Morte di Nerone. La fine di un imperatore controverso

Il 9 giugno del 68 d.C., a Roma, tramontava una delle figure più controverse della storia imperiale: Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, ultimo della dinastia giulio-claudia.
All’età di soli trent’anni, il giovane imperatore, che una volta aveva sognato di trasformare Roma in una capitale degna degli dèi, giaceva senza vita, schiacciato dal peso delle sue stesse ambizioni e delle ribellioni che aveva generato.
Quattro anni prima, nel 64 d.C., l’incendio che devastò Roma segnò l’inizio del declino di Nerone. Mentre le fiamme divoravano i quartieri della città eterna, il popolo mormorava di aver visto l’imperatore stesso osservare lo spettacolo da lontano, suonando la lira. Che fosse verità o calunnia, quell’evento costrinse Nerone a intraprendere immense opere di ricostruzione.
Tra queste spiccava la Domus Aurea, una dimora tanto sontuosa da incarnare l’eccesso dell’epoca. Ma tali imprese richiesero un costo esorbitante: aumenti delle tasse e svalutazioni monetarie gravarono sulle già esauste casse dello Stato, alimentando il malcontento popolare.
Mentre il suo governo si faceva sempre più oppressivo, la ribellione cominciò a serpeggiare. Il primo segnale venne dalla Gallia Lugdunense, dove Gaio Giulio Vindice, governatore di quella provincia, sollevò le sue legioni contro l’imperatore. A quel punto Nerone, nel tentativo di soffocare la minaccia, ordinò a Servio Sulpicio Galba, governatore della Spagna, di togliersi la vita.
Ma Galba, con il sostegno delle sue legioni e l’appoggio del senato, non solo si rifiutò, ma si proclamò imperatore, marciando su Roma.
L’impero cominciò a sgretolarsi sotto i piedi di Nerone. La legio III Augusta in Africa bloccò i vitali rifornimenti di grano, seminando carestia e caos.
Anche i pretoriani, la guardia personale dell’imperatore, si rivoltarono, abbandonandolo nel momento di maggior bisogno. Isolato e tradito da tutti, il senato stesso lo dichiarò hostis publicus, un nemico pubblico da abbattere.
Costretto alla fuga, Nerone vagò disperato, temendo la cattura e il linciaggio. Infine, trovò rifugio in una villa alla periferia di Roma, assistito solo da un pugno di fedeli. Consapevole che la cattura avrebbe significato una morte atroce, si affidò al suo liberto, Epafrodito, per compiere l’estremo gesto. Si trafisse con un pugnale, ma le sue ultime parole, secondo quanto narrato da Svetonio, furono intrise di vanità e rimpianto: “Quale artista muore con me!”
La damnatio memoriae calò su di lui come una condanna postuma: il senato ordinò la distruzione di ogni documento e riferimento legato a Nerone.
Gli fu concesso un funerale privato, e le sue ceneri trovarono pace nel sepolcro di famiglia, quello dei Domizi, sul Pincio. Col passare dei secoli, una leggenda medievale legata a un grande monumento sulla via Cassia alimentò l’idea che le spoglie dell’imperatore fossero state traslate.
Ancora oggi, quel luogo è conosciuto come la Tomba di Nerone, un ricordo della sua controversa eredità.
Scripta Manent's Post

Commenti

Post popolari in questo blog

S.Osvaldo – 6 aprile 1916 la fine della compagnia della morte

I cadaveri del Sei Busi - Monte Sei Busi, Ronchi dei Legionari (GO) il maggio 1916

Castagnevizza (Kostanjevica na Krasu), Slovenia il giugno 1917, in mezzo ai cadaveri