in riposo dal servizio in prima linea: nel giugno e nel luglio 1915, vi stazionavano il 9* e 3* reggimento della Brigata Regina e il 12* e 13* della Regia Guardia di Finanza. Già durante la prima e seconda battaglia dell’Isonzo (combattute tra giugno ed agosto del 1915), sul Monte Fortin erano schierati obici da 149 e da 210 mm, che avevano il compito di aprire la strada alle fanterie per la conquista del S Michele. Difficilmente si può pensare che in questa fase della guerra le gallerie cannoniere di Villanova fossero già state scavate, ma la presenza stessa sul posto dei pezzi da 149 mm, tipiche armi da caverna, può far supporre che un’opera fortificata di grandi dimensioni fosse perlomeno già in previsione. Notevolmente importante era l’osservatorio per l’artiglieria posto sulla sommita’ del Monte Fortin, che contribuì, assieme a quelli di stanza su alcuni campanili e sulle colline ad est di Cormòns, ad acquisire obbiettivi e dirigere i tiri nei combattimenti che seguirono. La posizione del Fortin, inoltre, venne inserita nella terza linea difensiva della III Armata da raggiungere in caso di una controffensiva austriaca dal Carso. Le offensive italiane proseguirono per tutto l’autunno del 1915 (terza e quarta battaglia dell’Isonzo), ma sia Gorizia che le vette del Calvario, del S.Michele e del Sabotino rimanevano saldamente austro-ungariche. Passati i primi due mesi del 1916, nel corso dei quali i cannoni dell’XI Corpo della III Armata (tra i quali erano inquadrati anche quelli del Fortin) continuarono a martellare il fronte, il giorno 11 marzo 1916 ebbe inizio la quinta battaglia dell’Isonzo, che si protrasse fino alla fine dello stesso mese. Allo scopo di sfondare le linee austriache nel settore del Calvario, i comandi disposero che due batterie da 149/A di Monte Fortin, messe a disposizione del VI Corpo d’Armata, sparassero sulla piana di Lucinico, sul rovescio dello stesso Podgora e sui ponti dell’Isonzo: si può ipotizzare che in questa occasione il forte di Villanova potesse essere già stato ultimato. Anche la quinta offensiva sull’Isonzo si concluse senza risultati di rilievo per l’esercito italiano. 
Il 16 aprile 1916, il Tenente Generale Comandante della III Armata dispose un rischieramento delle artiglierie creando “quattro grossi nuclei” tra cui uno di artiglierie tese e curve, nelle colline e nella piana di Gradiscutta – Mossa -Capriva -M. Fortin, rivolte contro la piana Vertojba – Vippacco, e contro le falde nord-est del S Michele, e lo sbocco nord del vallone di Devetaki” che avrebbe dovuto colpire anche la zona del Podgora e Gorizia (6). Nelle caverne del Fortin, con ogni probabilità, venne sistemato il VI Gruppo (denominato appunto “M. Fortin”) del 10* Raggruppamento Artiglieria d’Assedio. Appartenente all’XI Corpo d’Armata, questo gruppo era costituito da tre batterie (13, 14, 15), armate ciascuna con tre obici calibro 149 millimetri con canna in acciaio (149A), per un totale di nove bocche da fuoco. Sulle colline di Villanova, però, presero posizione, in postazioni fuori caverna, anche numerosi cannoni, obici e mortai di altri reparti: tale schieramento venne mantenuto fino alla fine della battaglia di Gorizia (agosto 1916). Il 29 giugno, gli Austriaci passarono al contrattacco, sul S. Michele, con un lancio di gas tossici che investì anche la zona di Monte Fortin. Nonostante le gravi perdite, gli Italiani riuscirono comunque a contenere lo sforzo del nemico. La successiva offensiva italiana (sesta battaglia dell’Isonzo o battaglia di Gorizia) scattò all’alba del 6 agosto del 1916: più di mille pezzi di artiglieria del Regio Esercito, tra cui quelli del forte di Villanova, aprirono il fuoco contro le linee austriache del fronte isontino, cannoneggiandole con estrema violenza. Il 12 agosto, inoltre, l’intera 35 Divisione di Cavalleria (Reggimenti Savoia Cavalleria, Lancieri di Montebello, Cavalleggeri di Saluzzo e Rgt. Vicenza), si trovava ammassata sotto le pendici nord del Monte Fortin, per passare poi all’attacco oltre l’Isonzo verso Peteano e la riva sinistra del Vipacco (7). Alla fine, dopo accaniti combattimenti, le difese austriache si videro costrette a cedere. Il Sabotino, il Calvario, Gorizia ed il San Michele furono conquistati, mentre l’esercito asburgico era costretto ad arretrare di qualche chilometro le proprie posizioni. L’intero scacchiere si presentò mutato: nel settore carsico, gli Austro-Ungarici si erano ritirati oltre il Vallone di Doberdò, e per colpire le loro linee l’artiglieria italiana poteva sfruttare la dominante posizione del Monte San Michele. Il forte di Villanova di Farra cadde così in disuso: i cannoni vennero spostati sul Carso e cominciarono i lavori di scavo di nuovi poderosi sistemi sotterranei per accoglierli, sulla cima del S Michele e sul Monte di Brèstovi. Fino alla disfatta di Caporetto, però, nella frazione di Villanova, straziata dai bombardamenti, rimasero gli alloggiamenti per le truppe in riposo: dal 19 gennaio al 2 febbraio 1917, ad esempio, erano presenti il 37* e 38* fanteria della brigata Ravenna (8). A Monte Fortin e Villanova di Farra sono dedicati due paragrafi di una “Guida ai campi di battaglia” pubblicata nel 1919 dall’Agenzia Italiana Pneumatici Michelin.
Schede – Prima Guerra Mondiale – UNPOPVE -

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