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L’ orologio 2 marzo 1917
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Mia cara Teresa, qui al fronte il gelo mi oltrepassa le ossa. Solo un tuo abbraccio potrebbe fare breccia in questa tempesta d’odio, riscaldando il mio corpo ormai stremato, che dolore non sente più. Il rassicurante ticchettio del mio orologio mi fa sentire a casa. Sembra che le lancette siano sempre bloccate sulle 7:00, l’orario in cui mi hanno strappato dalle tue braccia. Mi sentivo forte, orgoglioso di servire il mio Paese, ma in realtà non sono altro che un irrilevante soldato che, forse, morirà come tutti gli altri. Teresa mia, tienimi nel tuo cuore come io ti tengo nel mio. Quando questo scempio finirà, tornerò a casa e potremo riavere il tempo ci è stato rubato. Guarderemo l’orologio senza paura che il nostro futuro ci venga strappato da una futile guerra. Aspetto la tua rassicurante risposta. Tuo amato Matthias Autrici: Angelica Franco e Alice Fabris
Sfide impossibili
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«Alzati, e combatti con spirito risoluto [...]. Combatti con tutta la [tua] forza». Sono parole di un personaggio di un romanzo di Romain Rolland (1866-1944), noto scrittore francese. La vita è una battaglia, e la vittoria finale si decide solo nell'ultimo capitolo. Ecco perché è importante non diventare arroganti quando si vince ma neanche demoralizzarsi quando si viene sconfitti. Coloro che continuano a insistere nel perseguire un nobile scopo con instancabile pazienza e perseveranza alla fine vincono. Non dimenticherò mai queste parole del mio maestro: «Vincere è divertente e gioioso, sono meravigliosi i sorrisi dei vincitori; perdere invece è deprimente e doloroso. Ecco perché nella vita è così importante la vittoria. Il vero scopo della nostra fede e del Buddismo che pratichiamo è quello di vincere». «Che io possa lottare insieme al mio maestro per il bene di kosen-rufu! Che io possa fargli dono di grandi vittorie!». Questa è stata la preghiera con cui mi sono fatto strada ne...
Studio. Pompei fu ripopolata dai romani dopo l'eruzione del Vesuvio
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Il buddismo ci insegna a vivere come esseri umani
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In Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese, il padrone di casa (Nichiren Daishonin) espone l'insegnamento corretto all'ospite in visita. Quando questi reagisce emotivamente e si arrabbia, il padrone di casa rimane imperturbabile. Quando l'ospite sta per andarsene stizzito in preda alla collera, il padrone di casa gli sorride dolcemente e lo invita a rimanere, continuando pazientemente a spiegargli l'insegnamento corretto. Influenzato dalle azioni del padrone di casa, che esprimono compassione e buon senso, e dalla "fragranza" del suo nobile carattere, l'ospite inizia gradualmente ad aprire il suo cuore. Alla fine abbandona il suo attaccamento alle idee errate e ricerca l'insegnamento corretto. Leggere questo trattato è come assistere alla rappresentazione di un dialogo messo in scena davanti ai nostri occhi. BS 184 pag 38
La vera competenza non ha bisogno di ostentazione, e si riconosce l'incompetenza dalla troppa "rumorosità" verbale ed esibizionistica.
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"Camminavo con mio padre, quando all’improvviso si arrestò ad una curva e dopo un breve silenzio mi domandò: «Oltre al canto dei passeri, senti qualcos’altro?». Aguzzai le orecchie e dopo alcuni secondi gli risposi: «Il rumore di un carretto». «Giusto – mi disse –. È un carretto vuoto». Io gli domandai: «Come fai a sapere che si tratta di un carretto vuoto se non lo hai ancora visto?». Mi rispose: «È facile capire quando un carretto è vuoto, dal momento che quanto più è vuoto, tanto più fa rumore». Divenni adulto e anche oggi quando vedo una persona che parla troppo, interrompe la conversazione degli altri, è invadente, si vanta delle doti che pensa di avere, è prepotente e pensa di poter fare a meno degli altri, ho l’impressione di ascoltare la voce di mio padre che dice: «Quanto più il carretto è vuoto, tanto più fa rumore»." Bruno Ferrero