Il giorno dei gas asfissianti
"La
mattina all'alba del 29 giugno 1916 l'artiglieria nostra incominciava
a bombardare le linee nemiche e tutto l'11°Corpo d'Armata stava
pronto per andare all'assalto dalla parte di Monfalcone.
Il
29°Reggimento il 30° il 19° ed il 20° Reggimento erano sul Monte
Cappuccio il 9° ed il 10° Reggimento Brigata "Regina"
erano dalla parte di Duino il 47° ed il 48° erano alla vallata fra
il San Michele e il San Martino e tutti dovevano andare all'assalto e
quattro Reggimenti altri erano di rincalzo a tutto l'11° Corpo
d'Armata. Verso le ore 7.30 del mattino l'artiglieria nostra
bombardava le retrovie allungando sempre il tiro acciocchè i nostri
possono avanzare. Cinque minuti prima di andare all'assalto gli
austriaci incominciarono a buttare gas asfissiante. L'artiglieria
nemica a bombardare le nostre retrovie con granate cariche di gas
asfissiante.
Non
vedevi altro che una nube che camminava a passo d'uomo abbassandosi
appena a due palmi da terra. Appena questo gas arrivava alle nostre
linee i nostri respirando quel gas avvelenato cadevano a terra
morti.
Per cinque
chilometri ormai erano quasi tutti morti senza che nessuno si potè
salvare.
La
mia Compagnia e quasi tutto il 2° Battaglione non subirono nessuna
perdita causa che eravamo ad un posto avanzato in contatto con le
trincee nemiche e perciò il gas non penetrò.
Del
48°Reggimento che si trovava alla nostra destra vicino al Monte San
Michele quasi che restarono tutti colpiti. Il Colonnello del 48° che
si trovava in un posto avanzato ed avendo la maschera si salvò con
qualche centinaia di soldati e graduati. Allora veduto che il
Reggimento era distrutto di sua spontanea volontà prende una
mitragliatrice la piazza sulla trincea nostra e incomincia a far
fuoco che gli austriaci sicuri che erano tutti morti gli italiani
avanzavano col fucile. Già di quel punto gli austriaci sul Monte
Cappuccio avanzare dove erano i nostri del 29° e del 30° Reggimento
che erano perfettamente colpiti di gas e tutti giacevano a terra
morti e con mazze di ferro gli davano in testa barbaramente per farli
morire più presto.
Una
Compagnia di austriaci oltre 300 soldati e ufficiali era arrivata
sulla nostra linea di resistenza e stavano cominciando a rovesciare
la linea cioè a voltare le feritoie in viceversa e i pezzi di
artiglieria e quelli delle bombarde l'avevano rivoltati contro di noi
in quel momento che il nemico stava facendo quell'operazione
incominciarono ad arrivare i primi nostri rincalzi che circondarono
il nemico e senza nessuna azione di resistenza i nostri li fecero
prigionieri.
In
mezzo a quei prigionieri nemici trovavasi un Maggiore che li
comandava ed era leggermente ferito alla testa e al braccio. Fu
portato al posto di medicazione nostro dove fu medicato.
C'era
un nostro Capitano che per mezzo di certi sacchi pieni di aria faceva
respirare parecchi soldati che erano stati colpiti leggermente di gas
avvelenato e così per mezzo di quell'aria se ne salvarono
parecchi.
Appena
entrato il Maggiore disse il Capitano medico verso il Maggiore: - Ma
siete veramente barbari voi altri austriaci avete buttato questi gas
per far morire tanti giovani senza nemmeno che si potevano difendere
. - Senza perdere un sol momento di tregua si alza il Maggiore
austriaco e dice: - Siete voi altri italiani barbari perché avete
messo fuori combattimento undici Battaglioni dei nostri soldati. La
vostra artiglieria ha fatto strage di noi ogni granata ci colpiva in
pieno che faceva saltare i soldati con le gambe e braccia e certi
squartati e per questo noi altri austriaci abbiamo dovuto servircene
dei gas. - Sentendo ciò il nostro ufficiale non parlo più.
Per
due giorni e due notti tutte le automobili autocarri carri e carrette
trasportavano dei soldati morti dal gas che erano diventati neri come
il carbon fossile e li trasportavano al cimitero di Sdraussina dove
centinaia di soldati del Genio avevano aperte delle buche e là
dentro seppellirono tutti i nostri morti.
Immaginate
che gran dispiacere sentivamo nell'animo nostro a vedere centinaia e
centinaia di nostri fratelli morti senza poter nemmeno vendicarsi col
nemico e senza poter nemmeno scrivere per l'ultima volta ai loro
cari."
Antonio
Santo Quintino Preite, militare,
47° reggimento fanteria, brigata Ferrara, Caporale, poi sergente
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