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L’esistenza quotidiana del soldato in trincea nella Grande Guerra

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Scesi dal treno a Monfalcone, appunta Giani nel suo taccuino, i soldati sono costretti a giornate intere di marcia, attraversando i paesi del Friuli, per raggiungere i fronti o spostarsi da una zona ad un’altra. Lo zaino pesante rende il passo grave e provoca un dolore insopportabile alla schiena, molti, non reggendo più la fatica e con le piaghe sulle spalle, seminano per strada gli oggetti superflui in esso contenuti per alleggerirne il peso e continuare il cammino. Il suolo si riempie così di camicie, spazzole, libri, oggetti non indispensabili in guerra, ma che hanno un valore affettivo per chi li possiede ed è costretto a gettarli via. Quando la truppa si ferma per riposare all’ombra, nei pressi di una fontana, la sete pare insaziabile, le scarpe premono sulle piaghe dei piedi gonfi e le gocce di sudore rigano il volto. Non c’è tregua per i soldati, che terminata la marcia cominciano a scavare trincee. La stanchezza fisica comincia a farsi sentire, dal momento che gli sforzi belli...

Un altro giro di giostra

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La malattia di cui oggi soffre gran parte dell’umanità è inafferrabile, non definibile. Tutti si sentono più o meno tristi, sfruttati, depressi, ma non hanno un obbiettivo contro cui riversare la propria rabbia o a cui rivolgere la propria speranza. Un tempo il potere da cui uno si sentiva oppresso aveva sedi, simboli, e la rivolta si dirigeva contro quelli. Si sparava a un re, si liberava la Bastiglia, si assaltava il Palazzo d’Inverno e si apriva così la breccia di un secolo. Ma oggi? Dov’è il centro del potere che immiserisce le nostre vite?   Bisogna forse accettare una volta per tutte che quel centro è dentro di noi e che solo una grande rivoluzione interiore può cambiare le cose, visto che tutte le rivoluzioni fatte fuori non han cambiato granché. Tiziano Terzani

Semi di una umanità che cresce

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Una delle cose più belle della vita è poter creare qualcosa, utizzando gli eventi che abbiamo a disposizione tutti i giorni: è come se tutte le mattine ci fossero offerte occasioni, abbiamo solo da guardare, e bisogna saper guardare con la mente pulita e scegliere ciò che più ci ispira e… creare esperienze uniche, e che, anche se piccole e invisibili, hanno grande valore e lasciano un segno nella storia delle persone. L’anno scorso a scuola il programma di educazione scientifica aveva come tema centrale “l’albero”. Per studiarne meglio gli aspetti, tutti gli insegnanti hanno scelto di trattare il tema da più punti di vista, in riferimento alle aree didattiche di cui si occupavano. Alla fine dell’anno è stata allestita una bellissima mostra con tutti i lavori dei bambini. L’albero che cresce e che nasce da un piccolo seme è stata per me una buona occasione per sviluppare un’attività nell’ambito di uno dei tanti aspetti dell’educazione alla pace: la valorizzazione di ogni singolo individ...

La Vita Segreta dei Concubini Maschi di Roma – Schiavi del Piacere dell’Imperatore

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La vera giornata di festa Unionista

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È anche difficile commentare una giornata del genere. Un sabato in cui si vive qualcosa che va al di là del calcio. Ho spesso raccontato di quanto vorrei che la nostra città si riscoprisse unita, nel nome di una venezianitá che tutto il mondo ci invidia. Eppure oggi, ospiti dai fratelli modenesi, ho veramente compreso quanto questo mondo sarebbe incredibilmente più bello se lo sport fosse solamente un tramite tra due popoli che si vogliono bene e che vedano una partita di calcio per ciò che è . Un gioco. Un gioco meraviglioso che fa tremare il cuore, che ti fa sospirare ad ogni occasione, che palpita al grido di due città che hanno scelto di camminare assieme. Bello. Ogni volta, indescrivibilmente bello. Questa è Unione. Questa la nostra storia scritta da chi ci ha mostrato la strada prima di noi. E questa è la fantastica squadra di Giovanni Stroppa. Un undici che stasera ci ha palesato una faccia diversa, quella di una big che sa anche soffrire, chiudersi, leggere il momento per poi a...

Febbraio 1916, lettera ai genitori.

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La valanga ha fatto altre dodici vittime sulle rampe di Spondalunga. Ci sono anche dei feriti e dei dispersi (...) Per il funerale dei dodici ragazzi sepolti dalla neve salgono anche i comandanti di zona: un colonnello, un maggiore ed altri “cani grossi” (…) Quel che più secca è la morte stupida che si fa. Si cadesse almeno per il piombo nemico! Invece te ne vai tranquillo per i fatti tuoi e ti capita addosso un po’ di neve che ti scaraventa chissà dove e ti copre in modo da rimanere asfissiato in pochi minuti. Arnaldo Berni (1894-1918) di Mantova, sottoufficiale, poi capitano degli alpini di stanza in Valtellina (Battaglione “ Tirano ” )

Vincere è una parola bella

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In ogni istante della vita possiamo rimanere intrappolati nei problemi oppure intraprendere una lotta: i nemici su cui vincere sono la voglia di arrendersi, la paura, il dolore, il senso di impotenza.  Vincere o perdere.  Lotta, battaglia, lottare, combattere, non sono parole che amo, che sempre hanno risuonato in me in maniera bella.  Anzi, talvolta mi sembra quasi stridano col mio desiderio di pace, di felicità da condividere, con i miei sforzi di creare armonia.  Ho persino cercato invano nell'etimologia di queste parole qualche significato che rimandasse ad altro, che non evocasse nemici, combattimenti, rese e perdenti.  Eppure, se penso alle mie esperienze di fede, so benissimo cosa significa lottare, guardare in faccia i demoni e sfidarli.  Scoprire dove si annidano, dove aggrediscono la mia voglia di recitare, la speranza che mi muove i passi.  Dove contaminano i miei giorni di dubbio, trascuratezza, paura.  Che siano gioie che distolgono, ...