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Un uomo e un soldato come noi

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Addossati al cespuglio, il caporale ed io rimanemmo in agguato tutta la notte, senza riuscire a distinguere segni di vita nella trincea nemica. Ma l’alba ci compensò dell’attesa. Prima, fu un muoversi confuso di qualche ombra nei camminamenti, indi, in trincea, apparvero dei soldati con delle marmitte. Era certo la corvé del caffè. I soldati passavano, per uno o per due, senza curvarsi, sicuri com’erano di non esser visti, ché le trincee e i traversoni laterali li proteggevano dall’osservazione e dai tiri d’infilata della nostra linea. Mai avevo visto uno spettacolo eguale. Ora erano là, gli austriaci: vicini, quasi a contatto, tranquilli, come i passanti su un marciapiede di città. Ne provai una sensazione strana. Stringevo forte il braccio del caporale che avevo alla mia destra, per comunicargli, senza voler parlare, la mia meraviglia. Anch’egli era attento e sorpreso, e io ne sentivo il tremito che gli dava il respiro lungamente trattenuto. Una vita sconosciuta si mostrava improvvis...

Carrarese-Venezia, Stroppa: “Le mancate vittorie fuori casa? Magari la vinciamo oggi…”

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“Speravamo che per Plizzari non fosse quello che poi è accaduto, dovrà stare fuori diversi mesi e ci dispiace veramente per il ragazzo. Carrara per certi versi la vedo più difficile per Empoli. Ci sono molte analogie con Castellammare. La squadra è allenata benissimo e mi piace molto, potremmo incontrare difficoltà. Dai ragazzi mi aspetto che continuiamo a fare quello che sappiamo. Mi aspetto una partita sporca. Plizzari si é fatto male calciando un pallone e quel fastidio che aveva segnalato è stato molto più serio rispetto a quello che si aspettava. A Empoli non ero arrabbiato con i miei, ma ero arrabbiato. Abbiamo subito un errore importante e determinante dal punto di vista dell’arbitraggio. Una situazione da 4 contro 2 si è trasformata in un disastro. Siamo stati molto penalizzati. Le mancate vittorie fuori casa? Si va avanti, magari la vinciamo oggi. Compagnon e Duncan non li avremo domani, si stanno trascinando queste situazioni ma è questione di poco. Adorante e Casas? Sono abb...

La bellezza e il valore delle cose non sono qualcosa di permanente, ma una conquista quotidiana, richiedendo impegno e sforzo costante

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"Ti domandi mai che senso ha continuare a lottare, Lloyd?" "Sono un maggiordomo, sir. Più che domandare, passo il tempo a spolverare" "Appunto, Lloyd. A cosa serve? Tanto la polvere ritorna" "Serve a ricordarci una cosa importante, sir" "E cosa?" "Che la bellezza di ciò che ci circonda non è una qualità ma una conquista di ogni giorno, sir" "Pensiero impegnativo, Lloyd" "Come tutto ciò che rende la vita brillante... sir." Vita con Lloyd

Le Cinque Guide Eterne

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Anche quando incontriamo incomprensioni e pregiudizi, noi procediamo allegri e fiduciosi, consapevoli che si tratta di medaglie al valore per i praticanti del Sutra del Loto. Superare questa negatività e trasformare radicalmente la situazione in senso positivo “sarà come scambiare pietre con oro”. Le persone che, mentre lottano per superare le proprie difficoltà, perseverano nella fede e dedicano la vita a kosen rufu possono far emergere nella loro esistenza di individui comuni lo stesso stato vitale di grande nobiltà del Daishonin. Più forte sarà la loro sfida, più grande sarà il potere del Budda al quale riusciranno ad attingere dentro di loro. La chiave per far questo è la fede. Daisaku Ikeda

La vita dei gladiatori nell'antica Roma

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La vita dei gladiatori nell’antica Roma è un mosaico di contrasti che continua ad affascinare ancora oggi: crudeltà e disciplina, morte e gloria, infamia e celebrità. Entrare in quell’universo significava varcare una soglia che trasformava uomini comuni in icone temute, amate e ammirate da un intero popolo. Non tutti i gladiatori erano uguali. Alcuni finivano nell’arena loro malgrado: prigionieri di guerra catturati nelle campagne militari di Roma, criminali condannati a combattere per espiare le proprie colpe, schiavi destinati a una vita di sangue e sudore. Ma c’erano anche coloro che sceglievano volontariamente il destino del gladiatore: uomini liberi, spesso rovinati dai debiti o alla ricerca di una fama che altrimenti non avrebbero mai conosciuto. Questi volontari, gli auctorati, firmavano un contratto col lanista e si impegnavano a una vita di addestramento e combattimenti, accettando di rinunciare a parte della loro dignità sociale in cambio di denaro e popolarità. La formazione...

La nostra impreparazione bellica Edolo, 20 settembre 1915

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I nostri uomini sono calzati in modo da far pietà: scarpe di cuoio scadente e troppo fresco per l’uso, cucite con filo leggero da abiti anzi che con spago, a macchina anzi che a mano. Dopo due o tre giorni di uso si aprono, si spaccano, si scuciono, i fogli delle suole si distaccano nell’umidità l’uno dall’altro. Un mese di servizio le mette fuori d’uso. Questo fatto ridonda a tale danno, oltre che all’economia dell’erario, del morale delle truppe costrette alla vergogna di questa lacerazione, e, in guerra, alle orribili sofferenze del gelo! Quanta abnegazione è in questi uomini così sacrificati a 38 anni, e così trattati! Come scuso, io, i loro brontolamenti, la loro poca disciplina! Essi portano il vero peso della guerra, peso morale, finanziario, corporale, e sono i peggio trattatati. Quanto delinquono coloro che per frode o per incuria li calzano a questo modo; se ieri avessi avuto innanzi un fabbricatore di calzature, l’avrei provocato a una rissa, per finirlo a coltellate. Noi It...

Amare se tessi è un compito difficile ma fondamentale

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Alla fine non si può fuggire da quello che si è... Imparare ad amarsi è... non sempre facile ma possibile. « […] È facile amare qualcun altro, ma amare ciò che sei, quella cosa che coincide con te, è esattamente come stringere a sé un ferro incandescente: ti brucia dentro, ed è un vero supplizio. Perciò amare in primo luogo qualcun altro è immancabilmente una fuga da tutti noi sperata, e goduta, quando ne siamo capaci. Ma alla fine i nodi verranno al pettine: non puoi fuggire da te stesso per sempre, devi fare ritorno, ripresentarti per quell’esperimento, sapere se sei realmente in grado d’amare. È questa la domanda – sei capace d’amare te stesso? – e sarà questa la prova. […] » Carl G.Jung