Il cane, l'animale piu' amato nella Roma antica
La sua morte era per molti un evento dolorosissimo; grande era il desiderio di ricambiare tanti anni di affetto e di gioia, tanti istanti di vita e piccole abitudini quotidiane vissute insieme; molti gli attestati in ricordo e onore giunti fino a noi.
Un carme funebre in memoria della cagnolina Patrizia recitava così: «Era Intelligente quasi come un essere umano, a suo modo; che tesoro, ahimè, abbiamo perduto! Venivi sempre, dolce Patrizia al Nostro tavolo, ti sedevi sul mio Grembo per farti imboccare; con Lingua svelta vuotavi il calice che spesso la mia mano ti porgeva: se stanco rincasavo, mi accoglievi scodinzolando felice».
In un epigramma Marziale ci diceva: «Issa è più maliziosa del passero di Catullo, Issa è più pura del bacio di una colomba, Issa è più seducente di qualunque fanciulla, Issa è più preziosa d’una pietra indica, Issa è la cagnetta delizia di Publio. Se si lamenta, tu penserai che lei parli; (lei) percepisce e la tristezza e la gioia. Si sdraia col collo reclinato e prende sonno, in modo tale che alcun respiro sia percepibile; e costretta dal bisogno del ventre non ha mai sporcato la coperta con una sola macchia ma sveglia il padrone con un morbido tocco della zampetta e implora di esser condotta fuor dal letto per trovar conforto»
In alcuni casi è il padrone che fa parlare direttamente il proprio amato cane. In questo epitaffio si tratta di un cane da caccia:
La Gallia mi ha dato i natali, il mio nome trae origine dalla conchiglia dell’onda foriera di ricchezze, un onore adatto alla bellezza del mio nome. Ero esperta nel correre audace attraverso le foreste malsicure e a cacciare ispide fiere sulle colline. Non sono mai stata abituata ad essere trattenuta da catene oppressive né a subire percosse crudeli sul mio corpo candido come la neve. Infatti ero solita accoccolarmi nell’accogliente grembo del padrone e della padrona e avevo imparato a sdraiarmi nella cuccia predisposta per me quando ero stanca e con la mia muta bocca di cane dicevo più di quanto fosse naturale. Nessuno ha mai avuto paura dei miei latrati, ma ora, morta di parto funesto, ho dovuto subire il mio destino; io che la terra ora copre sotto una piccola tomba marmorea. Margarita.
Tratto dal libro Passioni e divertimenti nella Roma Antica
Fonti: CLE, 1176, 7. Marziale, Epigrammi, I, 109. CIL VI, 29896
Nicolò Rusty autore del disegno relativo all’immagine
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