"Deve essere stato come prendere d'assalto il cielo."
L'intero
Gruppo delle Tofane, fin dal 1915, fu occupato dagli Austriaci che
destinarono alla sua difesa le truppe territoriali tirolesi ed
altoatesine (standschutzen) integrate da 2 reggimenti di Tiroler
Kaiserjager a cui si aggiunsero gli uomini del Deutsche Alpenkorps
tedesco al comando del generale Krafft Von Dellmensingen. E'
interessante notare come la presenza dell'Alpenkorps sulle Dolomiti
non venne mai resa nota nei bollettini italiani del Comando Supremo
né dalla stampa. Gli italiani schieravano le truppe del 1° e 9°
corpo d'armata, inquadrate nella 4° armata comandata dal generale
Nava. Il 28 maggio veniva occupato il passo Tre Croci ed il 29 maggio
il 55° fanteria, brigata Marche, entrava in Cortina d'Ampezzo,
abbandonata dagli austriaci già il 20 maggio, iniziando di fatto la
battaglia delle Tofane. I primi attacchi italiani furono sferrati il
5 luglio 1915, contro gli sbarramenti del passo Falzarego e la
forcella di Fontana Negra e portarono alla conquista di cima Bois e
cima Falzarego, mentre si arrestarono a Fontana Negra. Proprio in
quella zona il giorno 20 cadeva, colpito da un cecchino, il generale
Antonio Cantore, comandante della 2° divisione del 9° corpo
d'armata. Solamente il 3 agosto, veniva espugnata la Forcella di
Fontana Negra ed i combattimenti si spostavano nella zona del Masarè.
Contemporaneamente era tentata la conquista di un grosso roccione che
per la sua forma era chiamato il Castelletto, a ridosso della Tofana
I, che gli Austriaci avevano trasformato in un bunker formidabile a
protezione della alta Val Travenanzes. I tentativi dei fanti della
brigata Reggio e degli alpini del Belluno e Val Chisone vennero
sempre respinti dai difensori. Il 18 ottobre si ebbe un nuovo attacco
della 17° divisione al passo Falzarego, che portò alla conquista di
due posizioni sul Piccolo Lagazuoi, chiamate rispettivamente Punta
Berrino e Cengia Martini dai nomi dei comandanti che guidarono
l'assalto.
Alla
fine del 1915 era però chiaro che nelle Tofane era subentrata una
guerra di posizione, sia per la quasi impossibilità di muovere
grossi nuclei di soldati, sia per le difese in roccia, inattaccabili
dalle artiglierie di entrambi i fronti. Il 26 settembre 1915 Lugi
Cadorna silurava il generale Nava, colpevole di non aver colto
l'attimo buono a maggio, quando di fronte aveva solo pochi
battaglioni della milizia territoriale. Al suo posto subentrò il
Generale Mario Nicolis Di Robilant. Le nevicate di novembre misero
fine ai tentativi italiani di estendere il controllo sulle montagne
ampezzane. Nell'inverno 1915 - 1916, solamente per le valanghe,
morirono oltre 400 soldati e 150 furono i feriti. Visti inutili i
tentativi di conquista delle posizioni avversarie, nel 1916 si pensò
di utilizzare una nuova arma, iniziando la guerra delle mine. L'11
luglio, dopo mesi di scavi, gli italiani fecero brillare una carica
di 35 tonnellate di esplosivo sotto il Castelletto della Tofana I;
finalmente questa importante posizione, già teatro di vani e
sanguinosi attacchi, cadeva nelle nostre mani. Bloccati al passo
Falzarego e sul Lagazuoi, gli italiani impegnarono duri combattimenti
nella zona del Masarè, progredendo faticosamente di roccia in
roccia. Questo valloncello era importante perché terminava a picco
sulla parte centrale della Val di Travenanzes, dove si erano ritirati
gli austriaci dopo la perdita della posizione del Castelletto.
L'inverno 1916 - 1917 fu ancora più duro del precedente, con altre
centinaia di morti per le valanghe. La guerra delle mine prese il
sopravvento sulle azioni manovrate, gli austriaci tentarono di far
allontanare gli italiani dal Lagazuoi con l'ausilio di 3 grosse mine,
senza successo; gli italiani con un lavoro immane, scavando una
galleria di circa 1000 metri ed utilizzando 32 tonnellate di
esplosivo, polverizzarono la posizione austriaca sull'anticima del
Piccolo Lagazuoi, senza ottenere tangibili risultati. Il 2 novembre
1917, in seguito allo sfondamento del fronte a Caporetto (12a
battaglia dell’Isonzo), veniva ordinato lo sgombero delle truppe
italiane dalla regione Tofane-Lagazuoi. Alcuni ritardi nello
sganciamento portarono alla cattura, il 10 novembre, a Longarone, di
circa 10.000 soldati della 4° armata; il grosso delle truppe riuscì
a raggiungere il Grappa, costituendo il nucleo della famosa Armata
del Grappa.
Conferenze
sulla Prima Guerra Mondiale, Università Popolare Mestre
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