Estratto: Lezione di Daisaku Ikeda pubblicata su Gli eterni insegnamenti di Nichiren Daishonin (Esperia 1997-2018)

Il Daimoku è come il fuoco. Quando bruciate la legna delle illusioni e dei desideri, il fuoco della felicità – cioè dell’Illuminazione – risplende ancora più vivo. Le sofferenze non sono altro che la materia prima per costruire la felicità. Certo, per chi non ha fede nella Legge mistica la sofferenza è sof- ferenza, ma per chi possiede una forte fede ha la precisa funzione di farci diventare ancora più felici.
La fede è inestinguibile speranza e la pratica della fede è una lotta per realizzare i desideri. La preghiera è alla base di tutto: trasforma la speranza in fiducia e questa a sua volta si rivela in tremila modi e fa sì che le nostre speranze si realizzino. Per questo motivo non dobbiamo mai rinunciare. Come dice il Daishonin, persino i luoghi che sono stati avvolti dall’oscurità per diecimila anni possono essere illuminati. Persino una pietra raccolta sul fondo di un fiume può servire per produrre il fuoco. La nostra presente sof- ferenza, per quanto dolorosa, non è vecchia di diecimila anni e tantomeno andrà avanti in eterno. Alla fine il sole sorge sempre, anzi sta già sorgendo. Chi è vissuto per tanto tempo nell’infelicità forse ha acquisito la tendenza a ras- segnarsi, ma grazie alla Legge mistica potrà reagire alla sconfitta. Lasciarsi anda- re vuol dire denigrare il mondo di Buddità presente nella nostra vita ed equivale a offendere il Gohonzon. Lo stesso dicasi nel caso in cui si è già deciso che non c’è più nulla da fare per quel problema o per quella sofferenza particolare.
Non si deve neanche decretare in anticipo che una certa persona o una de- terminata questione siano una causa persa. Proprio quando ci imbattiamo in situazioni che richiedono una sfida abbiamo bisogno della preghiera. La chiave sta nel pregare intensamente e nell’agire fino a quando non si produce un risultato.

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