L’esistenza quotidiana del soldato in trincea nella Grande Guerra
Scesi dal treno a Monfalcone, appunta Giani nel suo taccuino, i soldati sono costretti a giornate intere di marcia, attraversando i paesi del Friuli, per raggiungere i fronti o spostarsi da una zona ad un’altra. Lo zaino pesante rende il passo grave e provoca un dolore insopportabile alla schiena, molti, non reggendo più la fatica e con le piaghe sulle spalle, seminano per strada gli oggetti superflui in esso contenuti per alleggerirne il peso e continuare il cammino. Il suolo si riempie così di camicie, spazzole, libri, oggetti non indispensabili in guerra, ma che hanno un valore affettivo per chi li possiede ed è costretto a gettarli via. Quando la truppa si ferma per riposare all’ombra, nei pressi di una fontana, la sete pare insaziabile, le scarpe premono sulle piaghe dei piedi gonfi e le gocce di sudore rigano il volto. Non c’è tregua per i soldati, che terminata la marcia cominciano a scavare trincee. La stanchezza fisica comincia a farsi sentire, dal momento che gli sforzi belli...