Agli esordi della guerra. 28 maggio 1915: Cortina d'Ampezzo occupata e l'azione diplomatica del Magg. Angelo Bosi

Agli esordi della guerra. 29 maggio 1915: Cortina d’Ampezzo occupata e l’azione diplomatica del magg. Angelo Bosi
Cortina era deserta. Fu occupata senza colpo ferire contraddicendo le ipotesi del Comando d’Armata che aveva previsto gravi difficoltà pur rilevando l’inestimabile valore di tale azione. Gli Austriaci l’avevano abbandonata non intendendo opporre resistenza lungo la linea di confine e per non correre il rischio di ridurla ad un doloroso campo di battaglia. Oltretutto, gli sbarramenti fissi del Son Póuses, presentavano sicuramente maggiori possibilità di difesa. Era il 24 maggio quando si strinsero fraternamente la mano, senza parlare, il sindaco Agostino Dimai e il Comandante Austriaco del Rayon Ludwig von Goiginger dopo che quest’ultimo - nell’uscire in fretta dal municipio con l’ultimo drappello di gendarmi - così aveva detto: “È doloroso per noi abbandonare Cortina, ma è necessario soprattutto per non coinvolgere in azioni di guerra la popolazione civile che, nei limiti del possibile, non intendiamo sottoporre a disagi e privazioni. Non sequestriamo il bestiame e neppure le campane. Faccia opera di persuasione sulla popolazione affinché si mantenga tranquilla e ragionevole … Speriamo che tra non molto la situazione si normalizzi, ma in ogni caso, noi risparmieremo Cortina. Le nostre artiglierie non lanceranno sul paese neppure un colpo. Solo in caso di necessità prenderemo sotto il fuoco le strade d’accesso e i dintorni.” Non era la sola visita importante che il buon “capocomune” ricevette in quei giorni in quanto il 27 maggio il Sten. Matter arrivò a Cortina e si mise subito in contatto con le autorità locali - cioè il sindaco e il prevosto - invitandole alle nostre posizioni. Agostino Dimai e Don Antonio Pallua seguirono la pattuglia fino al Passo Tre Croci dove si incontrarono con il Magg. Angelo Bosi che - con la cortesia e la finezza che gli erano abituali - chiese loro poche notizie. Solo quelle che gli interessavano. Poi li lasciò andare dopo averli rassicurati che Cortina e i suoi abitanti sarebbero stati rispettati.
Quell’uomo intelligente e preparato aveva perfettamente capito che l’“ampezzano” era stato sgomberato di proposito dagli Austriaci e che compito del suo reparto era quello di tenere occupati il Passo Tre Croci e il Passo Son Forca finché le truppe della IIª Divisione non avessero colmato il vuoto e preso contatto con il nemico. A questo pensava il non più giovane ufficiale mentre guardava ammirato i monti all’intorno e non poteva fare a meno di pensare alla bella cittadina - a Cortina - che, nel momento delicato della dichiarazione di guerra, diveniva motivo di accordo fra nemici, nemici solo da poco dichiarati. Il Sindaco Agostino Dimai, tornato in paese preparava il seguente manifesto che altro non faceva che ricalcare le raccomandazioni alla popolazione. “La guerra che sta per invadere il nostro paese, viene combattuta da truppe regolari e non dalla popolazione. Chi non è stato chiamato non ha da prendervi parte. La nostra salvezza e dei nostri beni dipende unicamente dal modo di comportarsi della popolazione verso le truppe regolari. Astenetevi da qualsiasi ostilità, ogni azione ostile commessa a voi, denunciatela fiduciosi a questo ufficio. Raccomando a tutti la massima calma. Il Capocomune Agostino Dimai”. Il 29 maggio, una bandiera tricolore, issata sul balcone dell’Hotel Vittoria dalla Sig. Rosa Girardi che verrà chiamata la “nonna degli Alpini”, accoglieva l’ingresso delle truppe italiane.
Il giorno prima, il 28 maggio, il Col. Parigi, Comandante del Reggimento emanava il seguente ordine del giorno: “Domani il reggimento avrà l’ambito onore di ricevere il battesimo di fuoco incrociando le armi con il secolare nemico d’Italia. Ben conoscendo ed apprezzando le vostre virtù ed il vostro indomito coraggio, sono sicuro che questo primo combattimento sarà coronato da successo formando il primo anello della gloriosa collana di vittoria che noi, a prezzo del nostro sangue, sapremo foggiare in onore della Patria e del nostro amato reggimento. In questi Monti che furono testimoni dell’eroismo cadorino e che domani saranno del nostro, di fronte a questi confini che noi trasporteremo al giusto limite, vi invito, miei prodi, ad unirvi nel sacro grido di “Viva l’Italia! Viva il Re!”. Col. Parigi, 55° Reggimento Fanteria. Il 30 maggio, Cortina d’Ampezzo è definitivamente occupata. Altre pattuglie del reggimento del Magg. Bosi, il 55° appunto, si scontrarono con gli Austriaci nei pressi del Ponte de r’Ancona e di Ospitale dove furono catturati alcuni telefonisti intenti a stendere una linea che doveva arrivare ai forti di Landro. Erano lì, tranquilli, come se la guerra non fosse stata ancora dichiarata!
Marzetti P. La guerra Italo-Austriaca, Parma 1991

Commenti

Post popolari in questo blog

Sul medio Isonzo, area di Plava quota 383

S.Osvaldo – 6 aprile 1916 la fine della compagnia della morte

Così si moriva sul Carso in una giornata tranquilla del 1917